Carcere Don Bosco: "Situazione drammatica ed angosciante"
Sovraffollamento e carenze. Le risultanze del sopralluogo alla struttura della 2a Commissione Consiliare Permanente
Riporta una nota.
"La situazione all'interno della casa circondariale "Don Bosco" è drammatica ed angosciante.
Come Commissione due abbiamo fatto un sopralluogo questa settimana per interessarci alle condizioni della struttura e a quelle dei detenuti e delle detenute, nonché dei lavoratori e delle lavoratrici che, a vari livelli, operano nella struttura. Il quadro che è emerso è costernante: l’ala femminile, che ospita poco più di 20 detenute, è stata recentemente ristrutturata e, seppur passibile di migliorie, appare sostanzialmente in buona salute grazie anche al grande lavoro degli anni passati cha ha coinvolta anche questa commissione. Lo stesso non si può di certo dire della sezione maschile, con spazi angusti e sovraffollati, sporchi e che non garantiscono i criteri minimi di rispetto della dignità personale.
La struttura ospita infatti complessivamente 275 persone a fronte di 198 posti previsti.
Accade spesso che due o tre detenuti vivano all'interno della stessa cella, condividendo nove metri quadri di spazio, comprensivi di servizi igienici aperti nella stanza e non separati come la normativa prevedrebbe e come invece accade nell’area femminile.
La proporzione tra spazio e persone è inaccettabile e determina una condizione disumana di vita specialmente nel reparto dei "semiliberi", dove sono emerse le criticità più gravi, e dove immaginiamo durante la pandemia situazioni simili limiti della sopravvivenza, riflessione che ci obbliga una riflessione più ampia su tutto il sistema.
Ci chiediamo se non sia il caso di trovare spazi diversi, anche esterni alla struttura, gestiti in accordo con la polizia penitenziaria, per ospitare queste persone, attualmente circa 20, che stanno affrontando il delicato percorso di reinserimento nella società.
Registriamo come manchi completamente il supporto al personale che lavora in condizioni estremamente difficili ed è spesso lasciato a se stesso nello svolgere mansioni delicate e di complessa gestione.
Questo elevato livello di stress fa registrare un aumento del rischio di burn out che porta inevitabilmente ad un incremento di giorni di assenza per malattia.
Fa rumore infatti la mancanza di uno psicologo capace di ascoltare e di assistere chi ne avrebbe la necessità, sia tra le persone detenute che tra il personale, nonché la difficoltosa presa in carico dei disturbi legati alle dipendenze.
Impressione positiva anche per quanto riguarda gli spazi e i servizi di assistenza sanitaria sia ambulatoriale che di degenza, grazie anche all’importante impegno del personale impiegato che però non manca di sottolineare diverse criticità: mancano infatti supporto ed incentivi atti a garantire una continuità ed un adeguato numero dei professionisti coinvolti nonché programmi di formazione specifica.
Salta agli occhi anche la situazione della sala operatoria, perfettamente attrezzata ma inutilizzabile per problematiche strutturali, che, lasciata a se stessa, si configura come uno spreco di risorse e spazio.
Altro aspetto rilevante è la mancanza di un sistema di videosorveglianza, come già registrato ed affermato da Ilaria Cucchi che ha visitato il carcere a febbraio 2023.
Come commissari, consapevoli del fatto che un paese civile si misuri anche da come considera e tratta i detenuti, ci impegneremo per accendere i riflettori su queste criticità, coinvolgendo anche i parlamentari rispettivi delle nostre forze politiche.
Riteniamo anche fondamentale ripristinare i momenti, frequenti prima della pandemia, di apertura e collaborazione con e verso la città, con eventi culturali e di intrattenimento".
Nella foto, da sinistra Dalia Ramalli, Luigi Maria Sofia e Maria Antonietta Scognamiglio