Donne, resistenze e memoria: cinque storie pisane nell’ottantesimo della Liberazione
Presentato il progetto della regione Toscana
Il contributo delle donne alla Resistenza non è stato solo essenziale, ma per troppo tempo anche dimenticato. Ora, nell’anno dell’Ottantesimo della Liberazione, la Toscana rende loro finalmente il giusto omaggio grazie al progetto “Resistenze, femminile plurale”, che raccoglie le biografie di cinquanta protagoniste della lotta al nazifascismo, cinque per ogni provincia. Tra queste, cinque donne pisane le cui storie raccontano il coraggio e la determinazione con cui affrontarono una guerra che si combatteva anche senza armi.
A presentare il progetto sono state le storiche Ilaria Cansella e Francesca Cavarocchi, quest’ultima curatrice del volume pubblicato dal Consiglio regionale e consegnato nei giorni scorsi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le storie pisane sono state ricostruite grazie al lavoro della Biblioteca Franco Serantini.
Livia Gereschi, insegnante e crocerossina, usò la conoscenza del tedesco per tentare una mediazione durante un rastrellamento a Molina di Quosa. Riuscì a salvare donne e bambini, ma fu arrestata, detenuta e infine fucilata l’11 agosto 1944 a Massarosa. Un cippo ricorda oggi il suo sacrificio.
Teresa Mattei, detta Chicchi, pisana d’adozione, fu partigiana, staffetta e organizzatrice nei Gruppi di difesa della donna e nel Fronte della gioventù comunista. Nel dopoguerra fu la più giovane eletta all’Assemblea Costituente, contribuendo alla stesura dell’articolo 3 della Costituzione e lanciando la mimosa come simbolo dell’8 marzo.
Rossana Modesti, volterrana, creò nel 1944 il Comitato femminile della sua città, producendo il volantino clandestino Alle donne d’Italia e organizzando aiuti per i partigiani. Arrestata per rappresaglia, fu imprigionata al Don Bosco di Pisa fino alla liberazione della città.
Giuseppina Pillitteri Garemi, nome di battaglia Unica, fu l’unica donna pisana stabilmente in formazione nella 23ª Brigata Garibaldi. Emigrata in Francia per motivi politici, tornò in Italia per unirsi alla lotta partigiana come staffetta, infermiera e dattilografa. Il 2 settembre 1944 entrò a Pisa insieme ai compagni partigiani.
Teresa Toniolo, figlia del celebre economista Giuseppe Toniolo, fu punto di riferimento per la Democrazia Cristiana pisana e per il Centro italiano femminile. Nella sua casa si tennero le prime riunioni del CLN provinciale. Assisteva ebrei e renitenti alla leva fascista fingendo di gestire una casa di cura.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra UPI Toscana, la Rete degli Istituti storici della Resistenza, la Commissione Pari Opportunità regionale e l’Università di Firenze. Oltre alla pubblicazione del volume, è prevista una campagna di divulgazione online fino all’8 maggio sui social degli Istituti della Resistenza e sul portale Toscana Novecento.
Il 12 aprile scorso, durante una cerimonia in Consiglio regionale, sono state consegnate pergamene di riconoscimento alle famiglie di queste e altre protagoniste. Presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, il presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza Vannino Chiti, e la rettrice dell’Università di Firenze Alessandra Petrucci.
Un riconoscimento simbolico ma necessario, per dire grazie – finalmente – a chi ha reso possibile la libertà, anche a costo della vita.