Cascini@mo striglia la Giunta cascinese sui diritti civili
Nell'ultima seduta del Consiglio Comunale di Cascina, la maggioranza che governa la città ha approvato una mozione che revoca la "Consulta per le Pari Opportunità", un ennesimo passo indietro sull'affermazione e la difesa dei diritti civili?
Così la pensa l'Associazione "Cascini@amo" che ci invia un comunicato che pubblichiamo integralmente.
Diritti civili? No, grazie!
A Cascina, continua lo smantellamento sistematico di tutto quanto attiene ai diritti civili.
Dopo il rifiuto della sindaca di celebrare le unioni civili, oggi il Consiglio Comunale ha “abolito” la Consulta per le Pari Opportunità. Cos’è la Consulta? Quali le sue funzioni? Ma soprattutto, cosa ci siamo persi?
La Consulta per le Pari Opportunità nasce nel 2014 come organo consultivo e di proposta per l’Amministrazione Comunale formato in modo in modo trasversale (quindi non ha nessun colore politico) e con la funzione di sostenere e promuovere la democrazia di genere, e rimuovere i fattori sociali e culturali che comportino discriminazioni. La Consulta non ha finanziamenti da parte del Comune e i suoi membri offrono il loro servizio in modo volontario.
Attualmente la Consulta sta portando avanti un progetto contro il bullismo in alcune scuole di Cascina.
Sì, perché pari opportunità non è soltanto parità fra uomo e donna, come sembra sostenere l’attuale amministrazione, che a fronte di numerose cariche pubbliche attribuite a donne, ritiene risolto il problema, la questione è strettamente legata all’art. 3 della Costituzione e relativo all’uguaglianza sostanziale.
Questo principio fondamentale del nostro vivere civile stabilisce che a ciascuno debbano essere garantiti gli stessi diritti e le stesse opportunità a prescindere dal proprio status. Quello di cui si parla quindi è assicurare pari opportunità a ciascuno senza alcuna distinzione di sesso, razza, religione, idee politiche, disabilità o condizioni economiche o sociali. Ecco cosa significa pari opportunità!
Ridurre la questione alla sola distinzione fra uomini e donne, peraltro negando che ci sia una questione di genere, è assolutamente riduttivo e fuorviante, ma soprattutto è sbagliato!
Ancora più gravi sono le motivazioni addotte dall’Amministrazioni a sostegno della propria scelta sconsiderata: si afferma, in buona sostanza, che la consulta veicolerebbe la c.d. “teoria gender” (beato chi sa cosa sia!), che tanto ossessione la nostra Amministrazione attraverso il progetto contro il bullismo.
Tuttavia se qualcuno si fosse preso la briga di leggere e capire a fondo il progetto, redatto con il supporto di psicologi, pedagogisti e studiosi dell’Università di Pisa, si sarebbe subito reso conto che si tratta di un bellissimo progetto pensato proprio per i più piccoli (e più vulnerabili) per aiutarli a capire cos’è il bullismo, a parlarne con qualcuno e a non tacere di fronte ai soprusi.
Questo progetto, dopo la decisione del Consiglio, vacilla e rischia di morire: è questo quello che vogliamo per i nostri figli?
L’Amministrazione sembra dire: “Facciamo finta di niente, che le cose si risolvono da sé!”
Non è con la politica della polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi!
Non è con la politica dello smantellamento sistematico di tutto quanto attiene all’istruzione e all’educazione che possiamo crescere cittadini buoni e consapevoli!
Questo non è quello che vogliamo: crediamo nell’educazione al rispetto di tutti e delle diversità di ciascuno.
L’Amministrazione Comunale ha già detto no alle unioni civili, al garante per i disabili, alla Consulta per le Pari Opportunità, allo SPRAR, ai progetti di sport ed ecologia nelle scuole.
Cos’altro ancora ci toglieranno?