Il borsino di Pisa - Albissola

Sport
Lunedì, 3 Dicembre 2018

Sei partite, tre sconfitte, due pareggi ed una sola vittoria. Inutile girarci troppo intorno: questo è un cammino da playout, ma soprattutto non è un cammino consono ad una città che in estate ha manifestato tutto il suo amore per la propria squadra del cuore sottoscrivendo oltre 4.000 abbonamenti, numero importante per la categoria e che assume un valore ancora più grande considerando il campionato scorso nel quale tutti gli obiettivi prefissi sono stati miseramente falliti.

Contro l’Albissola, squadra allestita per restare nelle categoria il Pisa non è andato oltre il pareggio, in un remake di quanto visto 15 giorni prima contro l’Olbia. Limiti tecnici e caratteriali che anche la squadra ligure ha messo in evidenza e che hanno scatenato alla fine l’ira del pubblico (poco, per gli standard dell’Arena) presente sugli spalti.

COSA FUNZIONA Il ritorno al goal di Moscardelli. Il capitano, titolare per la seconda partita consecutiva, sta ritrovando ritmo di gioco e condizione e questa, abbinata al rientro di De Vitis, è l’unica notizia positiva di un pomeriggio da dimenticare in fretta.

COSA NON FUNZIONA Gioco e carattere, quindi tutto quello che rappresenta l’essenza del calcio. Si è dibattuto molto alla vigilia sull’impegno da parte dei giocatori. Impegnarsi è una cosa, avere carattere è un'altra. Quest’ultimo non sembra risiedere dalle parti dell’Arena. La squadra appare adesso la copia di quella della scorsa stagione, monocorde, senza sussulti, incapace di emozionarsi e di dare emozioni, e le dichiarazioni dei protagonisti nel dopo partita sono improntate sulla stessa linea, mai un sussulto, ma una autocritica forte. Si esce dallo stadio con la sgradevole sensazione che i protagonisti si siano limitati a timbrare il cartellino, magari non è così, ma la sensazione che trasmettono è proprio quella e su questo dovrebbe ragionare e riflettere. Pensare che questo Pisa, all’inizio della stagione, sembrava assai diverso per carattere e per modo di approcciare le partite, poi il grande entusiasmo per i risultati di coppa è piano piano scemato, fino ad una rivisitazione della stagione scorsa.

Dal punto di vista strettamente tecnico il 352 proposto da D’Angelo avrebbe bisogno di almeno un centrale difensivo in grado di impostare la manovra, questo per far alzare lo schieramento avversario e permettere ai centrocampisti maggior spazio di manovra. In estate con De Vitis schierato nel ruolo di difensore centrale il Pisa aveva il suo registra arretrato e la quadratura del cerchio, oggi che il biondo numero 30 serve come il pane a centrocampo, ne Brignani, ne Masi sono in grado di svolgere il ruolo e così già in fase di partenza la manovra ne risente. D’Angelo ha provato a porre rimedio schierando un Pisa con la difesa a 4 ma i risultati non sono stati quelli sperati: manovra troppo lenta e anche le occasioni da goal costruite sono arrivate con giocate individuali e conclusioni dalla lunga distanza. Alla fine il Pisa porta a casa due traverse con conclusioni da fuori area ed anche il goal nasce da un tiro da lontano. Troppo poco, decisamente troppo poco se ti chiami Pisa ed affronti in casa l’Albissola.

DA RIVEDERE Sono molte le cose da rivedere, in primis l’assetto di una squadra nata incompleta e che ha bisogno di nuovi innesti di qualità nel mercato di gennaio ormai alle porte. Quelle due caselle “over” lasciate libere in estate vanno assolutamente riempite. Il rischio che corre oggi il Pisa, al di la di un campionato anonimo di centro classifica, è quello di far disamorare una piazza che solo due anni fa ha lottato contro tutto e tutti per la propria sopravvivenza e che invece oggi si ritrova al sabato senza quasi sapere se si gioca in casa o in trasferta, alle 14.30 o alle 16:30. Tempo per piangersi addosso non ce n’è: la Coppa Italia “dei grandi” incombe. Quella Coppa Italia che d’estate che ci ha fatto sognare e dalla quale ci si aspetta un sussulto importante, un segno di riscossa che possa riaccendere il fuoco di una stagione che piano piano si sta spegnendo, proprio come l’entusiasmo della città.

massimo.corsini