Beppino Englaro a Vicopisano: la lotta per un diritto

Cultura
Vicopisano
Giovedì, 18 Maggio 2017

Si è svolto ieri presso il Teatro di Via Verdi di Vicopisano un incontro con il Prof.Bartolommei, docente di Bioetica presso l’Università di Pisa e Beppino Englaro, con la moderazione di Seila Bernacchi. L’Evento “Diritti a Vico” è stato organizzato dalla Consulta di Bioetica Onlus sez. di Pisa e dal Consiglio delle Pari Opportunità di Vicopisano, con il patrocinio del Comune di Vicopisano.

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Un dibattito di altissimo livello che ha saputo affrontare con metodo questioni molto delicate. Si è parlato di Eutanasia, Testamento Biologico, autodeterminazione e del caso Englaro, raccontato dal diretto interessato: la storia del caso Eluana, ormai divenuto un vero e proprio punto di riferimento giuridico e bioetico. Vale la pena ripercorrerla, quella storia. Eluana Englaro, nata nel 1970, a seguito di un violentissimo incidente entrò  dapprima in coma e poi, a causa delle lesioni gravissime, subentrò in stato vegetativo permanente, dove  ogni tipo di percezione di sé, del mondo circostante e di qualsiasi tipo di contatto con gli altri sono esclusi. Era il gennaio 1992. La vita, senza le necessarie apparecchiature mediche, avrebbe avuto breve scadenza. Da qui è partita la lotta del padre, Beppino, per interrompere qualsiasi trattamento medico, vista la mancanza di prospettive riabilitative. “Eluana aveva un forte senso della dignità umana e della vita. Lei, avrebbe detto semplicemente no grazie, staccate tutto. L’anno prima, un suo amico, Alessandro detto Furia, ebbe il medesimo incidente e finì in stato vegetativo; Eluana accese un cero affinché morisse.”

La lotta del padre si rifaceva all’articolo 32 della Costituzione che recita:  «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Seguì un iter burocratico, giuridico e politico lunghissimo finché, nell’ottobre 2007, una sentenza della Corte di Cassazione  stabiliva che, se il paziente non ha speranza alcuna di ripresa e se le convinzioni personali del paziente erano quelle stabilite, si poteva interrompere il trattamento. Nel 2009 la Corte d’Appello civile di Milano autorizzò Beppino Englaro a interrompere il trattamento medico. “Più di 6200 giorni”- “ha detto– “per il riconoscimento di un diritto, il diritto di poter morire in tutta tranquillità. I medici non hanno torturato mia figlia, hanno semplicemente fatto il possibile per curarla, ma delle volte non è la speranza che è l’ultima a morire, è morire che è l’ultima speranza.

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Sulla morte e la vita, come ha detto il Prof. Bartolommei nella sua introduzione, vi sono spesso luoghi comuni che sono molto forti, tipo che la vita è sempre degna di essere vissuta, che è sempre bella, che la morte e il suicidio sono due esempi di sciagure e mali estremi. Ma non tutti i casi sono uguali: il principio dell’Eteronomia  implica, infatti,  che la nostra vita e le nostre decisioni scendono in secondo piano rispetto a leggi, norme civili e religiose che le condizionano, al punto di non potersi AUTODETERMINARE, cioè prendere coscienza responsabilmente della propria persona e dei propri principi, diritti, valori e convinzioni. È un’epoca, ha continuato il professore, in cui l’idea di morte naturale è entrata inevitabilmente in crisi: prima, fino a 50 anni fa, era improvvisa o attesa, ora, tramite la medicalizzazione, si allunga la vita e la si procrastina di molto, con tutti i vantaggi e svantaggi del caso.

Il Comune di Vicopisano ha fatto dei passi importanti: è stato, come ha ricordato il Vicesindanco Matteo Ferruci, ha attivato il registro del Testamento Biologico,chiamata anche Decisione anticipata di trattamento, che altro non sarebbeche il poter mettere per scritto le nostre volontà circa la nostra vita nel caso un domani non si potesse più essere capaci di intendere e volere. È un passo importante, lo ha ricordato anche anche il Dott.Malacarne, Primario di Rianimazione all’Ospedale di Cisanello, che ha preso la parola: più del 95% delle morti arrivano già in stato di incoscienza, senza aver mai parlato con familiari o lasciato niente per scritto circa le sue volontà in casi del genere. Diventa difficile per parenti, familiari o amici farsi latori della sua voce e della sue volontà.

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A Englaro va il merito, in Italia, di aver aperto il dibattito e smosso la giurisdizione italiana su questi fondamentali temi bioetici. “Mi sono ritrovato nel deserto, nessuno voleva parlare di questi argomenti. Non sono un eroe, ho solo cercato far applicare un diritto, tutto qua. Gli applausi sono per Eluana".

Video e interviste a cura di Carlo Palotti.

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