Addio al professor Marco Santagata

Cronaca
PISA e Provincia
Lunedì, 9 Novembre 2020

Il professore era da diversi giorni ricoverato a Cisanello. il suo quadro clinico è stato compromesso dall'aver contratto anche il coronavirus

Si è spento il professor Marco Santagata, facendo piombare nel lutto l’intera città di Pisa, che aveva “adottato” da moltissimi anni lo studioso originario di Zocca (il paese di Vasco Rossi di cui era molto amico), in provincia di Modena. Già in condizioni di salute precarie a complicare la situazione è arrivato anche il coronavirus, e così dopo alcuni giorni di coma, nella notte appena trascorsa è arrivato il decesso.

Classe 1947 studioso di fama internazionale Santagata ha vinto nel 2003 il Premio Campiello con “Il maestro dei santi pallidi” e nel 2006 il Premio Stresa di Narrativa con "L'amore in sé". Laureatosi all'Università di Pisa come allievo della Normale, vi si perfezionò poi in letteratura italiana, nel 1970. Divenuto negli anni docente universitario di fama internazionale. Fece parte della Giuria della Sezione Narrativa del Premio Nazionale Letterario Pisa. Le sue ultime opere, come le biografie di Dante (Premio Comisso 2013e Premio Brancati) e Petrarca uniscono alla conoscenza accademica il piacere del testo narrativo. Tra i suoi allievi, Claudio Giunta, Angelo Eugenio Mecca, Vinicio Pacca, Michelangelo Zaccarello.

Nel corso della mattina sono molte le manifestazioni di cordoglio arrivate nella nostra redazione

La Scuola Normale si stringe attorno alla famiglia di Marco Santagata, e saluta con affetto l'illustre ex allievo. Arrivò a Pisa nel 1966, vincendo il concorso di ammissione alla Scuola Normale insieme ad altri candidati che divennero poi personalità di spicco quali lo scrittore Walter Siti, l'italianista Lina Bolzoni, il matematico Fulvio Ricci, la futura direttrice del Manifesto Rina Gagliardi. Alla Normale svolse anche il Dottorato di ricerca. Molto legato all'Università di Pisa, di cui fu studente negli anni di allievo normalista, vi ha insegnato per lungo tempo, ricoprendo anche incarichi di gestione all'interno della Facoltà di Lettere. Le sue lezioni frequentatissime sono state un riferimento per tantissime generazioni di studenti di letteratura italiana.

La curiosità intellettuale, l'originalità interpretativa, che hanno spesso contribuito al progresso degli studi della tradizione lirica italiana, da Dante a Petrarca, dalla poesia aragonese nella Napoli del Quattrocento a Leopardi e Pascoli, hanno fatto di Santagata uno dei massimi critici letterari dei nostri tempi. 

Di notevole valore e di successo anche le sue opere narrative; intenso è anche stato il suo impegno nella divulgazione della letteratura italiana. Con Marco Santagata scompare una figura di riferimento per la comunità accademica non solo di Pisa, e non solo italiana, e un intellettuale raffinato e generoso. È una grande perdita per tutti noi.


Marco Santagata era uno di quegli studiosi che non limitava il suo impegno al mondo universitario o ai suoi studenti. Era uno dei più profondi conoscitori degli autori italiani del medioevo, ha avuto centinaia di allievi che lo hanno apprezzato e che si sono formati sui suoi testi, ma noi vogliamo ricordarlo per il suo impegno civile,  per il suo modo di “fare politica”. Nel 2016 fu organizzatore, insieme con l’Amministrazione Comunale, di una stupenda serie di incontri che rendevano attuale il messaggio del Sommo Poeta e lo calavano nelle strade e nelle piazze della nostra città. Fu un grandissimo successo. La speranza è che nel prossimo anno, settecentesimo anniversario della morte di Dante, Pisa sappia riprendere quell’esperienza. Marco ne sarebbe orgoglioso.

Ranieri del Torto
Segretario Pd Pisa


Perdiamo un finissimo intellettuale ed un accademico che ha saputo divulgare, anche al di fuori dell'università, l'enorme bagaglio di conoscenza, mettendolo a disposizione del grande pubblico e dei più giovani. 
Santagata era un esponente di primissimo piano nazionale per quanto riguarda gli studi della Letteratura italiana e non aveva mancato di dare lustro alla sua città, Pisa, per la quale aveva organizzato iniziative molto partecipate sui più grandi scrittori italiani, a partire da Dante.  Alla famiglia, agli amici e alla comunità accademica e culturale pisana va il mio sentito cordoglio. Ci lascia una grande figura. Così il consigliere regionale Pd Andrea Pieroni, appresa la notizia della scomparsa del professor Marco Santagata.


"Con Marco, ha commentato il rettore Paolo Mancarellaci lascia un grande intellettuale e un amico generoso. Di lui, oltre al grande sapere, ci mancheranno l'infinita curiosità, il desiderio di conoscere e la sottile ironia. È stato uno dei grandi maestri del nostro Ateneo e il vuoto che lascia difficilmente sarà colmabile. Anche per questo, in segno di riconoscimento, avevo pensato a lui come professore emerito. Adesso, però, è il tempo del cordoglio e l'Università di Pisa si stringe attorno alla sua famiglia in quest'ora così difficile".
Riportaimo di seguito il ricordo del professor Marco Santagata scritto dal suo allievo e amico, il professor Alberto Casadei, ordinario di Letteratura italiana nell'Ateneo pisano.

Il primo aggettivo che sorge spontaneo, nel cercare di definire Marco Santagata, è senz’altro poliedrico. Marco non si è mai voluto inserire nella schiera degli studiosi che separavano nettamente la loro attività di ricerca da quella legata alla didattica e più in generale alla ricaduta sociale dei propri lavori. Essendosi formato soprattutto nella fase dei grandi sconvolgimenti politici tra anni Sessanta e Settanta, ha sempre considerato l’accademia non una turris eburnea ma un luogo di confronto, spesso di battaglie, sempre all’insegna del rinnovamento e dell’apertura, mai della conservazione fine a sé stessa. Per questo ha aperto strade in territori inesplorati, non solo nell’ambito dell’italianistica.
Certo, il suo percorso dall’amatissima Zocca, dove era nato il 28 aprile 1947, al liceo “Muratori” di Modena e poi a Pisa, studente dell’Ateneo e della Scuola Normale Superiore, lo ha portato inizialmente a seguire linee di ricerca molto consolidate, tra Medioevo e Umanesimo. I suoi primi studi, sulla lirica aragonese e in particolare sulla poesia napoletana del secondo Quattrocento, sfociarono in un solidissimo volume nel 1979, ma furono subito affiancati da altri legati a un modo di studiare Petrarca che funse poi da modello per tanti altri studi specialistici: il suo Dal sonetto al “Canzoniere” (Padova, Liviana, 1979) coniugò i risultati della ricerca filologica e stilistica con quelli del miglior strutturalismo, riuscendo a far cogliere con precisioni gli snodi compositivi che permisero a Petrarca di trasformare progressivamente una raccolta di testi in un macrotesto narrativo coeso e perfettamente bilanciato.
Marco in effetti ha fatto tesoro di molti tipi di approccio alle opere letterarie che venivano praticati a Pisa da maestri e compagni di strada, che fossero docenti illustri quali Mario Fubini, Augusto Campana e Gianfranco Contini, o altri di generazioni successive quali Luigi Blasucci o Francesco Orlando, oppure studiosi magari poco più anziani di lui, come Alfredo Stussi e Umberto Carpi. Ma ha poi trovato rapidamente la sua via, giungendo giovanissimo alla docenza, quasi sempre a Pisa salvo brevi periodi trascorsi a Venezia o Cagliari. Dal 1984, poco tempo dopo il suo arrivo definitivo come ordinario, ha ricoperto l’incarico di Direttore dell’Istituto di letteratura italiana, allora collocato all’ultimo piano di Palazzo Ricci: lì si creò un ambiente ricchissimo di stimoli e di dibattiti, cui partecipavano attivamente le nuove leve, di cui anch’io facevo parte, e ricordo che si parlava a lungo fra noi studenti delle lezioni di Marco o degli altri docenti che seguivamo, ognuna delle quali risultava stilisticamente riconoscibile.
 Tutti comunque aspettavamo il nuovo commento al Canzoniere petrarchesco che, preceduto da altri studi importanti (come I frammenti dell’anima, 1992), uscì per i “Meridiani” di Mondadori nel 1996. Si trattò della definitiva consacrazione dopo un cursus già allora costellato di risultati notevolissimi, fra insegnamenti all’estero (per esempio alla Sorbonne Nouvelle di Parigi, a Ginevra e poi ancora a Nancy, a Città del Messico ecc.), partecipazione a iniziative editoriali e nuove riviste scientifiche, vittorie di prestigiosi premi quali il “Luigi Russo” o il “Natalino Sapegno”. Ma in quella stessa fase, tra anni Ottanta e Novanta, Marco ha maturato sempre più la convinzione che era necessario uscire dai confini accademici, innanzitutto per creare nuove opportunità specifiche per gli studi letterari, e inoltre per far arrivare al pubblico dei non specialisti le più recenti acquisizioni interpretative.
Ecco allora il grande progetto di fondare, assieme a numerosi colleghi di tutta Italia, la nuova Associazione degli Italianisti, nata formalmente l’11 maggio 1996 ma in realtà ideata già negli anni precedenti. Dopo il congresso costitutivo a Pisa, rievocato proprio da Santagata durante il XXIII, che si è tenuto di nuovo presso l’Ateneo pisano nel 2019, l’Associazione ha raccolto nel tempo l’adesione di un numero di ricercatori e docenti (pure delle scuole superiori) sempre crescente, segno della sua importanza e vitalità. Per numerosi anni nel ruolo di segretario nazionale, poi come membro del direttivo, Marco non ha mai fatto mancare i suoi suggerimenti e le sue indicazioni per individuare le strategie migliori da adottare sia negli orientamenti della ricerca, sia nelle scelte politiche. A volte con brusca sincerità, ha sempre messo in evidenza i problemi sul tappeto, senza nascondere le manchevolezze dei vecchi programmi didattici o quelle delle risorse destinate specificamente al sostegno e alla diffusione della lingua e della letteratura italiana.
E proprio in questo ambito, grazie a un lungo lavoro di preparazione in sinergia con il Ministero allora della Pubblica Istruzione e con quello degli Esteri, nacquero alcuni dei progetti più innovativi sostenuti da Santagata, come quello (a partire dal 1995) per la creazione di una Biblioteca italiana telematica, per rendere consultabile online il patrimonio di tutta la nostra letteratura, o quello di Italica, campus virtuale legato a RAI-International. E si giunse poi, ufficialmente dal 1999, alla creazione del Consorzio interuniversitario Italian Culture on the Net (ICoN), cui aderirono oltre venti atenei italiani e che produsse la prima laurea triennale interamente telematica, pensata per cittadini non italiani o residenti all’estero. Ricordo ancora il clima di entusiasmo che accompagnò l’avvio del Corso in Lingua e cultura italiana per stranieri, frutto di una stagione forse irripetibile e che ancora molto può insegnare sulle potenzialità dell’e-learning, purtroppo poco sfruttate o addirittura osteggiate anche adesso. Ma intanto, attraverso ICoN, centinaia di studenti in oltre sessanta Nazioni hanno ricevuto una laurea italiana, in virtù di uno studio qualificato e sempre perfettamente certificato; ma pure tanti altri progetti didattici e di aggiornamento di docenti di italiano all’estero sono stati e sono ancora realizzati attraverso il portale italicon.
Ricordo cosa mi disse Marco, quando nel 2001 mi chiamò per collaborare, senza voli retorici e invece con una concreta valutazione delle ricadute sociali e anche economiche che potevano derivare da una scommessa come quella. Le difficoltà sono state tante, ma la scommessa si può adesso considerare vinta, così come altre per le quali abbiamo lavorato fianco a fianco. Una riguardava un manuale per le scuole superiori, intitolato nella prima versione Il filo rosso, uscito per l’editore Laterza anche a nome di Laura Carotti e Mirko Tavoni, da sempre vicinissimi a Marco. La sua proposta per la didattica era forte e forse il sistema scolastico non colse sino in fondo tutte le sue potenzialità; in ogni caso, Marco scrisse per quell’antologia alcune ottime analisi di grandi testi dalle Origini all’Ottocento, nelle quali metteva in pratica i suoi criteri riguardo alla buona divulgazione, già applicati per esempio a Leopardi. Tra anni Novanta del XX secolo e primo decennio del XXI, uscirono anche vari suoi volumi scientifici, sempre portatori di tesi innovative: riguardavano ancora Petrarca e Leopardi, ma pure Foscolo, Pascoli, d’Annunzio, e poi, soprattutto, Dante.
Infatti, mentre faceva fronte a ulteriori impegni universitari e istituzionali, che fra l’altro contribuirono a fargli conferire nel 2002 l’Ordine del Cherubino del nostro Ateneo, Marco si è appassionato allo studio della vita e dell’opera del nostro massimo poeta, facendo tesoro degli studi di Carpi usciti nel 2004. Ecco allora uno studio fondamentale come L’io e il mondo. Un’interpretazione di Dante (Bologna, il Mulino, 2011), seguito dalla fortunatissima biografia Dante. Il romanzo della sua vita (Milano, Mondadori, 2012), che ha raggiunto un pubblico davvero ampio, grazie anche all’uso molto accorto e innovativo dei social, e che è poi stata tradotta in varie lingue straniere. Il Dante di Marco è ricco di contraddizioni, impegnato quasi giornalmente in una lotta politica che lascia numerose tracce nelle sue opere, a leggerle in filigrana. È un Dante un po’ pisano, visto che per Enrico VII avrebbe scritto e poi ultimato, forse proprio a Pisa, la Monarchia. In ogni caso, un Dante fuori degli stereotipi, persino quelli derivati dalla lezione di grandi interpreti come Auerbach o Singleton.


“Con lui se ne va una limpida figura di intellettuale e di fine studioso dantesco, nonché uno scrittore acuto e di meritato successo, coronato dalla vittoria dei premi Stresa e Campiello. La Toscana perde una voce autorevole e intelligente, che negli anni ha saputo guidarci con le sue indubbie capacità culturali. L’ateneo pisano da oggi resta orfano di uno dei suoi docenti migliori che ha formato generazioni di studentesse e studenti che sono certo non lo potranno dimenticare. Ai suoi familiari va il mio più sincero cordoglio”. Così l’assessora regionale all’Università, Alessandra Nardini, non appena appresa la notizia della scomparsa di Marco Santagata, scrittore e docente presso l’Università di Pisa.

redazione.cascinanotizie