Empoli - Pisa, niente borsino, si parla di recupero
Il recupero al termine delle due frazioni di gioco è rimasto l'unico aspetto del gioco alla completa discrezionalità degli arbitri. Ognuno da una interpretazione diversa e il tempo di recupero è sempre una lotteria
Sarà un borsino diverso dal solito quello di Empoli – Pisa, anzi, non sarà un borsino ma una piccola riflessione. Perché? Perché dopo 5 anni chi vi scrive non ha visto la partita del Pisa e non ritengo quindi corretto andare a parlare di qualcosa di cui non sono completamente a conoscenza.
La riflessione invece voglio farla sul calcio e le sue regole. L’argomento, nello specifico, è il tempo di recupero che i direttori di gara concedono al termine di ogni tempo di gioco. Fermo restando che talvolta nel recupero si vince, nel caso del Pisa, le partite con Spezia e Cremonese insegnano, e altre volte si resta delusi per i nerazzurri iniziano ad essere troppe: Empoli moltiplicato due, Juve Stabia, ma aggiungerei anche la rete subita a Trapani nel recupero del primo tempo, vorrei porre l’indice sulla discrezionalità dell’arbitro nel concedere il recupero.
In un calcio nel quale, da parte degli addetti ai lavori, ma anche dei tifosi, è sempre più alta l’esigenza di “codificare” qualsiasi accadimento sul campo per limitare la discrezionalità dei direttori di gara, quello del tempo addizionale al termine delle frazioni di gioco resta un argomento misterioso con il quale gli arbitro giocano a loro piacimento, l’ultimo baluardo dell’indipendenza di giudizio rimasta ai fischietti.
Certo, che se l’uso che ne fanno è quello visto nelle ultime settimane, allora sarà bene togliere loro anche questa ultima possibilità di scelta. Il tempo di recupero è incodificabile, si parla di 30” a sostituzione, ma anche questa è una regola non scritta, poi? Nessuno sa come viene calcolato. Il caso di Empoli-Pisa ha del clamoroso, in una partita molto “inglese” sotto l’aspetto del ritmo e dell’intensità, nella quale le interruzioni di gioco sono state ridotte al minimo, il signor Volpi tira fuori dal cilindro 6’ di recupero, qualcosa di abnorme, qualcosa di inspiegabile e nel calcio del VAR, dove tutto viene analizzato, filtrato, visto e rivisto per arrivare a prendere la decisione giusta, è anche un qualcosa che deve essere risolto una volta per tutte.
Come? Non lo so se la soluzione è il tempo effettivo, che permetterebbe anche a certi calciatori di evitare sceneggiate a terra per “rubare” secondi preziosi o di porre fine alla buffonata dell’ammonizione del portiere (a proposito, ne avete mai visto uno espulso per somma di ammonizione per perdita di tempo? No, perché nessun arbitro avrebbe il coraggio di farlo), oppure se c’è bisogno di “codificare” in modo certo ed ufficiale il tempo di recupero in base agli accadimenti in campo, magari con il coinvolgimento del quarto uomo ad oggi sempre più spettatore non pagante delle partite.
Quello che è certo è che la classe arbitrale della serie cadetta è talmente scarsa che non merita di avere il potere della discrezionalità su un argomento così importante come il tempo di recupero dove sempre più spesso si decidono le partite.