Calcio giovanile truccato, per lo Zambra una sentenza shock

Sport
Cascina
Sabato, 25 Febbraio 2023

4 anni di squalifica al mister e 3 anni a tre calciatori dei Giovanissimi U15, puniti dalla Corte federale d'appello per avere "accomodato" un match con il Montignoso. Per la società è un'ingiustizia

Pesanti, anzi, pesantissime le sanzioni all'ex allenatore dei Giovanissimi Under 15 dello Zambra (4 anni di squalifica ndr) e a tre ragazzi della società cascinese, colpiti dalla decisione della Corte federale d'appello e squalificati per tre anni da ogni competizione della Figc.

Tutto risale alla gara giocata dallo Zambra contro il Montignoso nel campionato Giovanissimi regionali 2021/2022 e alle irregolarità punite dalla Corte federale che avrebbero "accomodato" il match in favore della società massese.

Lo Zambra dovrà anche scontare 4 punti di penalizzazione nel campionato Regionale Giovanissimi Toscana Elite 2022/2023, mentre il Montignoso dovrà pagare una multa di 1.000 euro.

Questo in sintesi il dispoitivo della sentenza che giovedì 23 febbraio ha sconvolto la società Zambra, pronta a difendersi - scrive la società nel comunicato che pubblichiamo - e far valere le proprie ragioni in qualsiasi sede.  

 

Riporta la nota dello Zambra Calcio.

La società  Zambra Calcio ha accolto con incredulità e grande senso di ingiustizia il verdetto della Corte federale sulle presunte irregolarità durante una gara del campionato 2021-2022 dei Giovanissimi Regionali contro il Montignoso. Questa società, come ha sempre fatto, rispetta le decisioni degli organi Figc, ma ne respinge in toto le conclusioni che hanno portato a una decisione arbitraria e irragionevole nell'esito e per giunta abnorme nell'entità delle pene comminate a atleti di 15 anni i quali rischiano di vedere troncata - per mano della federazione - la loro attività agonistica giovanile.

La sentenza della Corte federale di Roma, va ricordato a chi non ha seguito la vicenda, si basa soltanto sull'estrapolazione di una conversazione in una chat tra due ragazzi adolescenti acquisita da un social network (i cui toni dunque sono facilmente immaginabili) e da un brano di un video amatoriale con una ripresa da un centinaio di metri di distanza.

Per ribadire la totale insussistenza di teoremi di un esposto di parte che ora, in modo sbalorditivo, risultano trasformati in sentenza, la società ricorda volentieri - a chi non conoscesse la vicenda - le parole usate dalla Corte federale toscana in sede di giudizio di primo grado, che fece cadere ogni accusa. In quella pronuncia i giudici respinsero le tesi della Procura federale con queste motivazioni: "In assenza di prova dell'illecito ed in presenza di meri indizi che però, per come dettagliato, non appaiono in alcun modo gravi, precisi e concordanti (come enunciato dal Collegio di garanzia del Coni), per di più in presenza di una prova privilegiata (il rapporto arbitrale) e di numerosi indizi che sembrano andare in senso antitetico rispetto alla sussistenza di un illecito".

Mentre si ribadisce la totale estraneità alle ricostruzioni prese per buone dalla Caf - basate su mere congetture che evidentemente da qui in avanti saranno sufficienti per ribaltare i risultati del campo - si insiste qui sulla totale iniquità della sentenza non solo e non tanto in difesa del buon nome di questa società (da sempre ossessionata dal rispetto della correttezza delle regole, sia a livello societario che in campo), ma soprattutto a tutela dell'allenatore e dei ragazzi coinvolti, colpiti da un giudizio severissimo e inaudito. Per necessità di brevità non elenchiamo qui ma ci limitiamo a riportare alla mente gli svariati precedenti - impressi nella memoria di chiunque segue il calcio - di fatti ben più gravi (violenze in campo, vere combine alla luce del sole con goleade e autogol o illeciti economici delle società o ancora calciatori condannati per reati abietti) conclusi con pene molto più tenui o accolti quasi con non curanza dagli organi di giustizia sportiva.

Accanto all'incredulità e al senso di ingiustizia resta il dispiacere per una decisione che mina la fiducia nelle istituzioni di dirigenti, tecnici e atleti delle società dilettantistiche e giovanili - in particolare quelle che non possono contare su importanti sponsor politici ed economici - le quali con impegno, abnegazione e volontariato rappresentano le fondamenta di un movimento che invece sembra sempre più inteso a uno sport ad uso di ricchi club e mera vetrina per la televisione.

Resta chiaro che da qui in avanti la società - che ha atteso con fiducia e compostezza le decisioni delle corti federali - si vedrà costretta a far valere le sue ragioni in qualsiasi sede le sarà possibile.

Aspettando con fiducia l’esito dell’ultimo grado di giudizio

redazione.cascinanotizie