Covid-19 e Università. 17 lavoratori in appalto senza stipendio
La Cgil Pisa attacca l'ateneo pisano sulla gesitone del ritorno alle lezioni in presenza. "Pesanti ripercussioni sulla tenuta reddituale delle lavoratrici e dei lavoratori degli appalti delle pulizie e di portierato"
La decisione dell'Università di Pisa di non usare il Polo Piagge per le lezioni in presenza, inciderà pesantemente su 17 lavoratori dell'ateneo pisano, che dovranno fare i conti con la riduzione delle proprie ore lavorative, tagliate del 90%.
Scrive la Cgil Pisa
"La decisione dell’Università di Pisa di non utilizzare le aule del Polo Piagge per ampliare la didattica in presenza del proprio corpo studentesco, ma di concedere alla Provincia 26 aule per gli Istituti Superiori, sta avendo importanti ripercussioni sulle lavoratrici e i lavoratori impiegati negli appalti delle pulizie e di portierato.
Come Organizzazione Sindacale avevamo già manifestato le nostre perplessità e siamo a ribadire come tutti gli studenti abbiano diritto, con la necessaria adozione delle misure di tutela della salute e sicurezza, alla didattica in presenza.
Responsabilità degli enti interessati sarebbe stata quella di raggiungere questo obiettivo attraverso una progettazione volta a garantire tutti gli studenti delle scuole ed università, partendo dall’individuazione degli spazi disponibili .
La soluzione adottata, a nostro parere, non solo non va in questa direzione, ma sta avendo ripercussioni, ancora maggiori di quelle preventivate, sulla tenuta reddituale delle lavoratrici e dei lavoratori degli appalti delle pulizie e di portierato, partendo proprio dal Polo Piagge, in cui vi sono addetti 17 lavoratori e lavoratrici che vedranno ridotte le proprie ore lavorative di quasi il 90%, dal momento che il loro servizio viene gestito direttamente dalle scuole.
Negli incontri avuti con l’Università di Pisa, la Filcams-Cgil ha fatto presente a più riprese sin dal mese di maggio, l’importanza di programmare i servizi di ripartenza, tenendo conto anche della necessità della ripresa dell’attività lavorativa di centinaia di lavoratori che dal mese di marzo sono in ammortizzatore sociale. Il percorso di confronto avviato aveva portato a forti rassicurazioni, soprattutto dopo la delibera del senato accademico del mese di agosto sulla parziale ripartenza delle lezioni in presenza. Purtroppo le cose non stanno andando così.
E’ necessario con urgenza trovare soluzioni alternative volte a limitare gli impatti negativi già esistenti da un riavvio solo parziale in presenza della didattica universitaria, che vedrà presenti in Ateneo solo un terzo degli studenti. Questo renderà comunque necessaria l’attivazione degli ammortizzatori sociali per la tutela dei lavoratori esternalizzati, per i quali vogliamo che l’impatto economico sia residuale.
La situazione che si è venuta a determinare va ad aggravare un quadro già di per se’ complesso in merito al quale è necessaria un’assunzione di responsabilità di tutti i soggetti interessati".