La Botte, dopo 157 anni resta una delle opere di idraulica più importanti d'Italia e d'Europa. Oggi la visita di Eugenio Giani
"La Botte" di San Giovanni alla Vena, nel comune di Vicopisano, anche dopo 157 anni dalla sua realizzazione resta una delle opere di idraulica più importanti d'Italia e d'Europa.
Costruita tra il 1854 e il 1859 per volontà dal Granduca Pietro Leopoldo, su progetto di Alessandro Manetti, la struttura fu pensata per prosciugare il lago di Bientina (o di Sesto) e per risolvere il grave problema d'insalubrità dell'aria, che da sempre aveva ammorbato le zone limitrofe al bacino.
Ieri, come primo dei tanti eventi messi in programma dalla Festa della Toscana 2016, "La Botte" è stata visitata dal presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, accompagnato sul posto dai sindaci dei comuni che hanno tratto giovamento dalla realizzazione dell'imponente opera idraulica (Juri Taglioli sindaco di Vicopisano, Lucia Ciampi sindaca di Calcinaia, Corrado Guidi sindaco di Bientina, Alessio Lari sindaco di Buti) e dai due presidenti dei consorzi di bonifica Toscana 1 e 4 (Ismaele Ridolfi e Marco Monaco).
«Ogni volta - dice Eugenio Giani parlando della Festa della Toscana - poniamo attenzione su aspetti particolari dell’opera di Pietro Leopoldo, e quest’anno, la Festa della Toscana, sarà dedicata alle bonifiche e alle infrastrutture realizzate sotto la sua reggenza».
La decisione del Granduca Pietro Leopoldo di prosciugare il lago di Bientina, però, fu messa a dura prova da un problema a detta di molti, insuperabile. Le acque del lago, difatti, non riuscivano a scaricare in Arno, poiché l’alveo del fiume, era più in alto del bacino bientinese.
Così nacque l'idea di costruire "La Botte", un condotto sotterraneo lungo 255 metri, per far passare il Canale Imperiale (emissario del bacino bientinese realizzato da Leonardo Ximenes tra il 1756 e il 1763), sotto l'alveo dell'Arno, e far arrivare le acque insalubri del lago di Bientina in mare.
La realizzazione del'imponente opera necessitò la posa di una palizzata di oltre 25mila pali di pino a otto metri sotto l'alveo del Canale Imperiale, e la costruzione di una galleria in muratura larga 23,55 metri. Anche se gli inconvenienti furono diversi (sacche di gas, terreni argillosi, ecc) i lavori terminarono nel 1859, due anni dopo il previsto, ma con una spesa inferiore al preventivato (3.418.138 lire toscane contro i 3.920.325 milioni del progetto del 1842 da cui aveva preso spunto Alessandro Manetti).
Diverse furono anche le ricadute sociali ed economiche del progetto, a partire dall'affitto dei pascoli e dei terreni adiacenti all'emissario, come i risarcimenti dovuti a chi dovette rinunciare alle proprie attività economiche sul lago di Bientina (pesca).
"La Botte", ancora funzionante e operativa, al momento ha delle infiltrazioni dall'Arno che le passa sopra. Ma su questo punto Juri Taglioli ha precisato: "Le verifiche tecniche realizzate sulle infiltrazioni presenti nella Botte - dice il sindaco di Vicopisano - hanno attestato che esse non destano al momento preoccupazione. Agli enti preposti chiediamo di concludere nei tempi più rapidi possibili tutti gli adempimenti che sono stati concordati, in modo da poter dar seguito all’intervento di pieno ripristino, per il quale sono già state individuate le necessarie risorse”.
«Questa - conclude Eugenio Giani - è una delle opere di idraulica più importanti in assoluto, espressione dell’età dei lumi. La Regione Toscana studierà la possibilità d’investimenti per farla diventare un’attrazione storica e turistica».