Articolo 1 sulla ventilata scarcerazione di Riina
MDP - Articolo 1 di Cascina prende posizione sull'ipotesi dell'uscita dal carcere per motivi di salute del boss della mafia Totò Riina
"E’ di questi giorni la notizia sulla possibile scarcerazione del boss dei boss Totò Riina. A 25 anni dalle stragi di Capaci e via d'Amelio, è una notizia di quelle che ti fanno gelare il sangue, lame che infieriscono su ferite che non potranno mai rimarginarsi
La Cassazione ha accolto il ricorso del legale del padrino, che chiede il differimento della pena, in virtù del diritto di tutti a una "morte dignitosa". La decisione finale spetta al tribunale di Sorveglianza di Bologna. E per i familiari delle vittime e per tutto il Paese è una nuova pugnalata.
Totò Riina, detto “La Belva” per la sua ferocia, sta scontando 17 ergastoli. 17 volte riconosciuto colpevole. 17 vite da passare in carcere. Per tante, troppe stragi, comprese quelle in cui persero la vita i Magistrati Falcone e Borsellino e tutti gli uomini della scorta.
Proprio ai due giudici, simbolo della lotta alla Mafia, la nostra città ha intitolato due Istituti Comprensivi. Ai dirigenti di questi ed a tutti gli altri rivolgiamo il nostro appello affinché, anche in questi ultimi giorni di scuola, continuino il grande lavoro di educazione alla legalità che negli anni ha distinto le nostre scuole con percorsi e progetti di sensibilizzazione. Perché è qui che inizia la lotta, nelle nostre scuole, parlando e confrontandoci con i nostri ragazzi.
Come ha detto il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, Riina è ancora il capo indiscusso della Mafia. Totò Riina deve continuare a stare in carcere e soprattutto rimanere in regime di 41 bis. A lui sarà garantita ogni cura ma pensare soltanto ad una sua possibile scarcerazione è un fatto grave che peserebbe su tutti noi come una pesante sconfitta dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.
Quando le istituzioni sono deboli le mafie riescono a far sentire ancora di più tutto il suo potere sfidando lo Stato a viso aperto. Così è stato nel '92 e nel '93. Così si sta ripetendo in questi giorni con lo scioccante baciamano avvenuto all'arresto del latitante Giuseppe Giorgi, ricercato da oltre vent'anni.
Siamo fortemente convinti che l'intitolazione delle nostre scuole siano cultura viva e non vuota retorica da celebrare nelle ricorrenze. Facciamo appello ai Dirigenti delle nostre Scuole che portano il nome di due martiri caduti per mano mafiosa ad esprimere ufficialmente il proprio dissenso, dimostrando la forza delle isttuzionii. Pertanto, considerata la sensibilità e l'impegno dimostrato in questi anni dagli organismi scolastici, siamo a chiedere la disponibilità di listare a lutto le bandiere del nostro Stato. Lo Stato e la mafia sono in guerra e questa guerra deve essere combattuta con le armi della democrazia. La scuola ne è il primo baluardo".