31 agosto 1943: in 7 minuti 1100 bombe sulla città

Cronaca
PISA e Provincia
Lunedì, 31 Agosto 2020

Sono passati 77 anni dalla pagina più oscura della città, che come ogni anni ricorderà il prezzo che ha dovuto pagare alla guerra

77 anni fa, oggi, Pisa si ritrovò sotto una moltitudine di bombe: 1100 ordigni che in poco meno di 10 minuti rasero al suolo gran parte della zona sud della città provocando danni incolcolabili , oltre che la morte di un numero mai precisato di pisani che si aggiura fra i 1.000 e i 2.500. Il bombardamento di Pisa avvenne il 31 agosto 1943 durante la seconda guerra mondiale: la città di Pisa fu bombardata da velivoli Boeing B-17 della United States Army Air Forces, riportando gravi danni al centro abitato e alle infrastrutture ferroviarie nonché un numero di morti tra la popolazione civile stimato tra 982 e 2.500 vittime. Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini, il regime, agonizzante, cadde e il governo fu affidato a Pietro Badoglio che avviò subito delle trattative con gli Stati Uniti per arrivare a un armistizio firmato poi il 2 settembre 1943. Due gironi prima, Il 31 agosto 1943, alle ore 13:01, però gli Alleati decisero ugualmente di bombardare la città. Una scelta mai del tutto chiarita e sotto certi aspetti incomprensibile dal momento che erano già in corso i contatti per l'armistizio arrivato pochi giorni dopo.

Pisa era certamente una città molto importante, collegata al mare dal Canale dei Navicelli che univa l'Arno con la parte sud della città e proseguiva fino al porto di Livorno, aveva poie nella zona industriale di Porta a Mare una vasta produzione bellica e nella zona di San Giusto l'aeroporto costituiva un ottimo punto di appoggio per l'aviazione militare italiana. Pisa era considerata strategica anche grazie al suo snodo ferroviario che collega le linee Torino-Genova-Roma-Napoli e la Pisa-Firenze, e quindi era un crocevia di uomini, truppe e materiali bellici. La tecnica utilizzata per bombardare Pisa e le altre città italiane fu quella del bombardamento a tappeto, un tipo di bombardamento messo in pratica su volere di Arthur Harris, comandante dei bombardieri della Royal Air Force. Per “l’operazione Pisa” furono impiegati i velivoli Boeing B-17, i cosiddetti Flying Fortress, quadrimotori in alluminio dal peso a vuoto di 14 tonnellate che potevano divenire, a pieno carico, 27 tonnellate.

Nell'estate del 1943 la città ed i suoi abitanti non erano sufficientemente protetti, Pisa contava ancora 40.000 abitanti nella zona urbana, perché il Ministero degli Interni si attivò per la protezione delle città italiane e della città di Pisa solamente alla fine del 1942, quando l'Italia aveva già subito quasi 150 allarmi antiaerei. Una lettera inviata all'UNPA dal Prefetto di Pisa ordinava di organizzare con la massima urgenza ricoveri antiaerei secondo alcuni requisiti, ma molte precauzioni prescritte non furono rispettate. Nei primi mesi del 1943, Pisa disponeva complessivamente di 6.656 posti di rifugio, una cifra che copriva solo il 17% della popolazione e pochi mesi dopo la cifra arrivò al 25%. Quando Pisa fu bombardata, c’erano posti di ricovero disponibili solamente per un quarto della popolazione. La mattina del 31 agosto 1943, 152 apparecchi statunitensi decollarono dalle basi in Tunisia alla volta di Pisa. Intorno alle ore 12 iniziarono a suonare le sirene dell'Unione nazionale e alle ore 13:01, il primo gruppo di bombardieri detto Flight Leader iniziò a sganciare le prime bombe sulla centrale elettrica di Porta a Mare. Sulla fabbrica della Saint Gobain caddero 367 bombe che provocarono 56 morti tra gli operai, quasi tutti rimasti uccisi durante la pausa pranzo.

Le batterie tedesche da 88 e quelle italiane da 90 replicarono all'attacco abbattendo 4 velivoli, mentre dal campo di Arena Metato si alzò la caccia italiana con alcuni Macchi M.C.200, impotenti di fronte alle fortezze volanti. Anche la Milizia per la difesa antiaerea territoriale iniziò a sparare in direzione degli aerei ma invano, poiché le bombe venivano sganciate da un'altezza di 9000 mt. In circa 7 minuti Pisa fu colpita da 1100 ordigni per un totale di oltre 400 tonnellate di esplosivo. Il numero delle vittime oscilla tra 982 e, più probabilmente, 2500, moltissime delle quali non furono mai ritrovate. Furono colpite 2500 case, i lungarni furono semidistrutti, i ponti crollarono, la stazione fu rasa al suolo ed il quartiere di Porta a Mare fu polverizzato. Furono gravemente danneggiate anche le chiese di Sant'Antonio, San Paolo a Ripa d'Arno, il monastero delle Benedettine e la cappella di Sant’Agata.

redazione.cascinanotizie