Ceraudo, medico degli ultimi, racconta 37 anni di vita nel carcere di Pisa

Cultura
PISA e Provincia
Martedì, 14 Maggio 2019

Un libro di Francesco Ceraudo edito da ETS, per raccontare le testimonianze di chi "ha vissuto" il carcere Don Bosco di Pisa

Verrà presentato il prossimo 17 maggio presso l'Istituzione Cavalieri di Santo Stefano in piazza dei Cavalieri, 1 a Pisa, il libro di Francesco Ceraudo, per 37 anni direttore del centro clinico del carcere don Bosco di Pisa. Edito da ETS il volume, dal titolo Uomini come bestie. Il medico degli ultimi, vedrà la prefazione di Adriano Sofri e le testimonianze di Vittorio Cerri, Franco Alberti, Federico Berlioz, Maria Guelfa, Vittori Serra.

Dalle testimonianze esplosive dei detenuti al 41 Bis – fino ai primi giorni del “caso Cucchi”, alla presentazione interverranno Enrico Rossi, Adriano Sofri, Liliana Dell'Osso, Antonio Mazzeo, Giuseppe Figlini, Franco Corleone. Modera il giornalista Doady Giugliano

«Quando Francesco Ceraudo mi ha detto che intendeva raccontare qualcosa della sua esperienza di medico del carcere me ne sono rallegrato e un po’ allarmato, così Adriano Sofri nella prefazione al libro del medico degli ultimi. Come farà a ridurre dentro lo spazio di un libro l’esperienza di tutta una vita professionale trascorsa in un luogo estremo, un luogo in cui non passa giorno senza l’irruzione di eventi drammatici e imprevedibili – o fin troppo previsti, che è lo stesso, o peggio? È buffo come nella nostra vita ordinaria, quella che procede a piede libero, sia invalso il termine “emergenza”, a designare l’esuberanza di qualunque problema e l’impotenza o l’indolenza nel governarlo. Si parla anche, naturalmente, di “emergenza-carceri”, con qualche ragione in più, come di un problema della società».

«Ricordo di un detenuto di 71 anni originario del Veneto ebbe dal Magistrato di Sorveglianza di Pisa tre giorni di permesso per presenziare alla mostra di lavori artigianali eseguiti da tutti i detenuti ristretti nelle carceri toscane, presso l’Abbazia di San Zeno. Ebbene, l’incontrai per strada e mi manifestò tutti i suoi sentimenti di estraneità, di paura nel camminare su un marciapiede affollato di gente. Questo mondo esterno non lo riconosco più, mi confessò. Non mi appartiene. Io ormai sono altra cosa. Desidero ritornare al più presto nella mia cella che è ormai l’unico posto che mi rassicura», è una delle testimonianze raccolte nel libro da Ceraudo.

massimo.corsini