Consiglio Comunale: addio alla consulta delle pari opportunità

Cronaca
Politica
Cascina
Giovedì, 23 Febbraio 2017

Se martedì si è consumato uno scempio istituzionale non saremo noi a dirlo, sarà il tempo probabilmente. Sono in molti a sostenerlo, così come in molti difendono l’operato dell’amministrazione. Questo non ci impedisce di poter intanto fare un bilancio, riportando ciò che è stato detto.

La Consulta per le Pari Opportunità è stata revocata. Le motivazioni addotte dalla maggioranza a questa scelta sono state diverse, anche se possiamo ben dire che ruotava tutt’intorno, di nuovo, alla tanto discussa “teoria gender”, ormai “nuova ossessione” ideologica e  paranoia politica del mainstream. Ovvero, la Consulta delle Pari Opportunità, da quanto si evinceva dalle parole del consigliere Lago (FDI) sarebbe solo un “Comitato di Propaganda Gender” che potrebbe indottrinare “le nuove generazioni, turbando la loro identità di genere e sessuale”. Il Consigliere Lago faceva perno sull’ideologia sospetta che si cela dietro gli atti della Consulta. Non sono mancati cenni al recente scandalo dell’UNAR, al centro delle cronache di questi giorni.

Le opposizioni si sono ribellate. Al di là dell’intervento del Consigliere Viegi (PD), che certo non ha lasciato il segno, i Consiglieri Ragaglia (PD), Fabio Poli (Socialista di Progetto Cascina) e David Barontini (M5S Cascina) hanno fatto un’accalorata difesa delle Consulta, rimandando al mittente l’accusa dell’imposizione culturale omosex che la Giunta invece ritiene intrinseca all’operato della Consulta. Ragaglia ha puntato severamente il dito contro la maggioranza, sostenendo che se vi è qualcuno che cerca di far passare un’ideologia in particolare, questi è la maggioranza. Anzi, ha continuato Ragaglia, qualsiasi amministrazione che ha la Consulta fa di tutto per difenderla, non cerca di escludere nessuno per nessun motivo. Il Consigliere Poli ha sottolineato che  proprio coloro che hanno voluto difendere la Costituzione in occasione del referendum del 4 dicembre 2016, stanno andando contro il fondamentale articolo 3 della Costituzione che citiamo, dimostrando che  hanno di fatto dufeso ciò che non conoscono affatto:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua di religione, di opinioni politiche  di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Barontini ha sottolineato che Lago è andato fuori tema, citando l’UNAR solo per alzare i toni e per sviare, perché le due cose non hanno assolutamente nessun collegamento, oltre a ricordare la spiacevole idea che la maggioranza ha avuto nell’individuare il male dei mali nella Consulta. Anche il M5S è in Consiglio, ha detto, per migliorare le cose già esistenti e cancellare le vecchie scelte che si sono rivelate errate. Ma con criterio, non per partito preso come la Giunta, ha continuato il Consigliere Barontini.

La Maggioranza si è difesa sostenendo che l’operato della Consulta sarà sostituito da un altro organismo (che forma, compiti e rilevanza avrà non è stato detto), coordinato dall’Assessorato capitanato da Sonia Avolio. La Consulta per le Pari Opportunità però, come è già stato sottolineato in altri nostri interventi, non coincide con nessun assessorato, non ha alcun costo e deve collaborare con le amministrazioni in carica: non ha alcun senso politico o tantomeno oppositivo. Anche il Sindaco Ceccardi ha preso la parola, ribadendo che le donne non sono una categoria svantaggiata, portando ad esempio figure come la Merkel o la Thatcher, ex Primo Ministro Inglese del Partito Conservatore (che ha governato, per inciso, dal 1979 al 1990, non 20 anni come ha detto il Sindaco). Donne che, nelle parole del Sindaco, sono arrivate dove sono arrivate, pur non avvalendosi delle Quote Rose. Mi permetto un appunto: quei paesi citati, come la Germania, l’Inghilterra o i Paesi Scandinavi vantano una tradizione social-democratica molto forte, dove la partecipazione, l’uguaglianza, la democrazia sono valori attivi e non astratti, che hanno permesso a persone di sesso diverso di poter concorrere ugualmente anche  a cariche pubbliche, senza organismi terzi.

Ma le Pari Opportunità non sono le Quote Rose.

jacopo.artigiani