Edicole: presidi di democrazia. Attività essenziali sull’orlo del baratro

Cronaca
PISA e Provincia
Lunedì, 1 Febbraio 2021

Sopravvivere diventa sempre più dura. La vendita dei quotidiano non basta più. Resiste chi rastrella i clienti dei punti vendita chiusi. Poi servizi, cortesia e un occhio al mondo che cambia

I dati di vendita dei quotidiani non lasciano spazio a dubbi, ma le edicole, almeno alcune, resistono e continuano la loro fondamentale missione. Anche in tempo di pandemia da Covid-19, il Governo le ha elevate a rivendite di generi di prima necessità, tanto che dalla scorsa primavera, con l’inizio delle restrizioni, le edicole sono rimaste aperte al pubblico. Un luogo d’incontro e informazione, rivolto soprattutto alle generazioni più anziane, lontane dal mondo della Rete e più attaccate alle abitudini.

Di certo, però, si continua a lavorare solo offrendo molti servizi fino a pochi anni fa inimmaginabili. Allora le edicole diventano anche rivendite di giocattoli e accessori, terminali per il pagamento delle multe o delle bollette, sale gioco per comprare i “grattini” o per fare una puntata al “Lotto”, hub per il recupero di pacchi Amazon o Ups, punti per la ricarica dei cellulari.

L’andamento delle vendite, per noi, è rimasto costante – spiega Arturo Giacomina, proprietario della Libreria Gini, caffetteria edicola -. Delle tante che c’erano, siamo l’unica rivendita di quotidiani rimasta aperta in centro a Cascina. Un tempo eravamo in 7/8, ora, allargando il centro città, siamo rimasti solamente in tre. Purtroppo la crisi della carta stampata è dilagante ed inesorabile”.

Il giornale di carta, come mezzo d’informazione, resta appannaggio degli anziani.

Oggi – prosegue Giacomina il giornale è acquistato in particolar modo da persone in là con l’età e la prospettiva, da qua ai prossimi dieci anni, è fosca. È un colpo al cuore, ma teniamo, anche perché intorno a noi chiudono quelle rivendite che fanno più fatica. Abbiamo mantenuto gli incassi grazie alla chiusura dei colleghi che non ce l’hanno fatta”.

Le edicole, quindi, tengono botta rastrellando i clienti rimasti senza “il proprio” punto vendita, questo, più in generale, significa meno movimento e ricadute negative anche per l’indotto, per quei negozi nati nelle loro vicinanze.

Spostandoci sulla Tosco Romagnola, sempre a Cascina, si arriva su Viale Comaschi dove da sempre era presente un’edicola, ora diventata una rivendita di kebab. “Da quando ha chiuso – dice Carla Collaveri, al lavoro dietro al banco della Panetteria da Betty della figlia Valentina – abbiamo registrato un netto calo di vendite, questo perché qua venivano a comprare il giornale anche da fuori città, poi allungavano il tragitto di pochi metri per prendere il pane”.

Il Covid-19, comunque, ha reso tutto più difficile. “Nell’ultimo anno – racconta Fabrizio Masini dell’edicola di via della Repubblica – ho perso almeno il 30% di vendite di quotidiani. Ho aperto da quattro anni, e nei primi tre di attività le cose erano andate discretamente. Qua si vedono giovani solo per pagare le bollette, la mia clientela è fatta di persone anziane, con circa 70 anni di età media, abitudinari, uno zoccolo duro su cui fare affidamento”.

Servizi, gentilezza e cura del cliente, un mix fondamentale, al centro del lavoro di Fabio Mattiello, proprietario dell’unica edicola rimasta a Fornacette, nel comune di Calcinaia, lungo la Tosco Romagnola.

Qua a Fornacette – dice - sono rimasto solo io, oltre al punto vendita della Pam. Sono aperto dal 1990. Lavoro tantissimo via mail o telefono, le persone chiedono le disponibilità, io le tengo e poi passano a prenderle. Questo vale anche per il ritiro dei pacchi, sono un centro point Ups e un hub Amazon. Ricevo e rivendo anche capsule Nespresso. Bisogna arrangiarsi e mettere a disposizione dei clienti più servizi, da sempre sono anche cartoleria. Sulla vendita dei quotidiani ho registrato una perdita del 50% appena aperto il punto vendita della Pam, poi ridotta al 30% con la chiusura dell’edicola che c’era qua a Fornacette, oltre il ponte che attraversa il Canale Emissario”.

Il nostro viaggio tra le edicole della provincia di Pisa termina sul “Piazzone” di Pontedera, da Angiolino Buccarello, edicolante e presidente regionale Finagi (Federazione nazionale Giornalai) Confesercenti Toscana Nord.

Sono un’edicola anomala – afferma Buccarello storica, in centro città e molto frequentata. Sono avvantaggiato rispetto ai colleghi per molti aspetti. Il calo delle vendite, nell’ultimo anno, è stato minimo e si attesta all’incirca sul 3%. Da sei anni a questa parte, invece, da quando ho aperto, circa i quotidiani, ho avuto una perdita del 10%. L’attività va avanti anche con altri servizi: pagamento bollette, rivendita biglietti del Cpt, fotocopie, Amazon hub e Gratta e Vinci. Questo mi ha aumentato di molto il volume di affari. Molti servizi, infatti, aumentano il movimento di persone. L’anima del commercio”.

In ultima analisi Angiolino Buccarello guarda al mercato da presidente Finagi Confesercenti Toscana Nord. “Siamo in difficoltà – conclude -. Se le rivendite sul territorio chiudono, c’è un motivo, non manca certo la voglia di lavorare. La gente legge meno, ma più in generale le rivendite non sono agevolate, anche se riconosciute come attività essenziali. Una soluzione potrebbe arrivare dalle istituzioni, con il contributo diretto alle spese che ogni edicola deve sostenere, magari detassandole. A parole siamo riconosciuti come presidi di pluralismo dell’informazione e democrazia. Ecco, questi servizi, ritenuti importanti per il Paese, se le edicole chiudono, non sono offerti da nessun’altro. Con impoverimento di tutti: economico e culturale. Le edicole sono punto vitale delle comunità. Vanno aiutate a non chiudere”.

carlo.palotti