Dal deserto: diario Saharawi giorno 4
Dal nostro inviato ad AUSERD - RASD - ALGERIA
Vi racconto delle storie di costume e di vita quotidiana, dopo avervi narrato la situazione politica e istituzionale. Ieri sera siamo andati alla pizzeria di Auserd, a conduzione tutta femminile. La pizzaiola è una ragazza di 25 anni di nome Hindu Mani, dopo aver scoperto la pizza alla televisione, si era subito innamorata di quel piatto. Casualmente, una missione svizzera organizzò anni addietro un corso per pizzaioli e la nostra Hindu non si lasciò sfuggire l'occasione. Alla fine del corso era stata organizzata una piccola finale, tipo Masterchef e lo ha vinto lei con la sua pizza. Il premio di 30€ lo ha reinvestito per aprire, qui, nei Campi Saharawi una pizzeria. Si è pure ingrandita, in uno spazio più grande. Ora ha dai due ai 6 dipendenti e fa pure le consegne a domicilio! È una delle pochissime donne a poter guidare, (qui le donne non guidano generalmente) e porta la pizza per le strade accidentate con la sua vecchia Mercedes. Questo è il suo terzo anno, le pizze vanno bene, i Saharawi, mi racconta, amano quella col tonno, gli stranieri per quelle con le carne di cammello. Noi le abbiamo assaggiate e, considerando la scarsità di ingredienti, non ci si può lamentare.
La serata è continuata a casa della nostra Zagma, per goderci la frescura della sera africana, quando il vento diventa caldo e la sabbia fresca. Chiedo a Mullaj che tipo di sport ci sono qui. Il calcio ovviamente va per la maggiore con tanto di Campionato Nazionale della RASD, la Republic's Cup. Le squadre delle Wilaya si battono senza esclusioni di colpi, anche se Smara detiene il primato di squadra migliore, insieme ad Auserd e Boujdour; in queste squadre, mi dice, giocano molti calciatori della Nazionale. Per quanto riguarda le competizioni internazionali la RASD gioca nei campionati dei territori autonomi non riconosciuti, memorabile, dice Mullaj, la partita contro il Kurdistan (Iraq), che ha una situazione simile alla RASD.
Ma non c'è solo il calcio. Anche la pallavolo è importante e c'è la squadra sia maschile che femminile, ma l'evento più atteso è la Sahara Marathon, che si svolge ogni anno, con partecipanti che giungono da tutto il mondo, raggiungendo perfino i 450 partecipanti. Vi sono diverse tappe e lunghezze, la prima di 42 km, la seconda di 21, infine la più corta di 10 km di cui una di 5 km è solo per bambini. Poi decido di chiedere a Mullaj, cambiando completamente argomento, cercando di andarci cauto, di raccontarmi la vita affettiva nel mondo arabo Saharawi. Io gli dico che il fatto che le donne sono velate non sminuisce la loro bellezza, che il concentrarsi sui loro occhi, o sui loro piedi, oppure il gioco di luci che traspare dal Melfa (il vestito tradizionale) che fa intravedere le forme del corpo, è completamente diverso dal nostro concetto di bellezza e di seduzione. Mullaj annuisce, facendo quel suono col palato che fra i Saharawi esprime il massimo accordo. Quando si sceglie una donna, dice, poi va presa in sposa. "La scelta è per sempre" - "e si deve guardare all'anima e alla mente, non al corpo che poi sfiorisce o invecchia". I matrimoni e le relazioni sono solo uomo - donna, i rapporti omosessuali, mi dice Mullaj, qui non esistono. " Nemmeno di nascosto?" - insisto - "no assolutamente" - prosegue - "ma non è un problema se altre culture e stati lo ammettono e lo legittimano. Forse anche qui, un giorno, sarà normale. Ma deve essere una nostra prerogativa".
Ringrazio il gentilissimo Mullaj e con Andrea e Francesco ci mettiamo in silenzio con i piedi nella sabbia fredda a goderci il riposo serale. Adriano, Flaminia, Alice è Silvia programmano l’ attività per l'indomani.
Mentre Silvia e Flamimia sono all'asilo per il corso di formazione alle insegnanti, abbiamo visitato la radio locale. È vicina alla Wilaya, si chiama Radio Lawgad (pron. "Lejuèd"), sono due piccole stanze, in una un tavolo con due vecchi microfoni, nell'altra una sala regia. Ci accoglie il direttore con due speaker, un ragazzo e una ragazza che, come molti, hanno studiato fuori. La ragazza, Hamal ( in italiano "Speranza" )' ha fatto giornalismo a Tripoli l'altro ragazzo, Alì, ad Algeri. "Siamo tornati per mettere le nostre conoscenze al servizio del nostro popolo" - mi dicono quando gli chiedo se, con il diploma di giornalismo, non hanno mai avuto la tentazione di tentare la fortuna altrove. Ci mostrano il palinsesto in arabo, dura fino al primo pomeriggio, dopodiché, dato che ogni Wilaya ha una radio e che sono un Network, le trasmissioni cambiano emittente. C'è ogni tipo di programma, da quello della dediche musicali (come il nostro Music to Dream di Luca Barboni) a quello sulla giustizia dove a parlare è un giudice. Si va in onda, il direttore prende posizione alla regia, Hamal si siede al microfono. Io e Alice prendiamo posto, siamo ospiti del suo programma di cronaca, per portare i saluti di Punto Radio e dell'associazione Looking4, marcando il nostro sostegno alla causa Saharawi. Inoltre, io ricordo che Cascina ha un gemellaggio con Um Drega, un'altra tendopoli della RASD e che io sono lì per raccontare la loro storia e la loro resistenza in Italia. Alice traduce in spagnolo il mio messaggio. Poi prende la parola Alice che saluta i Saharawi che abitano i territori occupati in Marocco di là dal muro, sottolineando l'augurio che in giorno trovino una vita degna e libera nell'autodeterminazione.
In caso di mancata visualizzazione dei due video, clicca qui e qui. video realizzati da Francesco Paci e Francesca Tronci.
Ecco i link per le giornate precedenti del diario quotidiano che Jacopo Artigiani scrive per Cascina Notizie: giorno 1; giorno 2; giorno 3