Aggredito per strada a San Frediano: cinque costole rotte e prognosi di venti giorni
La moglie: “Abbiamo paura ad uscire di casa. Vogliamo giustizia”
Lunedì 30 ottobre, sotto casa, in via Alberto Dalla Chiesa a San Frediano a Settimo, Antonino Barone, disabile di 74 anni, era stato aggredito da una donna, buttato a terra e colpito ripetutamente con il suo deambulatore.
Alla fine dell’aggressione, l’uomo era stato ricoverato in ospedale cinque giorni con cinque costole rotte e una mano tumefatta, per un totale di venti giorni di prognosi.
Il racconto dell’aggressione lo abbiamo raccolto dalla moglie, Giuseppina Faso, residente col marito in un alloggio Erp sanfredianese da appena un mese. Prima, la coppia, aveva abitato per molti anni a Casciavola.
“È davvero incredibile che nessuno abbia riportato la notizia – spiega la donna al telefono –. Mio marito è stato aggredito violentemente in strada, in pieno giorno”.
Con il trasferimento nella nuova casa, i due avevano anche iniziato a godere di alcuni benefici. “Mio marito – continua Giuseppina – anche se disabile e costretto ad utilizzare il deambulatore, poteva fare la spesa, frequentare i giardini pubblici, insomma, fare una vita normale”.
Poi l’aggressione e la paura di uscire in strada. “Chi ha aggredito Antonino – dice la moglie – è molto conosciuta in zona, credo abbia seri problemi. Ma ora noi abbiamo paura ad uscire, non vogliamo che la cosa possa accadere di nuovo. Mio marito è davvero provato”.
Raggiunti anche dal figlio residente all’estero, ora la mamma teme che lui possa cercare giustizia da solo. “Quando ha visto il sangue in strada – prosegue Giuseppina – mio figlio è andato su tutte le furie e temo che possa mettersi nei guai”.
Il fatto è noto anche ai Carabinieri di Navacchio, intervenuti sul posto. Al momento, però, non è stata ancora sporta querela perché l’uomo aggredito non è stato in grado di raggiungere la Caserma per sporgere denuncia.
“Chiedo che chi di dovere - conclude Giuseppina Faso – faccia qualcosa, che prenda le dovute misure per contenere le intemperanze di quella donna così pericolosa. Poi se non sarà possibile, chiedo ad Apes che ci sia assegnato un nuovo alloggio. Qua, se dobbiamo avere paura ad uscire per strada, non vogliamo più vivere”.
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