Donne vittime di violenza, funziona il modello della SdS

Cronaca
PISA e Provincia
Venerdì, 6 Dicembre 2019

Fondamentale l'apporto di associazioni e cooperative senza le quali il modello non potrebbe funzionare. Le prese in carico dai servizi sono salite da 54 del 2017 a 86 del 2018. Nel 2019 finora sono 73

La Società della Salute della Zona pisana come esempio di buona prassi in Toscana in tema di presa in carico di donne vittime di violenza. Il percorso che accompagna le donne dall’emergenza all’autonomia coinvolge infatti in modo strutturato una molteplicità di soggetti del privato sociale con competenze e professionalità, che hanno esperienza pluriennale sul campo e hanno dimostrato di saper collaborare in modo integrato ed efficiente con i servizi Servizi Sociali, il Consultorio e altri servizi della Usl Toscana Nord Ovest (Unità Funzionale Salute Mentale Adulti, Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia e Adolescenza, Ser.T.).

Una metodologia che si è concretizzata dal 2011 quando la Società della Salute della zona Pisana ha strutturato il percorso di presa in carico delle donne vittime di violenza e dei loro figli, collaborando poi con la rete del codice Rosa dell’Azienda Usl Toscana Nordovest e dell’Azienda Ospedaliera Pisana, coinvolgendo anche il terzo settore. La Regione Toscana, in occasione della presentazione dell’XI rapporto sulla violenza di genere in Toscana, ha dunque invitato la Società della Salute della Zona pisana a raccontare questa esperienza alla presenza dell’assessora regionale a Sanità e Welfare, Stefania Saccardi, e della presidente della commissione regionale Pari Opportunità, Rosanna Pugnalini.

«La Sds pisana, ha affermato la direttrice Sds Sabina Ghilliha coinvolto in modo sistemico e sinergico i soggetti che operano in questo campo: le istituzioni del territorio, i servizi sociali e il terzo settore. Una metodologia che ha dato finora buoni risultati e che è stata considerata una prassi da diffondere a livello regionale». 

Un’equipe professionale della Società della Salute, composta da una assistente sociale dedicata, una psicologa del consultorio e una risorsa amministrativa,  consente di coordinare ed armonizzare i percorsi delle donne nelle varie fasi della presa in carico: l’accoglienza in emergenza (gestita dall’Associazione Donne in Movimento); il telefono donna e lo sportello di ascolto di accoglienza immediata (gestito dall’Associazione Casa della Donna e Centro Antiviolenza della provincia di Pisa); la casa rifugio (gestito anch’esso dalla Casa della Donna); la convivenza guidata e, dal 2018, la Casa di seconda accoglienza, che consiste in un appartamento di semi-autonomia per due donne (entrambe gestite dalla Cooperativa Arnera). Infine, sempre dal 2018, è previsto un percorso di consapevolezza e cambiamento rivolto agli uomini maltrattanti che vengono indirizzati dal servizio sociale all’Associazione Nuovo Maschile.

I dati degli ultimi anni confermano un trend di aumento delle prese in carico delle donne vittime di violenza di genere nella zona pisana. Nel 2017 sono state 54, di cui 24 sono state accolte in strutture d’emergenza, 12 nella casa rifugio, 5 in convivenza guidata. Nel 2018 le donne prese in carico sono salite a 86: di queste 14 sono state accolte in strutture di emergenza, 7 in casa rifugio e 7 in convivenza guidata. Nel primo semestre 2019 12 donne e 6 minori sono stati accolti in strutture di emergenza, 2 donne e 3 minori in casa rifugio, 3 donne e 2  minori in convivenza guidata. L’appartamento di seconda accoglienza ha accolto 2 donne. Per quanto riguarda invece i dati del Centro Antiviolenza, 117 sono state le donne che si sono rivolte personalmente al servizio, di cui 98 vittime di maltrattamento, 189 i colloqui tenuti, 564 le telefonate ricevute. Infine, nel 2019, 73 sono i codici rosa presi in carico fino ad oggi.
«Esprimo molta soddisfazione per i percorsi che il nostro ente segue e promuove, afferma la presidente della Sds Gianna Gambacciniriconosciuti come best-practice anche su scala regionale».
 

massimo.corsini