Caro idrocarburi: autotrasportatori sul piede di guerra
Comunicato di CNA Fita: "L’autotrasporto si mobilita". Costi aumentati del 25%: “La politica deve necessariamente intervenire per mitigare questa emergenza"
Scrive CNA Fita. L’autotrasporto si mobilita. In mancanza di risposte ed impegni precisi sul caro energia anche CNA Fita, insieme alle altre associazioni di categoria dell’autotrasporto, ha sottoscritto un documento che è stato inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e alla viceministra Infrastrutture e Mobilità Sostenibili Teresa Bellanova.
Nello specifico CNA e le altre sigle evidenziano la drammatica condizione che vivono migliaia di operatori alle prese con il rincaro dei carburanti registrato negli ultimi mesi che non accenna a placarsi e che sta rendendo insostenibile continuare ad esercitare l’attività.
Gli aumenti vertiginosi delle materie prime, di luce e gas, infatti riguardano anche il gasolio per autotrazione, che è ancora largamente il carburante più diffuso, ma anche l’additivo AdBlue per i veicoli più moderni e il GNL (gas naturale liquefatto).
Si registrano aumenti generalizzati per oltre il 25% nell’ arco di un anno equivalenti a maggiori costi per oltre 535 milioni di euro a danno delle pmi, che l’ autotrasporto non riesce a ribaltare sui propri committenti e che finiscono per scaricarsi interamente sui già risicati margini di profitto delle imprese.
“Il costo dell’ energia continua ad aumentare con evidenti ripercussioni anche sul costo del carburante – entra nel dettaglio il Presidente trasporto Merci CNA Pisa, Roberto Calvani -. Nel 2021 il prezzo del gasolio è salito di quasi il 22% e nelle prime settimane del 2022 la corsa al rialzo ha accelerato: è prioritario e fondamentale ridurre le imposte sul carburante per scongiurare il fermo di migliaia di veicoli a causa dei costi insostenibili”.
Ai prezzi attuali del gasolio, numeri alla mano, inoltre i costi di gestione di un camion aumentano di 9.300 euro l’anno pari ad un impatto del 7% dei valori indicativi dei costi di esercizio.
“La politica deve necessariamente intervenire per mitigare questa emergenza, in particolare tramite le accise che, senza considerare l’ IVA, costituiscono più del 50% del costo del gasolio e degli altri carburanti. I costi per le imprese sono diventati insostenibili, soprattutto per quelle imprese che hanno fatto investimenti green acquistando veicoli a metano che stanno pagando aumenti fino al 90% in più, un paradosso per tutte le imprese che hanno investito in una realtà meno inquinante e che si vedono costretti a fermare i mezzi per i costi triplicati. Il tutto si traduce in un aumento generalizzato dei costi dei trasporti oltre al problema allarmante della carenza di autisti” conclude Calvani.