Capannoli, la sindrome masochista del PD

Politica
Capannoli
Lunedì, 5 Febbraio 2024

Quello che sta accadendo a Capannoli, ma non solo, simboleggia, ancora una volta, la confusione che regna all'interno del PD provinciale, guidato da un segretario che prende il nome di Oreste Sabatino

Non è l'unico caso in cui, a livello provinciale, il Partito Democratico stia letteralmente sbandando, senza capire però quale direzione reale intraprendere: ogni tanto sbatte a destra (il più delle volte), ogni tanto, raramente, a sinistra. Vedasi la vicenda della scelta del candidato sindaco a Ponsacco, le possibili primarie a San Miniato e, credo, che, a breve, ne emergeranno altre.

Pubblichiamo quanto ha scritto l'attuale sindaca di Capannoli, Arianna Cecchini, in pratica sfiduciata dal suo stesso partito, dopo il doppio mandato amministrativo e la volontà palesata di ricandidarsi.

Ci tornano in mente le vicende cascinesi, le primarie volute dall'ala ultra riformista renziana che propose il duello tra Antonelli (sindaco in carica all'epoca) e Andrea Paganelli e sappiamo come andò a finire, aprendo la strada alla sempre più compatta compagine di centro destra che, probabilmente, vedrà trionfare molti altri suoi candidati alle prossime amministrative di Giugno 2024

LA DEBOLEZZA DEI SALOTTI E LA PIROMANIA  

Tredici persone possono entrare, sedute, nella maggior parte dei soggiorni di ogni abitazione (anche senza caminetto). Ma neanche se fossero tredici capi di Stato potrebbero decidere le sorti di tutte le case del proprio paese senza averne preliminarmente discusso con la comunità politica che li ha incaricati di assumere il ruolo che esercitano.
Salvo smentite autoritarie questa evidenza, nell'anno 2024, sembrerebbe dover valere anche per Capannoli e Santo Pietro Belvedere. Non può non valere se quella comunità politica si chiama Partito Democratico che già nel nome racconta il proprio aspetto identitario e la propria cifra del fare politica.

La premessa può esser utile per leggere, con equilibrio e senza rancore, quello che meno dei 3/5 del'assemblea del PD dell'Unione di Capannoli, nella riunione del 1° febbraio, ha provato a dire con la propria decisione.
Rinnegare, bocciare e stroncare il lavoro fatto in 10 anni da una Amministrazione guidata da una Sindaca, tre assessori e due consiglieri comunali del PD (tra cui il segretario in carica e mazziere nella riunione dei tredici) non è un esercizio di stile.

Ciascuno può leggere quel che è successo come vuole ma i fatti sono sul tavolo.
Esprimere una candidatura a sindaco (mai discussa in nessuna sede di nessuna riunione) mentre quella in carica, del tuo stesso partito è disponibile a proseguire il lavoro fatto non è un fatto politico: è solo una debolezza arrogante che prova a gestire sulla pelle di una comunità rancori personali.
Paventare scorciatoie primitive per far fuori un'intera classe dirigente senza chiedere ai tanti iscritti e simpatizzanti la propria opinione è un fatto grave, l'effetto plastico di inesperienza e approssimazione.
Organizzare colpi di mano (come quello tentato) senza voler passare dalla strada maestra della trasparenza, della partecipazione e della socializzazione delle scelte è postura tipica dei salotti oligarchici di un tempo che per fortuna è tramontato.

Se una frangia dei dirigenti politici del partito democratico di Capannoli e Santo Pietro Belvedere crede di avere solide ragioni per rivendicare la propria scelta (che appare all'intera opinione pubblica estemporanea, repentina e bizzarra) non avrà né timore né problemi a organizzare un dibattito pubblico tra iscritti e simpatizzanti e confrontarsi con il passaggio aperto, libero e trasparente delle primarie, al netto dei numeri (esigui) e delle forme (carbonare) con cui questa frattura si è creata e rischia di consumarsi in una voragine.

Chi appicca un incendio per errore e si preoccupa di spegnerlo dimostra responsabilità e coraggio.
Chi continua ad alimentarlo è piromane doppiamente colpevole.

Arianna Cecchini, Sindaca di Capannoli
 

luca.doni