Crespina e la scuola solo per i residenti: Adriano Sofri scrive a D'Addona
La scuola modello del "senza zaino" torna al centro del dibattito. Al sindaco e alla giunta un nuovo invito all'apertura e al dialogo
La scuola di Crespina, quella che la giunta e il sindaco Thomas D'Addona hanno voluto precludere ai non residenti, torna al centro della cronaca, questa volta non prettamente politica.
Dopo i sindacati, i genitori in rivolta e il personale della scuola, dopo la rottura interna al Partito Democratico locale e non solo, anche Adriano Sofri ha preso carta e penna, ed ha scritto una lunga lettera al primo cittadino del piccolo comune della provincia di Pisa.
Ha scritto Adriano Sofri
Caro sindaco di Crespina...
Caro Thomas D’Addona, sindaco di Crespina Lorenzana (Pisa, vigneti, memorie macchiaiole, eccetera). Le scrivo per porre anche a lei l’interrogativo sul quale tutti ci arrovelliamo: E’ ragionevole sperare che palestinesi e israeliani arrivino a capirsi e convivere cordialmente? Voglio mostrarle di aver fatto del mio meglio per capire la questione. Ho letto con ammirazione il suo curriculum: 47 anni, ingegnere, già cameriere a Londra e operaio alla Piaggio, volontario della Misericordia, consigliere comunale nel 1997, vicesindaco nel 2002, sindaco nel 2007, riconfermato nel 2012, rieletto nel 2014 (fusione dei due comuni) ecc. e ancora nel 2019... “In questo contesto ho maturato una discreta capacità di sintesi per la soluzione di problemi di svariata natura”. Ecco, appunto. Ho letto il suo facebook, combattivo e combattuto, gran prevalenza di voci femminili. Poi un dossier soverchiante di comunicati, lettere, articoli, sit-in, ricorsi al Tar, denunce al tribunale… Ho quasi rinunciato, come facciamo tutti per Israele e Palestina. Eppure ero un po’ preparato, so a memoria il Carducci di “Faida di comune”: “Manda a Cuosa in val di Serchio / Pisa manda ambasciatori: / Del comun di santa Zita / Ivi aspettano i signori”.
Provo ad andare al punto. C’è una scuola modello “Senza zaino” nel suo territorio, che per la sua qualità ha attratto bambini (e genitori) di comuni limitrofi. Quest’anno si inaugura la nuova scuola media inferiore, il cui progetto aveva previsto la frequenza di 200 alunni. Si sono iscritti alla prima in 61, di cui 16 non residenti. Due ammessi per legge. Lei, con la sua giunta (tra controversie ingenti, dimissioni di esponenti del suo stesso partito, il Pd…), ha ritenuto che la prosecuzione dell’aggravio di costi fosse pesante e ha deciso di ridimensionare a 150 la capienza e a due le tre classi previste, lasciando fuori gli scolari non residenti. Scolari, genitori (e anche i genitori dei residenti) hanno messo in piedi una mobilitazione formidabile in nome del diritto alla scelta della scuola, che in questo caso vuol dire un apprezzamento straordinario per l’esperienza pilota della “senza zaino” di Crespina, e alla continuità: a poter proseguire il proprio corso scolastico dove lo si è cominciato, e ad avere con sé fratelli e sorelle. Lei dice di avere dalla sua il Provveditorato, il quale, le replicano, si è uniformato alla sua decisione. Non entro nel capitolo sulla capienza del pulmino, perché non ho mai avuto la patente.
Ora, per concludere, lei vorrà consentire con me che, a dissezionare ragioni e torti di israeliani e palestinesi (non che non ci siano) non si cava un ragno dal buco. Si può solo immaginare, a occhi semiaperti, che qualcuno fra loro sia capace di un gesto che spiazzi i contendenti, li induca a grattarsi la zucca e a dirsi: Ma che cosa stiamo facendo? Se non proprio Gandhi, anche un Rabin. E’ vero che le guerre di pianerottolo sono le più accanite, ma basta un momento a decidere di farlo, quel gesto. 14 scolari di prima media e lei, un adulto signore esperto di motori. Si tratta di non farsi sequestrare dal partito preso. Che bella occasione le è capitata, e che esempio sarebbe per i nostri amici di Ramallah, di Tel Aviv e di Gaza.
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