Centro sportivo e stadio non siano un alibi per la mancanza di risultati

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PISA e Provincia
Domenica, 12 Maggio 2024

Peggior risultato dal 2019/20 oppure seconda miglior serie consecutiva in serie B nella storia dello Sporting Club? In mezzo a questa domanda anche Centro Sportivo e Stadio

La stagione 2023/2024 va in archivio con il peggior risultato da quando i nerazzurri sono tornati in serie B cinque stagioni or sono. Questo è quanto sottolineano quelli del bicchiere mezzo vuoto. Andiamo verso il sesto campionato di serie B consecutivo e solo a cavallo fra le due guerre il Pisa ha fatto meglio con nove campionato cadetti di fila spiegano quelli del bicchiere mezzo pieno che in modo spesso accorato sottolineano come sia impossibile andare oltre senza strutture adeguate, ovvero centro sportivo e stadio, due aspetti che ormai in città vengono dibattuti da anni e spesso osteggiati da quella parte di città che si nasconde dietro l’alibi ambientalista per bloccare qualsiasi progetto di sviluppo.

La verità però è che progetto sportivo e crescita strutturale debbano si andare di pari passo, ma l’uno non sia l’alibi dell’altro. Partiamo dal centro sportivo: Parma, Como, Venezia, Cremonese, Palermo, Sampdoria, Brescia e Catanzaro, hanno tutte un centro sportivo di proprietà, anche se quello dalla società calabrese è più un semplice campo sportivo. Un grande vantaggio in termini economici e di crescita del settore giovanile, ma il Cetilar Centre di San Piero a Grado in termini stretti di funzionalità per la prima squadra non ha nulla da invidiare a nessuno, campi di calci di qualità altissima grazie al lavoro di HTS, una palestra comunque funzionale al lavoro della squadra, spogliatoi e accoglienza che sono comunque adeguati alle necessità. È vero come ha detto il presidente Corrado nell’ormai celebre conferenza stampa del 6 marzo scorso che il Pisa ci ha investito tanti denari a fondo perduto, visto che la proprietaria è l’Università di Pisa, ma è anche vero che se investi il grosso della campagna acquisti in giocatori che non hanno un rendimento adeguato non si può addossare le colpe ai problemi strutturali. Il riferimento all’acquisto di calciatori come Ian Mlakar ed Emanuel Vignato non è per nulla causale. Niente di personale con i ragazzi e l’augurio è che dopo una stagione di apprendistato sfondino e diventino top player, però nell’economia di questo campionato non è lesa maestà parlare di fallimento da parte loro e di poca utilità alla causa di questo campionato.

Il capitolo stadio è assai diverso, meno urgente del centro sportivo sicuramente, utile ma non così indispensabile. Facendo sempre riferimento alle prime otto di questo campionato, ovvero alle squadre già promosse o in lotta per farlo via playoff, sei di queste certo non hanno problemi in questo ambito, ma Como e Catanzaro ne hanno ed anche abbastanza grossi. I lariani, nonostante uno stadio che oggi conta una capienza di 7,5mila posti (erano 6mila, ma è stata aumentata nel febbraio scorso) ed una collocazione da brividi per l’ordine pubblico, non si sono fatti troppi scrupoli a salire in serie A; stessa situazione a Catanzaro dove la capienza è più alta, nell’ordine dei 14mila, però la struttura è fatiscente con addirittura un ingresso unico per tutti i settori, tranne quello ospite. Ma anche in Calabria non si sono fatti problemi prima a salire prima in serie C, cosa che ha reso necessari già importanti lavori soprattutto a livello di strutture obbligatorie (sala var, stampa e hospitality), poi a penare alla serie A chiudendo il campionato al quinto posto.

Insomma la carenza di strutture che a Pisa è sotto gli occhi di tutti, non diventi però un alibi per campionati anonimi, perché a scherzare con il fuoco poi il rischio di bruciarsi è molto alto ed in piazze come Ascoli, nove campionati di serie A consecutivi, ne sanno qualcosa. Il mantra recitato fino ad oggi, ovvero centro sportivo e stadio devono trainare la crescita della squadra non è una verità assoluta, vale anche il contrario e magari un grande campionato ed una massima serie da dover gestire possono mettere con le spalle al muro politica e burocrazia e accelerare la tanto attesa crescita a livello strutturale, lo merita la società che da anni si batte per questo, lo merita la tifoseria che deve ogni partita fare i conti con la corsa al biglietto e con interminabili code per entarre, lo merita la città ch, piaccia o non piaccia, vive di calcio.

massimo.corsini