Beni culturali a Pisa, un decennio di incuria e abbandono

Politica
PISA e Provincia
Mercoledì, 20 Novembre 2024

Lo afferma Ciccio Auletta in un comunicato in cui ripercorre la storia dei beni culturali negli utlimi dieci anni a Pisa, dieci anni trascorsi dal "Libro bianco" presentato con Tommaso Montanari e Adriano Prosperi

Questo il comunicato integrale

La prima edizione del Libro Bianco dei beni culturali pisani vide la luce dieci anni fa. Lo presentammo sotto i ponteggi della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, assieme ad Adriano Prosperi e Tomaso Montanari. Quest’ultimo, in una sua recensione su Il Fatto Quotidiano del 30 luglio 2014, scriveva così: “Quaranta documentatissime pagine che raccontano i peccati di pensieri, opere e omissioni che stanno condannando a morte un patrimonio davvero unico. Se fossi il sindaco o l’assessore alla Cultura di Pisa, il rettore di una delle università, il vescovo o il soprintendente ora mi vergognerei a uscire di casa: perché tutti possono farsi un’idea, solida e diretta, delle responsabilità enormi di una classe dirigente che è eufemistico definire inadeguata”. Allora la città si baloccava dietro i demenziali progetti degli Uffizi Pisani e della ricostruzione in stile del Campanile di San Piero a Grado, la chiesa di San Francesco stava chiudendo i battenti e quella di San Paolo a Ripa d’Arno era sigillata a rischio crollo, mentre la Biblioteca Universitaria già era stata sfrattata nel 2012 con la scusa del terremoto in Emilia.
 
E oggi? Certo, la chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno è stata restaurata, grazie alla Curia di Pisa, alla Fondazione Pisa e all’Unicoop Firenze, e nel piccolo anche grazie alla nostra campagna di sensibilizzazione. Ugualmente le mura storiche hanno aperto al pubblico, con crescenti problemi di gestione, e pure la chiesa di Santa Maria della Spina è stata restaurata e vi si tengono iniziative discutibili. Di contro, la chiesa e il chiostro di San Francesco sono ancora chiusi al pubblico, sebbene siano stati effettuati costosissimi lavori di ripristino del tetto. Esclusi questi luoghi, molti altri sono ancora chiusi, abbandonati o sottoutilizzati (dal Teatro Rossi alla Limonaia, dalla Mattonaia alla chiesa di San Zeno) e la privatizzazione di spazi ed edifici storici ha galoppato, basti pensare al Complesso dei Trovatelli, al monastero delle Benedettine e a quello di Santa Croce in Fossabanda, per non parlare di ciò che sta per avvenire nell’area dell’ex Caserma Artale e di ciò che probabilmente avverrà nell’area del Santa Chiara e alla decisione del Comune di Pisa di svendere le ex-Stallette.
 
Cosa è cambiato per quanto riguarda i nostri musei? Lo stato dell’arte è stato fatto qualche giorno fa in una seduta della Terza Commissione Consiliare: ancora oggi non esiste un biglietto unico né una carta dei musei, ma nemmeno si è provato a portare attorno allo stesso tavolo i principali soggetti interessati (Ministero della Cultura, Opera della Primaziale Pisana, Università di Pisa, Museo di Palazzo Blu). Oltre 4 milioni di persone affollano la Piazza del Duomo ogni anno, decine di migliaia visitano le mostre di Palazzo Blu e, di contro, il Museo nazionale di San Matteo continua a strappare meno di 10.000 biglietti (più della metà gratuiti). I nostri musei statali, benché “promossi” alla serie B dell’autonomia e quindi trasformati in aziende a tutti gli effetti, continuano a mancare di statuto, di bilancio e di Consiglio di Amministrazione, ma soprattutto mancano cronicamente di personale ed hanno aperture ridotte (in particolare la domenica). Nel frattempo, il Museo delle Navi ha persino rischiato di chiudere e il parco retrostante (tra via San Vito e via Nicola Pisano) versa in totale stato di abbandono. Tuttavia, nel complesso di San Vito – edificio storico a rischio di crollo – si è avuta la “grande idea” di creare una Biblioteca del Mare con il patrimonio librario della Biblioteca di Soprintendenza, che da tempo è inaccessibile perché libri e cataloghi giacciono imballati e inscatolati in attesa di questa nuova collocazione.
 
I beni culturali pisani da dieci anni giacciono chiusi in una scatola e lasciati in disparte, abbandonati, svenduti, esternalizzati, com’è stato per la gestione del Museo delle Navi. Tutto è rimasto uguale e le nostre previsioni su musei, biblioteche, edifici storici, luoghi della cultura si sono avverate. Eppure non siamo Cassandre: quelle erano semplici constatazioni o previsioni davvero troppo facili.

 

redazione.cascinanotizie