A Calcinaia i giovani sono di sana...Costituzione

Cronaca
Calcinaia
Giovedì, 8 Settembre 2016

Come diceva Piero Calamandrei “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé”,  Ad alimentarla con il combustibile necessario, rispondendo così all’appello del Padre Costituente, sono stati oltre 40 diciottenni di Calcinaia e Fornacette che Venerdì 2 Settembre hanno ricevuto la Costituzione Italiana di fronte a una Sala Don Angelo Orsini gremita.

Ospite d’eccezione della serata è stata la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, giunta appositamente da Roma a Calcinaia per parlare ai giovani e alle giovani del territorio.

“La consegna della Carta Costituzionale ai neodiciottenni, dichiarano il Sindaco di Calcinaia, Lucia Ciampi, e l’assessore all’istruzione, Maria Ceccarelli, costituisce ormai per la nostra amministrazione un appuntamento fisso, una buona pratica a cui teniamo molto e che volentieri rinnoviamo. Valore aggiunto di quest’anno è certamente rappresentato dalla presenza della Vicepresidente del Senato, l’onorevole Valeria Fedeli, che ha accettato con entusiasmo di partecipare alla nostra iniziativa”.

“Ma c’è un ulteriore aspetto che rende questa edizione ancora più rilevante, dichiara la prima cittadina calcinaiola, mi riferisco al fatto che questo evento si stia svolgendo in un giorno importante per la nostra Comunità: il 2 Settembre ricorre la Liberazione di Calcinaia dal nazi-fascismo. Si tratta di una coincidenza molto significativa, dato che è proprio in virtù di quel momento che oggi possiamo parlare di democrazia, diritti e libertà”.

I giovanissimi, schierati nelle prime file, hanno ascoltato con attenzione le appassionate parole della Vicepresidente Fedeli, che ha passato in rassegna ed evidenziato l'importanza degli elementi costitutivi della nostra Carta.

“Sono lieta di partecipare a questa iniziativa promossa dall’amministrazione comunale,afferma l’on. Fedeli, che vede come protagonisti voi giovani, quelli con cui cerco di parlare più spesso della Carta, perché ne rappresentano il futuro. Riflettere insieme quest’oggi ci permette di riallacciare il filo tra Resistenza, Liberazione e il loro frutto principale: la Costituzione italiana, cui tutti siamo legati e che ci rende quotidianamente orgogliosi per i principi e i valori che afferma”.

“La Carta Costituzionale, prosegue, in particolar modo nei suoi primi 12 articoli dedicati ai principi fondamentali, è la pietra angolare su cui poggia la nostra società. Per tenerla viva e in salute il vostro compito è determinante: deve diventare per voi un prezioso patrimonio, comune e condiviso.

La Vicepresidente ha posto poi l’accento sul ruolo fondamentale rivestito dalle donne nell'Assemblea Costituente. “Un contributo fondamentale alla qualità della Costituzione, precisa, è stato quello apportato dalle donne. Il 2 Giugno 1946, per la prima volta nella storia d’Italia, il suffragio fu universale. Fu proprio il voto femminile a contribuire in maniera decisiva alla vittoria della Repubblica sulla Monarchia e, conseguentemente, a mettere nelle nostre mani la Carta Costituzionale così come la conosciamo oggi, frutto dell’alta mediazione tra le principali culture fondative che hanno partecipato alla Resistenza.

Dopo l'intervento della Vicepresidente del Senato, i giovani presenti hanno potuto ascoltare il toccante discorso sulla Costituzione che Piero Calamandrei pronunciò nel 1955 agli studenti milanesi. A concludere la serata è stata la consegna delle Costituzioni a tutti le ragazze e i ragazzi intervenuti.

Tutte le foto dell'evento sono state raccolte e rese disponibili all’interno di un apposito album creato sul profilo Facebook del Comune di Calcinaia.

Di seguito riportiamo il discorso integrale preparato per l’occasione dalla Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli.

Buonasera,

vi ringrazio dell’invito, ringrazio la Sindaca Lucia Ciampi e Maria Ceccarelli, l'assessore all'istruzione e alla cultura, e tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione di questa iniziativa, e tutti i presenti.

Il tema della serata mi è molto caro cosi come molto apprezzo l'iniziativa del comune di regalare ai giovani diciottenni la copia della Costituzione, cerimonia cui mi fa davvero piacere partecipare. Siete voi i giovani, quelli con cui cerco di parlare più spesso della Carta, perchè ne rappresentano il futuro.

Parlare oggi, qui, di Costituzione ci permette di riallacciare il filo tra Resistenza, Liberazione e il loro frutto principale: la Costituzione italiana, cui tutti siamo legati e che ci rende quotidianamente orgogliosi per i principi e i valori che afferma.

La nostra Carta è, come ha detto alle celebrazioni del 25 Aprile il Presidente della Repubblica Mattarella, “una forza dinamica che ci sospinge”, “l’orgoglio della Liberazione e della Resistenza”.

La Carta, infatti, è la pietra angolare su cui poggia la nostra società, e ritrovarsi qui, alla presenza di tanti ragazzi, a discuterne, è per me davvero importante perché credo che sia fondamentale che diventi un patrimonio delle giovani generazioni, è l’unico modo per tenerla viva e in salute.

La Costituzione nasce dalla battaglia contro il nazi-fascismo, dalla Resistenza, dall’unione delle forze politiche che nell’Assemblea Costituente trovarono una sintesi altissima tra le idee di ognuno, con una qualità del dibattito altissima grazie alle personalità che vi parteciparono.

Nella scrittura della Costituzione si confrontarono posizioni e idee profondamente diverse: quella cattolico-sociale, quella liberl-democratica, quella socialista e comunista, ognuno portando in quel contesto le parti migliori del proprio pensiero, la consapevolezza che nessuno dovesse dominare sull’altro ma che, anzi, si sarebbe dovuto costruire un incontro che avrebbe dovuto garantire piena cittadinanza e democrazia per tutte e per tutti.

Se andate a leggere i resoconti delle discussioni tra i componenti dell’assemblea, che venivano da percorsi e culture profondamente diverse, troverete in modo chiaro la consapevolezza del momento storico che stavano affrontando e della necessità di raggiungere un mediazione che facesse sentire tutte e tutti i cittadini protagonisti dell’Italia nuova che si stava costruendo. In questa responsabilità sta, forse, il motivo profondo per cui quella discussione seppur aspra su alcuni punti, seppe essere un esempio di confronto civile, democratico, aperto, che ci ha condotto ad avere una Costituzione che è tra le più belle del mondo per i valori e i principi che enuncia.

Un contributo fondamentale alla qualità della Costituzione, mai valorizzato abbastanza, ma che fu decisivo, venne grazie al fatto che, per la prima volta nella storia d’Italia, le donne nel dopoguerra avevano conquistato il diritto di voto attivo e passivo e quindi hanno partecipato alla scrittura delle sue regole fondamentali dopo essere state già decisive nella scelta tra Repubblica e Monarchia, votando in misura determinante per la prima.

Questa parte di Italia, che era stata protagonista con forza della Resistenza e della vita sociale e economica, era stata tenuta troppo a lungo ai margini della vita politica: adesso avevano modo di contribuire al momento fondativo della storia democratica del Paese.

Erano 21 donne in Assemblea Costituente, pioniere e protagoniste del cambiamento, dettero un contributo fondamentale alla Carta, spesso costruendo alleanze per portare non solo il punto di vista del loro partito nella discussione, ma la voce di una parte della società troppo a lungo esclusa e tenuta subalterna, un punto di vista che seppe arricchirla e dando il via ad un percorso di uguaglianza tra uomini e donne che ancora deve essere portato a compimento.

Il risultato che conseguì da questo fecondo incontro di valori, idee, mondi differenti, è un testo lontanissimo da soluzioni di mezzo o di basso profilo. Al contrario, con una forza dentro di se e una qualità che rappresentò bene il desiderio di ogni Costituente di dare il meglio della sua esperienza e sapere, per costruire un testo in cui e in cui la maggior parte degli italiani potesse identificarsi.

La Costituzione repubblicana non nacque quindi dalla preponderanza di una parte politica sulle altre, ma da un aperto e fecondo incontro ideale, da un'intesa che doveva servire come guida alle variabili maggioranze parlamentari e di Governo che, un domani, interpretandola, avrebbero dovuto poi tradurla in provvedimenti concreti, in leggi attuative, in comportamenti per tutti i cittadini.

La Costituzione repubblicana è composta da 139 articoli dei quali i primi dodici riguardano i Principi fondamentali, i successivi quarantadue i Diritti e doveri dei cittadini, i rimanenti ottantacinque l'Ordinamento della Repubblica e gli ultimi che sono Disposizioni transitorie e finali.

Un testo denso e potente, a partire dal suo inizio, quei 12 articoli iniziali che sono il manifesto dei valori della Repubblica Italiana.  Che forza e che potenza stanno in quelle righe che definiscono il nocciolo essenziale e le basi del nostro stare assieme, i valori da perseguire.

Nei primi 12 articoli troviamo il riconoscimento della democrazia repubblicana come ordinamento politico, il riconoscimento e la difesa dei diritti inviolabili dell'uomo e il principio di solidarietà come dovere del cittadino, l'uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini che la Repubblica ha il compito di perseuguire eliminando gli ostacoli che la impediscano, il diritto al lavoro ed il dovere dei cittadini a concorrere allo sviluppo del Paese, il riconoscimento delle autonomie locali e la tutela delle minoranze lunguistiche, il principio di laicità dello Stato e l'uguaglianza delle religioni davanti alla legge, la centralità per la Repubblica della cultura e della ricerca, la tutela e la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale, il riconoscimento del diritto internazionale e di quello all'asilo, il ripudio della guerra e il riconoscimento delle organizzazioni internazionali volte a assicurare pace e giustizia tra le nazioni, infine la descrizione della bandiera nazionale.

C'è in queste prime pagine della carta un condensato di valori e principi che i costituenti vollero non modificiabili perchè sicuri che sarebbero stati una guida nel tempo, e che questi primi 12 articoli dovessero essere le pietre su cui reggere il nostro stare insieme, la religione civile che le madri e i padri costituenti vollero dare al Paese dopo un periodo buio come quello del fascismo.

Ma a distanza di quasi 70 anni dalla sua entrata in vigore, il 1 gennaio del 1948, che messaggio ci racconta la carta? Abbiamo trasformato in realtà quei valori? Siamo riusciti a costruire una società che abbia realizzato con pienezza quel sogno dei costituenti? !

L’Italia è cambiata tantissimo in questi anni, abbiamo vissuto le fasi della ricostruzione, del boom economico, della crisi che ne è seguita, il terrorismo e le stragi di mafia, i progetti eversivi e i rischi di crisi democratiche, fasi e momenti storici diversi e complicati in cui, comunque, la Costituzione, i suoi valori e gli anticorpi che aveva in sè, ci hanno permesso di tenere la barra dritta in mezzo al mare agitato.

Non possiamo però non vedere che ancora molti dei suoi precetti restano da attuare fino in fondo, che ancora ci sono diritti negati, minoranze discriminate, che non c’è lavoro per tutti, che non tutti gli ostacoli alla libertà e all’uguaglianza dei cittadini sono stati rimossi.

Tanto è stato fatto, in passato ed ai giorni nostri, per trasformare il Paese, ma ancora molto resta da fare. Quello che voi giovani avete davanti è il Paese che le generazioni prima di voi vi consegnano, come a loro lo consegnarono i Costituenti ed ancora prima i Partigiani che si batterono per la libertà e la democrazia.

Vi consegnano un testimone, come in una staffetta, che dovrete portare voi più avanti, impegnandovi nella nostra comunità, partecipando, dicendo la vostra, andando a votare, scegliendo da che parte stare. E vi consegnano un testamento, che è la Costituzione, che vi indica la strada da seguire.

Oggi siamo alle prese con un tagliando alla nostra Carta Costituzionale,  che, dopo vari passaggi in Parlamento, vedrà i cittadini protagonisti della scelta definitiva.

Quella su cui gli italiani saranno chiamati a votare si o no al referendum confermativo è una riforma importante, che non incide in nessun modo sui principi fondamentali della nostra carta, ma cerca altresì di aggiornarla e di mettere la politica in condizione di rispondere con più efficacia alle sfide della contemporaneità, di riportarci nel solco delle democrazie europee con istituzioni più efficienti in un mondo più instabile.

Cambiare la seconda parte della Costituzione serve ad essere in condizione di applicare la prima.

Ecco il senso della riforma della Carta, ecco cosa si voterà al referendum.

Da trent’anni ci si prova, e se ne discute da quando fu scritta nella Costituente. Già in quella Assemblea, infatti, le madri ed i padri costituenti vollero una Carta non modificabile nei principi fondamentali dei primi articoli, ma flessibile nelle altre parti, mostrando la consapevolezza che, per meglio attuare quei principi, sarebbe stato necessario nel tempo aggiornare il testo.

Ed è proprio in questa direzione che va la riforma Costituzionale.

Adattare il testo alla modernità, alle dinamiche dell’economia globale, alle nuove sfide che ha davanti la democrazia, per dare all’Italia un assetto istituzionale più in grado di farla essere protagonista delle grandi scelte di cambiamento che sono necessarie per il nostro Paese, per l’Europa ed il Mondo.

Scelte che devono essere guidate dai valori dei primi 12 articoli della Carta, per tradurli in realtà in un contesto europeo e globale che è sempre più l’orizzonte di riferimento affinché la politica recuperi il suo ruolo, la sua fondamentale funzione e il terreno perso nei confronti dell’economia e del mercato.

Valori troppo a lungo rimasti inattuati, che sono però una risorsa straordinaria, un elemento guida verso una modernità più giusta, più equa più inclusiva e sociale.

Pensate a quanto ancora abbiamo da fare, ad esempio per realizzare a pieno l’articolo che più mi piace della nostra Carta, il terzo, che dentro di se ha una potenza e una attualità immensa:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

E’ questo l’articolo che abbiamo preso a riferimento per dare al nostro Paese la legge sui diritti civili, dopo anni di immobilismo e discriminazioni ingiustificate e assurde. E’ questo articolo che ci impegna per l’uguaglianza e il rispetto di genere tra donne e uomini.

Ma è questo articolo che oggi può guidarci verso un umanesimo nuovo che faccia della dignità della persona, una dignità per tutti nelle diversità di ognuno, la guida verso una società, un’Europa, un Mondo migliore.

E’ l’articolo che dobbiamo prendere a riferimento quando si parla di disuguaglianze, di diritto al lavoro e diritti sul lavoro, di discriminazioni di ogni tipo, di tutela dell’ambiente, di crescita inclusiva.

Ma, come tutti gli articoli della Carta, ci consegna un lavoro molto grande da fare.

In ballo al referendum c’è la capacità del nostro Paese di rispondere al bisogno di cambiamento di una società scossa nel profondo, attraversata da disuguaglianze non più tollerabili, incastrata in un modello di sviluppo insostenibile, poco attenta alle persone, che vive con smarrimento crisi economiche, demografiche, ambientali e democratiche.

Di fronte a tutto ciò, per porre un argine ai populismi nazionalisti che trovano linfa vitale dal fallimento delle democrazie nell’affrontare tutto questo, quello che bisogna scongiurare è il pericolo che Calamandrei segnalava: “il vero rischio della democrazia è - diceva, quello di - non decidere”.

Un tema da affrontare in un orizzonte continentale, perseguendo con decisione la via del rafforzamento dell’Europa politica e sociale, ma partendo dal nostro Paese, costruendo un sistema decisionale adeguato, equilibrato, più efficiente e capace di modificare anche quel rapporto tra cittadini e politica che appare logoro e che solo con più partecipazione potrà essere rilanciato.

La riforma della Carta su cui dovremo esprimerci va in tre direzioni: istituzioni più equilibrate, semplici ed efficienti; una democrazia più piena, egualitaria e partecipata; un sistema politico meno costoso.

Il superamento del bicameralismo paritario, con la fiducia al Governo che verrà espressa solamente dalla Camera e il nuovo Senato disegnato per rappresentare le istanze dei territori; la nuova centralità al Parlamento, espressione della volontà popolare, di fronte a un Esecutivo che a causa di un processo legislativo troppo lento, ha istituito un “dominio di fatto” attraverso decreti, maxiemendamenti, fiducie; la modifica il titolo V per rendere più chiari i rapporti e le competenze tra Stato e Regioni, vanno nella prima direzione.

L’introduzione del principio dell’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza elettiva; il riconoscimento di strumenti di democrazia diretta mai visti in Italia - come il referendum propositivo e l’obbligatorietà dell’esame delle proposte di legge di iniziativa popolare- vanno nella seconda direzione, rispondendo alla necessità, ormai chiara nelle democrazie occidentali, di rompere l’estraneità dei cittadini al processo politico, la separazione tra élites e società.

L’abolizione delle Provincie, delle indennità dei Senatori, del CNEL, i limiti ai costi delle istituzioni Regionali, consentono infine consistenti tagli ai costi della politica.

Tre strade per rendere più efficienti, inclusive, rispettabili le nostre istituzioni, e più forte la nostra democrazia.

L’obiettivo ultimo della riforma è accompagnare l’Italia nella contemporaneità con un sistema istituzionale adeguato e capace di rispondere ai bisogni di chi vuole il cambiamento utile al paese.

Farlo è una condizione necessaria ma non sufficiente per realizzare quello che i padri costituenti hanno scritto nei primi articoli della Carta, dobbiamo però riconoscere che molte delle strozzature, dei blocchi e delle difficoltà che attraversano il nostro Paese sono fortemente legate all’incapacità del sistema politico di riformare istituzioni che oggi sono lente e ridondanti e fanno si che la politica non riesca a rispondere alle domande di cambiamento con la velocità e trasparenza necessaria, col rischio di screditarla ancora di più di fronte ai cittadini che, invece, aspettano risposte rapide, pulite, efficaci alle difficoltà che incontrano nella vita quotidiana.

Per questo credo debba essere la riforma di chi vuole il cambiamento, non di chi cerca nella conservazione dello status quo il mantenimento dei propri privilegi.

La riforma di chi della politica ha bisogno per cambiare la realtà in cui vive, non di chi la vuole debole e depotenziata di fronte alla finanza e all’economia.

Delle donne e degli uomini che vogliono battersi nei prossimi anni per quella dignità di cui parla l’articolo 3 della nostra Carta, contro chi vuole conservare uno status quo fatto di disuguaglianze e esclusione.

Dei giovani, delle donne e degli uomini che vogliono farlo avendo la Costituzione e il sistema istituzionale come alleato e guida nel cambiamento, non come un ostacolo.

Care ragazze e cari ragazzi, questa che vi consegneremo è la vostra Costituzione, è lasciata oggi nelle vostre mani, al vostro impegno, un impegno che non dovete mai smettere, perché le conquiste non sono una volta e per sempre, ma vanno rinforzate e curate ogni giorno.

Buona Liberazione, viva la Costituzione.

massimo.corsini