ConfCommercio: «Inefficaci le misure tampone: non considerate le esigenze delle imprese»
È critica la posizione di ConfCommercio sugli interventi messi in atto in occasione della chiusura del ponte di Lugnano
Il ponte di Lugnano chiude e le rassicurazioni non serviranno a rendere meno dannoso l'impatto che questa chiusura avrà sulle imprese. E la rinuncia del ponte alternativo da parte della Provincia di Pisa è stata una clamorosa occasione mancata. E' il presidente dei commercianti Confcommercio di Lugnano Luigi Cecchi ad esprimere il massimo della preoccupazione possibile per una decisione che non soddisfa in alcun modo gli imprenditori del territorio: «Ci saranno enormi disagi e le soluzioni tampone che dicono di voler attuare, nella sostanza non serviranno a mitigare gli effetti assolutamente negativi di questo provvedimento, con una chiusura che nella migliore delle ipotesi si protrarrà ininterrotta fino al 2 settembre».
«Non si è capito la gravità della situazione, rivendica Cecchi, le settimane sono già diventate undici invece di dieci, non si lavorerà la domenica e probabilmente neanche a ferragosto e questo è inaccettabile considerando che ci sono persone che per mantenere i livelli fondamentali di servizi, come una strada e un ponte in questo caso, lavorano la domenica, la notte e i giorni festivi. Non comprendiamo perché per il ponte di Lugnano non debba essere così».
«Pianificare sulla carta è sempre facile, ma sarebbe giusto che chi si è assunto la resposabilità di accantonare la nostra proposta di un ponte alternativo, si assumesse anche quella di risarcire i danni alle imprese e gli eventuali posti di lavoro che si perderanno». «Se solo ci fosse stata più disponibilità da parte della provincia, non ci ritroveremo oggi a parlare di una chiusura così prolungata nel tempo» ribadisce il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli: «Si sacrificano le imprese e l'occupazione del territorio, con effetti negativi che si protrarranno ben oltre la riapertura del ponte stesso, optando per una scelta che è lontanissima dal considerare le esigenze vitali delle imprese della zona».