“La guerra non è la condizione naturale dell’uomo”: il nuovo saggio del professor Tommaso Greco

Cultura
PISA e Provincia
Lunedì, 3 Novembre 2025

In Critica della ragione bellica il docente di Filosofia del diritto dell’Università di Pisa propone il “pacifismo giuridico” come fondamento della convivenza e strumento per custodire la pace prima del conflitto

Nel suo ultimo libro Critica della ragione bellica, edito da Laterza, Tommaso Greco, professore di Filosofia del diritto all’Università di Pisa, mette in discussione l’idea che la guerra sia una condizione inevitabile dell’esistenza umana.

Attraverso il concetto di “pacifismo giuridico”, l’autore invita a considerare la pace non come un obiettivo da raggiungere dopo il conflitto, ma come la condizione originaria da preservare attraverso il diritto, le istituzioni e le relazioni di fiducia che sostengono la vita comune.

 

Ha scritto l'Università di Pisa.

Nel libro Critica della ragione bellica (Laterza, 2025), Tommaso Greco, professore di Filosofia del diritto all’Università di Pisa, mette in discussione un presupposto radicato nel pensiero occidentale: l’idea che la guerra sia una condizione naturale dell’uomo e che la pace rappresenti invece un’eccezione, un ideale fragile, quasi contrario alla natura umana.

A partire da questa critica, l’autore elabora una prospettiva alternativa, fondata sul pacifismo giuridico. Non si tratta di un’utopia, ma di una concezione della pace come condizione originaria della convivenza umana e come principio del diritto. Il pacifismo giuridico, nella lettura di Greco, non si limita a rifiutare la violenza: riconosce che la pace esiste già nei legami, nelle istituzioni e nelle norme che regolano la vita comune, e che va quindi preservata prima della guerra, non ricostruita dopo.

Il diritto, in questa visione, non è soltanto un insieme di regole per contenere la forza, ma uno spazio di relazione e di riconoscimento reciproco. È ciò che permette di mantenere la fiducia tra le persone e tra gli Stati, impedendo che la paura o la sfiducia conducano al conflitto. Custodire la pace significa allora rafforzare le istituzioni che la rendono possibile, dalla cooperazione internazionale alla cultura del dialogo e della responsabilità.

Greco richiama la tradizione che da Kant a Kelsen fino all’articolo 11 della Costituzione italiana vede nel diritto e nelle istituzioni i principali strumenti di pacificazione. Una prospettiva che oggi, sottolinea l’autore, appare tanto più urgente in un’Europa segnata dal riarmo e dalla retorica della “difesa necessaria”, come mostra il piano ReArm Europe varato dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Contro la convinzione che la guerra sia inevitabile e che la pace possa essere ottenuta solo attraverso la forza, Critica della ragione bellica propone di ribaltare lo sguardo: “La pace – scrive Greco – non è un traguardo lontano, ma la condizione che già abitiamo e che dobbiamo imparare a custodire.”

 

 

 


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redazione.cascinanotizie