Prigionieri di un prigioniero

Sport
Venerdì, 26 Agosto 2016

Quell’alchimia creatasi fra i ragazzi di Rino Gattuso e questa città è qualcosa di unico, di speciale. Bisogna tornare alla stagione 1986/87, quella di “Piovanelli, ed è il 2-0” a Cremona per ritrovare un legame così forte fra il pubblico e la sua squadra.

Nel calcio moderno, dove i calciatori si atteggiano a modelli da passarella, Gattuso aveva plasmato sul suo modo di essere la squadra. Nessuno ha mai fatto mancare un autografo, un video, un selfie: la percentuale di pisani under 12 in posa con Varela in città è altissima. Con il dovuto rispetto per gli altri, le prime vittime di Petroni e dei suoi uomini sono proprio loro: i ragazzini.

Nella primavera scorsa si era risvegliato un entusiasmo che a Pisa sembrava sopito, rimandato solo alle memorie degl’anni che furono, con una generazione che per anni ha messo figli e nipoti sulle ginocchia per raccontare loro cos’era il Pisa Sporting Club, di quando si entrava allo stadio alle 10 del mattino e si aspettava di vedere Platini, Gullit, Van Basten, Maradona, ma soprattutto Bergreen e Kieft. Il Pisa di Gattuso ha fatto scendere i ragazzini dalle ginocchia e finalmente gli ha fatto vivere le emozioni che i padri gli hanno raccontato per anni.

Per questo gli adulti si erano così affezionati a questa squadra ed i piccoli innamorati del calcio. Quel calcio che a Pisa aveva saltato una generazione rimasta imprigionata fra le delusioni che stagione dopo stagione si susseguivano dentro e fuori dall’Arena Garibaldi.

Gli ingredienti perché la favola fosse a lieto fine c’erano tutti, la speranza è che le ultime due pagine del libro siano rimaste attaccate, che inumidendosi le dita se ne possa trovare un’altra dove c’è scritto che i cattivi sono stati sconfitti, ma il tempo stringe, e in tutta questa storia quello che non dovrà essere perdonato ai signori di Britaly Post è proprio quello di aver spento sul nascere il sorriso calcistico dei bambini che finalmente erano tornati all’Arena. Loro, restando così le cose, al contrario dei genitori, non avranno nessuna storia a lieto fine da raccontare ai figli che verranno.

massimo.corsini