Confcommercio controcorrente: riaprire le attività
#iononvogliochiudere: Dopo 23 giorni enormi difficoltà per il terziario. La Toscana non può essere il fanalino di coda delle riaperture. Dal 14 aprile rimettere in moto commercio e servizi nella massima sicurezza. Asporto anche ai ristoranti
La Toscana non può essere il fanalino di coda delle regioni italiane nell'allentamento delle misure di lockdown. Esprime un appello ai massimi vertici regionali la presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini: «Le proiezioni dell'Istituto Einaudi danno la Toscana come ultima regione in Italia in cui si azzereranno i contagi, fissando la data al prossimo 5 maggio. Con una differenza di ben quattro settimane di ritardo rispetto alle prime, come la confinante Liguria o la Basilicata, addirittura ben 13 giorni dopo la regione italiana più colpita in Europa, la Lombardia. Eppure, in questi 23 giorni di lockdown le imprese toscane hanno dimostrato che la sicurezza pubblica è la priorità, si sono attenute con rigore alle regole stabilite dal Governo, mettendo in prima linea la propria responsabilità sociale e sanitaria, nonostante le enormi difficoltà affrontate fra costi di gestione permanenti e sostegni statali chiaramente inadeguati».
«Non è compito nostro capire il perché e il per come, ma questo che si va profilando è uno scenario che le imprese della Toscana non possono permettersi, aggiunge la presidente: in Italia ci sono 4 milioni tra commercianti, artigiani, lavoratori autonomi e lavoratori delle attività artistiche e di intrattenimento, che nel solo mese di marzo hanno visto andare in fumo, per la cessazione parziale o totale delle loro attività, una cifra non inferiore ai 9 miliardi di euro di fatturato. E' un fatto che ogni giorno di chiusura in più determina percentuali sempre più elevate di aziende e negozi che non saranno più in grado di riaprire: la loro perdita, insieme a quella di numerosi posti di lavoro, avrà ricadute sociali disastrose».
Confocommercio propone un progressivo piano di rientro dal blocco: «Diventa irrimandabile e urgente aprire un confronto che individui regole e modalità di riapertura a partire dal prossimo 14 aprile. Non si capisce perché ogni giorno sia possibile fare lunghissime file davanti ai supermercati mentre è impedito ogni tipo di accesso alle attività di commercio al dettaglio come negozi di abbigliamento o librerie. Ci dicono che dovremo convivere a lungo con il virus: ne siamo convinti per questo occorre da subito elaborare un piano che individui fasce orarie stabilite, gruppi di dipendenti che per età o altre caratteristiche possono riprendere per primi l’attività e protocolli di sicurezza e di prevenzione a cui attenersi. Iniziando, per esempio, a dare la possibilità a ristoranti e attività di somministrazione di svolgere il servizio di asporto, nel rispetto delle stesse misure di contenimento adottate per la vendita dei piatti pronti nei negozi di alimentari».
«Non possiamo restare fermi, occorre agire per salvare il salvabile. E' solo una pia illusione credere che i soldi pioveranno dal cielo secondo il miraggio dell'helicopter money, ma esclusivamente dalla tenuta economica delle nostre imprese dipendono lo stesso sistema sanitario e sociale», è la conclusione di Grassini, numero uno di Confcommercio.