Abbattuti 107 mila piccioni in Toscana
La conferma viene da Coldiretti: in sei anni abbattutti 107 mila piccioni e "solo 704 storni, caccia aperta per difendere le coltivazioni, tra i comuni più colpiti Cascina
Non solo i cinghiali. Gli agricoltori muniti di licenza di caccia e sotto la supervisione della polizia provinciale potranno intervenire direttamente per difendere le coltivazioni anche nei confronti degli storni, piccioni e nutrie.
Lo ha chiarito Coldiretti in occasione del question time su Zoom con la Regione Toscana a cui hanno partecipato molte imprese anche della provincia di Pisa. L’invasione di storni e piccioni, rappresenta soprattutto per gli agricoltori della piana dell’Arno, per i loro orti, frutteti e seminativi in fase di semina e maturazione ma anche stalle e magazzini di granaglie, una problematica quotidiana a cui fino ad oggi non è mai stata data una risposta risolutiva. I comuni maggiormente interessati dal flagello di piccioni e storni sono storicamente, insieme a Pisa, San Giuliano, Pontedera, Cascina e San Miniato.
Dal 2013 al 2018 i capi di piccione abbattuti dalle attività di contenimento della Regione Toscana sono stati 107 mila mentre gli storni sono stati “appena” 704.
“La modifica della delibera 310/2016, approvata su proposta del vicepresidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, allarga il campo di azione anche a specie invasive come storni e piccioni che in molte aree della nostra provincia sono un flagello superiore addirittura ai cinghiali. – spiega Fabrizio Filippi, Presidnte Coldiretti Pisa nonché Presidente Coldiretti Toscana – Molte imprese sono state costrette a rinunciare a diverse tipologie di coltivazione ed orientarsi su altre. I piani di contenimento adottati fino a qui non sono stati sufficienti a contenere un fenomeno che in particolari momenti della stagione è disarmante. Con uno strumento normativo, che ricordo Coldiretti ha sostenuto e voluto, finalmente si tenta di dare una risposta sul campo attraverso un approccio che pone oggi la Toscana all’avanguardia nei confronti di un meccanismo di riequilibrio, che coinvolge direttamente le imprese agricole, nei confronti degli ungulati. Questo nuovo strumento normativo mette finalmente in condizioni gli agricoltori di agire, in prima persona ed in tempi rapidissimi, previa comunicazione ad Artea e sotto la supervisione della polizia provinciale, sui propri terreni, anche nelle aree vocate, per tutelare raccolti, biodiversità e produzioni di qualità a denominazione. Gli agricoltori ora possono difendersi e difendere i loro raccolti ed il loro diritto di fare impresa”.