Dopo l'incendio del Monte Pisano. Legambiente: chiusura della caccia

Cronaca
PISA e Provincia
Venerdì, 5 Ottobre 2018

Giudichiamo utile e tempestiva la Delibera della Giunta Regionale che ha sottoposto a divieto di caccia il territorio devastato dall’incendio dei giorni scorsi, insieme a un’area perimetrale di alcune centinaia di ettari.

Nonostante questo tipo di provvedimenti sia raccomandato da tempo, è infatti assai raro vederlo applicato. Si veda ad esempio il Parere INFS del 1 settembre 2000 (n. 5345/T-A7): “il divieto di caccia dovrebbe essere esteso ad una fascia contigua dell’area incendiata le cui dimensioni debbono essere stabilite caso per caso”.

Nella delimitazione della fascia di rispetto però, è necessario tenere conto dello stress subito dai cittadini residenti a causa dell'incendio. Essi vedranno infatti aumentare nelle aree in cui la caccia resta possibile, la concentrazione dei cacciatori, che vedono limitate dal divieto le aree in cui cacciare e si riverseranno nelle zone vicine.

Questi cittadini inoltre, per recarsi nelle aree percorse dal fuoco per gli interventi di manutenzione e bonifica, dovranno attraversare aree di caccia, per la particolare conformazione del Monte e la sua viabilità di accesso. Molti di loro si sono già lamentati per gli spari vicino alle abitazioni e alle aree agricole. Sparare vicino a chi ricostruisce è molto pericoloso, mette a rischio la sicurezza dei cittadini stessi ed intralcia le operazioni di bonifica e di ripristino del Monte, che costringono molte persone a spostarsi e operare in questo periodo.

Anche gli animali scampati al disastro, sono sottoposti a stress, è sempre il parere INFS citato, che ne limiterà il “successo riproduttivo, aumentando la vulnerabilità alla predazione, diminuendo la disponibilità di risorse trofiche e di zone di rifugio”.

Per queste ragioni quindi, crediamo sia necessario estendere la fascia di rispetto a tutta la superficie dei comuni interessati dal rogo.

Aver mantenuto la caccia al cinghiale nella fascia di rispetto, poi, è una possibilità estremamente dannosa per tutte le specie selvatiche presenti, soprattutto nel caso di caccia in braccata, che ha un impatto pesante su qualsiasi animale si trovi nell’area. Visto anche che, come ammette lo stesso Remaschi, molti cinghiali sono morti nell’incendio, e che non c’è stato ovviamente tempo per verifiche sul numero di cinghiali e sul reale pericolo per l’agricoltura, è necessario che la Regione vieti almeno la caccia in braccata, mantenendo eventualmente la possibilità di interventi di controllo pubblico nel caso siano rilevate situazioni critiche.

La caccia al cinghiale inoltre è la più pericolosa anche per la sicurezza delle persone a causa del tipo di armi e munizioni impiegate: molte vittime della caccia nel nostro Paese, sono colpite proprio in questo tipo di attività.

Crediamo che questi due provvedimenti: chiusura della caccia su tutta la superficie dei comuni percorsi dal fuoco – almeno Calci e Vicopisano, e divieto della caccia al cinghiale in braccata, siano provvedimenti ragionevoli per ristabilire quella tranquillità necessaria alla ripresa delle attività quotidiane e della cura del Monte.

Nel medio periodo, ci associamo a chi chiede per il Monte maggiori livelli di tutela.

Si potrebbe iniziare a trasformare in Riserve Naturali le ANPIL esistenti sul Monte, a partire da quelle dei comuni percorsi dagli incendi, come primo passo per una migliore e più cogente conservazione dell’immenso patrimonio storico e naturalistico che ricade nel comprensorio del Monte Pisano.

Fonte Ufficio stampa di Legambiente Toscana

redazione.cascinanotizie