Botta e risposta. Burioni attacca il Cnr di Pisa reo di avere ospitato un convegno antiscientifico
La risposta dell'Ente arriva dal suo presidente, Fabio Recchia. Pubblicata anche la posizione dell'Associazione promotrice dell'incontro: "Stentiamo a comprendere i motivi degli insulti"
Roberto Burioni, noto medico e professore di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha preso il Cnr di Pisa per le corna e lo ha attaccato con due diversi tweet su X.
Martedì 14 maggio, verso le 11 di mattina, aveva scritto:
"Complimenti al CNR di Pisa (ente statale finanziato con i soldi delle nostre tasse) per ospitare un convegno così prestigioso (andate a vedere cosa è ASSIS). Applauso a scena aperta".
Poi non contento e non considerato, aveva scritto appena 20 minuti dopo, rincarando la dose e chiamando in causa direttamante l'Ente:
"Sto pensando che se anche il CNR @CNRsocial_ passa dalla parte dell’antiscienza opporsi diventa inutile".
Un vero e proprio attacco frontale al Cnr di Pisa, colpevole, a suo avviso, di avere ospitato un convegno poco serio, antiscientifico.
Un doppio colpo che alla fine non è passato inosservato, tanto che il pomeriggio di mercoledì 15 maggio, l'Area della ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, tramite il presidente Fabio Recchia, ha voluto precisare:
“L’Area della ricerca di Pisa del Cnr ha ospitato il convegno “Vivere in salute” voluto, organizzato e promosso dall’associazione Assis. Il Cnr non ha contribuito né all’organizzazione né alla promozione dell’evento. Il tema trattato al convegno era “Vivere in salute” con focus su: promuovere la salute e il benessere, prevenire le malattie croniche e l’invecchiamento precoce, aiutare a ristabilire lo stato di salute nelle persone colpite da patologie croniche associate a scorretti stili di vita. Nessuna carica istituzionale del Cnr ha portato i saluti convenzionali (non avendo il convegno nessuna forma collaborativa con il Cnr), nessun ricercatore del Cnr è stato compreso tra i relatori; tra questi va sottolineata la figura conosciuta ed apprezzata nella comunità scientifica del dott. Franco Berrino, scienziato, epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dal 1975 al 2015”.
Riceviamo e pubblichiamo la risposta a Burioni di Eugenio Serravalle, presidente di AsSIS.
Siamo stati accusati dal professor Burioni di “attività antiscientifica” per aver svolto un convegno presso il CNR di Pisa sulla tutela della salute attraverso l’adozione di corretti stili di vita. La registrazione integrale dell’evento sarà presto disponibile, e tutti potranno giudicare come sono stati trattati questi temi.
Stentiamo a comprendere i motivi degli insulti, e non abbiamo alcuna intenzione di lasciarci trascinare nel vortice di polemiche che fanno audience ma non servono a restituire quella fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni che è in diminuzione, secondo recenti rilevazioni, soprattutto dopo il ritiro mondiale del vaccino di Astra Zeneca.
La pandemia ci ha proposto una figura di medico diversa, più attenta all’aspetto mediatico che alla divulgazione di contenuti scientifici obiettivi, incontaminati da conflitti d’interessi e in grado di informare i cittadini fornendo strumenti per scelte consapevoli. Abbiamo bisogno di restituire autorevolezza al personale sanitario, e lasciare le battute e il sarcasmo ad altri ambiti. Il dottor Berrino è un’autorità indiscussa su questi temi, ha un curriculum con pochi uguali ed un divulgatore apprezzatissimo; il dottor Serravalle ha riportato i dati delle rilevazioni dell’Istituto Superiore di Sanità su bambini e adolescenti.
Se il professor Burioni ha dati scientifici differenti, saremo ben contenti di confrontarli, in sedi che garantiscano uguali tempi degli interventi dei relatori che rappresentano le due parti e che si dichiari inizialmente la presenza o l’assenza di conflitti di interessi, come si dovrebbe fare per prassi comune.
Ecco il testo di presentazione del convegno pubblicato dagli organizzatori dell'Associazione Assis.
In Oriente vi era l’uso di pagare il medico per ogni giorno di salute e di sospendere il pagamento in caso di malattia. Se riportassimo questa tradizione ai giorni d’oggi, dopo secoli di medicina solo o prevalentemente curativa, torneremmo alla vera alla medicina preventiva, passeremmo dalla medicina per i malati alla MEDICINA PER I SANI.
L’obiettivo del medico non sarà più solo il curare il malato o “lottare contro la morte”, quanto quello di conservare la salute e il benessere di chi malato non è.
In questa dimensione la medicina smetterebbe di essere monopolio dei tecnici, struttura di potere e strumento di controllo e rimetterebbe al centro del sistema la persona.
La visione “medico-centrica” della salute espropria i singoli individui della capacità e del diritto di gestirla in prima persona e pone in secondo piano, screditandole, le modalità di cura non riconosciute dalla medicina ufficiale, ma in realtà altrettanto importanti per ottenere un miglioramento della quantità e della qualità della vita.
L’attuale paradigma rende di fatto il medico un delegato delle strutture di potere che non può più decidere in modo autonomo “in scienza e coscienza” e, per esercitare la professione, deve essere iscritto ad un Ordine che è diventato per legge “sussidiario” del Governo e non può esimersi dal seguire linee guida e “protocolli diagnostici e terapeutici” imposti da cosiddette “Società scientifiche” alle dipendenze finanziarie e di ricerca di Big Pharma.
Il risultato è quello che Giovanni Jervis, ha definito appropriatamente come “colonizzazione ideologica della medicina” per cui il medico ha tutta la conoscenza e tutto il potere, mentre al “malato” resta solo un ruolo passivo e subalterno. Così il “paziente” è solo un malato che deve recuperare la salute, la quale non è vista come un diritto di ogni essere sano a mantenersi tale, ma come qualcosa che varie “fatalità” possono togliere e che “solo” l’intervento medico può ridare.
Avremo quindi, da una parte il medico che interviene sulla malattia conclamata o ancora asintomatica attraverso la diagnosi precoce, agendo sui sintomi con trattamenti prettamente farmacologici, mentre noi auspichiamo un medico che incontri la persona sana per informarla consapevolmente sui fattori causali favorenti e predisponenti delle malattie, personalizzando e partecipando le indicazioni di integrazione nutrizionale, di comportamento, di stile di vita per mantenerlo in salute.
Nel primo caso si tratta di una “riparazione” di emergenza e occasionale, nel secondo di un intervento quotidiano che il singolo individuo effettua con consapevolezza e partecipazione attiva nella sua personale realtà abituale.
La medicina moderna convenzionale cosiddetta “scientifica” è analitica e riduzionistica.
Scompone il corpo umano nelle sue singole parti e componenti sempre più infinitesimali e scollegate dal tutto e isola la malattia all’organo/i in cui si manifestano i sintomi principali (dolore, febbre, prurito, ecc.) limitandosi per lo più a sopprimerli e agendo sull’organo colpito, magari sostituendolo (trapianto cuore, rene, fegato, ecc.) senza ricercare le cause esterne ambientali (inquinamento di aria, acqua, cibo), o interne favorenti (disbiosi, infiammazione cronica, acidosi metabolica tessutale, disritmia neuro-ormonale, distress ossidativo) e predisponenti (genetiche, nutrizionali, psico-emotive.
La medicina tradizionale orientale, la medicina ippocratica, umanistica, salutogenetica, non concepisce il corpo come un insieme di parti separate e autonome le une dalle altre, ma considera ogni organo, ogni cellula, una parte del tutto e considera la malattia un deterioramento di tutto il sistema corporeo, organico e psichico: il nostro organismo interagisce in toto e costantemente con l’ambiente fisico psichico e sociale in cui si trova.
Solo in questo contesto acquista un significato e diventa possibile “curarsi” da soli, essere “medico di sé stesso”, poiché l’oggetto della medicina non è più l’organo malato, ma l’individuo sano in una specifica situazione individuale e sociale.
Diventare “medico di sé stesso”, curarsi da soli, implica il percepirsi come organismi complessi in relazione costante con il proprio corpo, la propria mente e l’ambiente fisico e sociale.
Diventare soggetti e controllori, anziché oggetti manipolati e controllati.
Diventare consapevoli che il momento principale della medicina è la SALUTE e la PREVENZIONE, più che la cura e il recupero.
In questa ottica proponiamo un ciclo di incontri per illustrare la nostra idea di MEDICINA IPPOCRATICA UMANISTICA SALUTOGENETICA.
Il primo avrà come titolo: Vivere in salute: Promuovere la salute e il benessere; prevenire le malattie croniche e l’invecchiamento precoce; aiutare a ristabilire lo stato di salute nelle persone colpite da patologie croniche associate a scorretti stili di vita.
Relatori: il dottor Franco Berrino, epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, promotore dei registri tumori in Italia e coordinatore di registri tumori europei; il dottor Luciano Proietti, già dirigente medico dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, specialista in pediatria, con particolari interessi nel campo della nutrizione e del vegetarismo: il dottor Eugenio Serravalle, specializzato in Pediatria Preventiva, Puericultura e Patologia Neonatale responsabile di progetti di educazione alimentare di asili e scuole materne.
L’evento si terrà a Pisa il 14 maggio dalle 16,30 alle 19 presso l’auditorium del CNR di Pisa, Via G. Moruzzi 1.
La partecipazione è gratuita, con prenotazione obbligatoria all’indirizzo Vivere in salute, conferenza con Franco Berrino