A Cascina lo sport corre, solo il calcio tradisce

Sport
Cascina
Venerdì, 8 Luglio 2022

Misurare lo stato di salute dello sport cascinese con il solo addio dell'ASD Cascina calcio sarebbe completamente sbagliato

Lo sport cascinese è in salute, ma rispecchia quello che è l’andamento nazionale. Non è una novità, nel suo piccolo l’ormai ex città del mobile ha precorso i tempi nella politica e adesso in un ambito tanto importante come quello sportivo segue le orme impresse a livello nazionale. Tradotto cosa significa? Che lo sport è florido e regala successi, ma non in quello che tutti identificano, troppo spesso sbagliando, come quello con la S maiuscola: il calcio.

A Cascina ci sono campioni del mondo nel Kite Surf, Andrea Principi, fresco di titolo conquistato in Spagna, Motociclisti che sono eccellenza assoluta, Mattia Paolucci, che domina nella sua categoria la Coppa Italia Dunlop Cup e Leonardo Tonelli, ai vertici con le due ruote da enduro, per non parlare del TennisTavolo con la Physys Pulcini Cascina che ha conquistato la serie A, prima società nella storia cittadina a farlo, e che conquista titoli a piene mani sia a livello giovanile che senior e poi ci sono due società di volley, Pallavolo Casciavola e Pallavolo Cascina che hanno sfiorato il grande salto in B2 facendo un campionato di vertice, la scherma a Navacchio, le arti marziali a San Frediano, l'atletica leggera, la ginnastica e ultimo ma non certo per importanza il Nuoto, con l’Uisp 2003 che ha portato atleti a gareggiare ai vertici del nuoto italiano che abbiamo visto agli ultimi campionati del mondo essere il terzo movimento per medaglie vinte.

E il calcio? Almeno nel suo vertice, vive la stessa stagione che sta vivendo a livello nazionale dove dominano i cosiddetti “altri sport”, ma il calcio soffre al punto da non andare da 12 anni ai mondiali, oltre a vincere poco o nulla con le squadre di club a livello europeo. La crisi del calcio a Cascina, dobbiamo mettere subito in chiaro le cose, non è una crisi di risultati e non è una crisi che riguarda le numerose società che dall’ansa dell’Arno, fino al capoluogo lavorano alacremente per crescere i giovani calciatori e per svolgere una funzione sociale importante. L’esempio lampante è quello del Latignano che vince la seconda categoria e unisce le forze con un’altra realtà come il San Frediano che proprio quest’anno festeggia i suoi 100 anni. Chi invece i 100 non li festeggerà è l’ASD Cascina, che sul campo aveva anche conquistato una straordinaria salvezza, ma che poi ha pensato bene di prendere armi e bagagli e trasferirsi nella vicina Ponsacco, incapace negli ultimi anni di restare ai vertici del calcio dilettantistico fino a scivolare in promozione.

L’interrogativo che ci si pone allora è il seguente: come è possibile che in un panorama sportivo così florido si sia arrivati alla scomparsa della società più rappresentativa, titolare fra le altre cose di uno scudetto dilettanti conquistato nel 1958/59? L’inizio della fine porta una data ben precisa: 18 luglio 2018, esattamente quattro anni fa il Comune di Cascina, allora amministrato dal centro-destra con Susanna Ceccardi nel ruolo di sindaca, affida, tramite regolare bando all’Atletico Cascina la gestione dello stadio Redini e dei campi limitrofi nell’area di Spazzavento. Da quel momento la società massima espressione, almeno come categoria, del calcio cascinese, non ha più un campo dove svolgere la propria attività, ma non è una decisione che stupisce perché il Cascina ha di fatto abbandonato qualsiasi progetto giovanile concentrando le proprie risorse solo sulla prima squadra accantonando qualsiasi funzione sociale (il famoso e importante “tenere i ragazzi lontano dalla strada”), oltre che di formazione dei calciatori. Seguendo questo percorso il Cascina si è sempre più allontanato dalla realtà del territorio, dalla fidelizzazione delle nuove generazioni, galleggiando grazie ad un campionato vinto in circostanze rocambolesche in piena pandemia.

Nel frattempo le elezioni hanno portato ad un ribaltone politico, ma la nuova amministrazione non ha potuto fare altro che confermare quanto fatto dai suoi predecessori, confermando all’Atletico Cascina, unica società dal capoluogo a fare anche attività di base, la gestione degli impianti sportivi. La convivenza fra ASD Cascina e Atletico Cascina è andata avanti per un paio di stagioni, poi la vicina Ponsacco a suon di migliaia di euro ha allettato la proprietà nerazzurra e così è nato un trasferimento che ha sollevato tante polemiche perché i cascinesi, non è che abbiamo tutta questa grande passione per la squadra della città, il richiamo di Pisa e del Pisa è troppo grande, ma di fronte alla perdita della serie D, in tanti si sono riscoperti tifosi dell’ultima ora e si sono appassionati alla vicenda. Cascina ha perso la serie D, ma non ha perso il calcio, perché chi lo portava avanti prima, lo porta avanti anche oggi, Cascina ha perso solo una categoria ed una dirigenza che evidentemente aveva poco a cuore il suo territorio e che sotto il profumo di cospicui finanziamenti pubblici ha voltato le spalle al suo luogo natio. Tutto lecito e tutto legittimo, ma certo è difficile biasimare un’amministrazione comunale che ha rifiutato di foraggiare chi non ha mai investito sul territorio a livello di base e di formazione di giovani calciatori, non riuscendo neanche a fare squadra con le altre realtà locali.

L’ultimo schiaffo in ordine di tempo di quella che oggi è la dirigenza ex Cascina e neo Mobilieri Ponsacco è arrivato un paio di giorni fa. Le diatribe politiche le lasciamo agli altri, la ragione e il torto ognuno può valutarli sulla base dei fatti sopra descritti. Quello che stona, e non poco, è la presenza della dirigenza dell’ormai “ex-Cascina” a ritirare un premio per una società che non esiste più. Una caduta di stile che poteva essere evitata, magari delegando il sindaco, rispettando così almeno per una volta, Cascina e la sua storia calcistica.

massimo.corsini