Bonus "igiene femminile": "Rozzo, poco attento e discriminatorio"
"Un gruppo di donne fertili e non" scrive al Comune e a Gianna Gambaccini
Presa carta e penna hanno scritto al Comune di Pisa e all'assessora al Gianna Gambaccini in merito al "bonus igiene femminile" (leggi QUI).
La firma in calce alla lettera è di "Un gruppo di donne fertili e non" e nel testo inviato alla nostra redazione, sotto accusa finisce il contributo una tantum di 150 euro spendibile presso le Farmacie Comunali per acquistare prodotti per l’igiene femminile (15 mila euro di risorse comunali per sostenere le famiglie, le ragazze e le donne residenti e in età fertile e con un reddito familiare non superiore ai 15.000 euro ndr).
Il provvedimento varato solo pochi giorni fa è definito come "rozzo" e non attento a diverse circostanze. Nella lettera poi si accenna alla discriminazione fatta tra cittadine e "non cittadine".
Questo il testo della lettera
"Con profondo sconcerto leggiamo su Cascina notizie del 6 aprile la delibera con cui il comune di Pisa stabilisce un contributo una tantum di 150 euro per acquistare in farmacia "prodotti per l'igiene intima" femminile.
Oltre ai limiti di reddito, tale contributo sarebbe condizionato alla cittadinanza, alla residenza e al fatto di "essere in età fertile".
Evidentemente chi ha formulato questa rozza delibera dimostra di non tener conto delle seguenti circostanze:
1) i prodotti di igiene intima si usano, se Dio vuole, per tutta la vita; e se si vuol parlare degli assorbenti o pannolini (chiamiamo le cose col loro nome), il loro impiego non si esaurisce certo con la menopausa!
2) parlare di età fertile è usare un termine assai fluttuante sia in entrata che in uscita;
3) l'uso dei pannolini non è solo cosa di donne: oltre che naturalmente i bambini anche gli anziani, pure quelli di sesso maschile, ne hanno via via necessità (come ci ricorda incessantemente la pubblicità);
4) la suddetta delibera introduce inoltre una insopportabile distinzione fra cittadine e "non cittadine", andando a colpire in modo particolarmente odioso tante donne, per esempio colf e assistenti familiari che in questo momento sono già in pesante difficoltà o anche le studentesse fuorisede.
Infine perché costringere ad andare in farmacia a comprare i suddetti prodotti dove tutte e tutti sappiamo che hanno prezzi maggiorati?
Diciamo che un abbattimento dei prezzi almeno nelle farmacia comunali ci sarebbe sembrata una politica più pertinente e di vero aiuto alle donne. Tutte".