Centro sportivo nerazzurro. Una città in comune: "L'area di Gagno non è idonea"
La lista di minoranza attacca l'amministrazione Conti: "Non si possono nascondere i problemi sotto il tappeto"
Ha scritto Una città in comune.
I nodi prima o poi vengono al pettine, e il caso del Centro sportivo a Gagno non fa eccezione.
Ad ogni annuncio trionfalistico è seguita puntualmente una smentita, e si va avanti così da almeno un paio d’anni. Si è provato ad addossare la colpa a chi a cercato di vederci chiaro, mettendo in luce fin da subito problemi e incongruenze, a chi ha cercato di tenere al centro della vicenda il bene comune, ma ora risulta evidente che le responsabilità vanno cercate altrove.
La società, stufa di aspettare, si è arrabbiata e punta il dito contro la Giunta Conti la quale si difende come può.
Ha ragione il Sindaco a dire che non si può ridurre il percorso autorizzativo di un intervento così importante a mera burocrazia, ma dimentica che sono stati proprio lui e la sua maggioranza a dare il via libera alla localizzazione (variante urbanistica ad hoc), a fare grandi annunci, o quantomeno a non smentirli, a suscitare speranze in chi, legittimamente, aspetta in gloria una struttura per la propria squadra del cuore.
Il problema è che amministrare una città, e il patrimonio di tutti i cittadini e cittadine, non significa blandire e illudere di poter fare tutto rapidamente, ma significa indirizzare le scelte per tenere insieme le diverse esigenze, che convivono nella collettività: non si possono nascondere i problemi sotto il tappeto perché prima o poi escono fuori a presentare il conto.
Non è certamente competenza del Comune dare il via libera da un punto di vista della sicurezza idraulica, ma sarebbe stato compito del Comune approfondire il tema prima di approvare una variante urbanistica di questa portata in area di pericolosità idraulica P3. Ma purtroppo si sa, la sicurezza idraulica è in cima ai pensieri di tutti quando si commentano le tragedie, ma tutto il resto dell’anno non interessa a nessuno.
Se si scelgono le destinazioni d’uso in base alle proprietà delle aree e non alla loro idoneità, poi è inevitabile che si creino problemi.
Quello che non vorremmo ora è che la toppa fosse peggiore del buco: non vorremmo cioè che, dopo che la società ha battuto i pugni sul tavolo per pretendere che le procedure procedano spedite, si trovi qualche escamotage per aggirare l’ostacolo magari solo sulla carta.
Poi però le piogge cadono davvero, e sappiamo quanti danni possano fare anche nelle aree di pianura.
L’abbiamo detto fin dall’inizio che quell’area non era idonea, per questo e per altri motivi, perché insistere? Non sarebbe più semplice, e più veloce, scegliere un’area senza tutti questi problemi? Il progetto deve essere ripensato, quanto meno con un forte ridimensionamento, non è possibile far finta di nulla.