Teatro, parla Betti: in sostanza si vuol tenere aperto o chiudere?

Politica
Cascina
Martedì, 29 Novembre 2016

L'ex presidente della Fondazione Sipario Toscana Michelangelo Betti, ieri ospite della trasmissione Primo Piano andata in onda su Punto Radio, e che potete riascoltare cliccando il tasto play a sinistra sotto la foto, torna ad esprimersi sul futuro del Teatro, lo fa con una nota che riportiamo di seguito:

"L’amministrazione comunale e il CdA uscente pare non aver ancora compreso la differenza tra la Fondazione Sipario Toscana e una qualsiasi azienda. I criteri di gestione del teatro di Cascina possono essere ispirati al settore delle imprese private, per dare efficienza, ma la realtà “aziendale” è ben diversa.

Visto il quadro tracciato dagli amministratori, qual è il futuro che si vuole dare alla struttura? C’è un futuro o si pensa alla chiusura, scaricando le colpe sulle gestioni passate per mascherare la mancanza di capacità di amministrare una struttura complessa?

Mi trovo costretto a ricordare che in una parte dei famosi 70 anni di amministrazione, a cui la destra sempre si riferisce parlando di Cascina, La Città del Teatro è stata pensata, progettata, costruita e gestita. Oltre 20 anni della storia culturale di questo territorio si è legata a quel teatro. La sfida oggi è saperla portare avanti.

Non ci voleva un ente esterno per certificare che la situazione fosse difficile, ma in questi anni la scelta dei soci partecipanti alla Fondazione è stata quella di far andare avanti l’attività malgrado le difficoltà. Questo perché alla struttura teatrale cascinese è stato riconosciuto un ruolo fondamentale nel settore culturale per il nostro territorio, e non solo per il nostro. Un settore su cui investire e da difendere.

Secondo la stessa azienda certificatrice la relazione prodotta è basata su “limitate procedure” che “non costituiscono una revisione contabile del rendiconto della Fondazione”, non essendo la verifica costruita sui “principi di revisione internazionali”. Diciamo, generosamente, che traccia un quadro d’insieme in base a elementi forniti dal Cda nominato dalla nuova amministrazione.

La relazione trascura l’inversione di tendenza registratasi nel biennio 2014/2015, che ha portato all’azzeramento delle perdite di esercizio ed è stata realizzata grazie a una rigorosa revisione della spesa.

La definizione del debito complessivo della Fondazione, per come è presentato nella relazione, pare più generata da una scelta politica che da un’effettiva analisi tecnica. Infatti a fianco dei circa 700mila euro di perdite, generatesi con gli sbilanci degli esercizi dal 2008 in poi, figurano quasi 800mila euro di sbilancio concentrati sui primi sette mesi del 2016. Le valutazioni per arrivare a 784mila euro paiono contestabili e, in alcuni casi, vanno contro l’interesse della Fondazione.

Sul fronte delle uscite. Oltre 300mila euro sono rappresentati dall’individuazione di fondi di accantonamento sui crediti che non vengono ritenuti esigibili. Un’operazione solo contabile, che rischia di far perdere risorse alla Fondazione. Dato che alcuni di quei crediti potrebbero ancora essere recuperati o perché è necessario attendere la conclusione dell’iter di procedimenti giudiziari prima di giungere alla loro cancellazione. Oltre 90mila euro sono inoltre rappresentati da un fondo di accantonamento per una singola causa, ancora aperta. Se vale questo criterio, dovrebbero essere inseriti utili per le altre cause? In ogni caso, facendo la somma, sui primi sette mesi del 2016 viene deciso di iscrivere 400mila euro di perdite non legate all’attività.

Vengono iscritti anche quasi 100mila euro di perdite per fatture verso professionisti e fornitori, ma non sembrano essere presi in considerazione i possibili crediti che la Fondazione può vantare.

Un’analisi grossolana delle voci dice quindi che 600mila euro della perdita presunta per il periodo gennaio-luglio 2016 può essere recuperata con una gestione attenta e dice anche che per altri 100mila euro ci possono essere voci a compensazione.

Sul fronte delle entrate pare inoltre mancare del tutto il riferimento al contributo regionale 2016, che, in riferimento ai primi sette mesi dell’anno, dovrebbe valere circa 200mila euro.

Questo tipo di lettura ci conferma che in base ai risultati dei primi sette mesi dell’anno il bilancio della Fondazione, anche per il 2016, potrebbe raggiungere il pareggio di esercizio e che la vera sfida è mantenere una gestione efficiente che consenta di portare a pieno compimento il piano di rientro, concordato con Regione e istituti di credito.

La gestione avviata da luglio in poi non pare però in linea con queste esigenze. Il teatro ha rinunciato agli incassi negli appuntamenti di maggior richiamo e sembra aumentato il numero di gratuità concesse. Gratuità che spesso sono state presentate come parte della politica culturale comunale, che è andata però a gravare sulle casse della Fondazione. Gratuità che sono costate. Questa gestione non potrà portare che perdite, ma al momento l’amministrazione non pare voler integrare il contributo comunale. In sostanza sembra quasi che giunta comunale e Cda abbiano preso il teatro per una mucca da mungere, una mucca a cui non dare biada. Questa relazione e questa gestione sembrano quindi indicare la volontà di fondo di arrivare a una chiusura del teatro, scaricandone la colpa sulla gestione passata".

 

massimo.corsini