Ex Gea: una variante ad personam e ora i nodi vengono al pettine

Cronaca
PISA e Provincia
Giovedì, 8 Luglio 2021

La denuncia arriva da Diritti in comune che torna a farsi sentire sull'area che si trova adiacente alla Questura

Prosegue il dibattito intorno alla variante urbanistica di Porta a Lucca, grazie alla quale, secondo Diritti in Comune, si potrà costruire un nuovo supermercato nell’area ex Gea nella zona di Don Bosco. «In occasione dell’approvazione della variante sull’Arena Garibaldi denunciammo con forza che l’inserimento dell’area dell’ex-Gea in via Emanuele Filiberto, di proprietà della Cemes di Madonna, era una operazione della giunta Conti che utilizzava la variante stadio per dare via libera ad una speculazione immobiliare altrimenti non realizzabile che nulla aveva a che vedere con la riqualificazione dello stadio, né con l’interesse pubblico, scrive Ciccio Auletta consigliere comunale di Diritti in Comune. Ricordiamo, infatti, che la Cemes aveva presentato agli uffici comunali una richiesta di variante di destinazione d’uso a fini commerciali per l’ex-Gea, prima di proprietà dell’Università di Pisa. L’obiettivo era realizzare un nuovo supermercato. La pratica presentava però varie criticità e non era andata avanti: essendo in fase di redazione il nuovo Piano strutturale, la richiesta della Cemes sarebbe dovuta rientrare all’interno di questo strumento di pianificazione urbanistica».

«E qui arriva il colpo di scena, attacca Auletta. La Cemes presenta un’osservazione alla variante stadio in cui chiede nuovamente il cambio di destinazione d’uso per l’area, mettendo sul piatto la disponibilità di qualche posto auto in occasione degli eventi sportivi. Tale area, però, è esterna alla variante per l’Arena Garibaldi e non attiene in nessun modo alla procedura urbanistica in corso. Anche tenendo conto che la pratica era già stata bloccata, l’osservazione andava respinta: invece, in Commissione urbanistica, la maggioranza ha accolto senza difficoltà l’osservazione della Cemes.

Siamo di fronte ad una variante ad personam e ora che la giunta ha adottato il piano di recupero tutti i nodi vengono ulteriormente al pettine. Noi abbiamo sempre ritenuto sbagliato pensare una nuova area commerciale sotto le Mura in una area già congestionata, dove negli anni dalle associazioni del Progetto Rebeldìa sono state avanzate decine di progetti di recupero a fini sociali e culturali sempre respinte».

«Anche questa volta si è usato come scusa il tema dei parcheggi che potevano servire per le partite di calcio, ma ora nei documenti si legge che l’area non sarebbe in grado di assolvere a tutte le dotazioni di verde pubblico e parcheggi pubblici, pertinenziali e di relazione, anche nel rispetto delle normative vigenti, prosegue ancora Diritti in comune. Quindi la motivazione dell’accoglimento dell’osservazione parrebbe vanificata. Non solo, come oneri di urbanizzazione per il supermercato la Cemes cede al Comune delle aree verdi sul viale delle Cascine, per soddisfare gli standard di verde pubblico che non hanno nella zona di intervento. E’ pensabile che vengano realizzati standard così lontano dalla struttura commerciale a cui fanno riferimento? Ovvero si conferma quanto da tempo denunciamo ovvero che la previsione commerciale fatta ad hoc dal Comune all’imprenditore Madonna in cambio di aree al Viale delle Cascine, sia una previsione non sostenibile, che non rispetta le norme. Ancora una volta siamo davanti ad una operazione che nulla ha a che vedere con l’interesse pubblico e rispetto alla quale la nostra opposizione sarà fermissima. Intanto abbiamo già chiesto l’audizione in commissione dell’assessore e del dirigente per aver illustrato questo piano che non è una riqualificazione, ma l’ennesima speculazione di cui la città e quel quartiere non necessitano in alcun modo».

«Infine è necessario sottolineare, come si evince dal parere della Sovrintendenza come il piano di recupero presentato sia incoerente rispetto alle previsioni di riqualificazione dell’area a ridosso delle mura urbane, ambito sottoposto a vincolo monumentale, per cui è necessario “evitare sovrapposizioni incongrue con gli elementi di valore storico e architettonico del contesto urbano” e persistono tutt’ora criticità relative alle prescrizioni rispetto ai volumi, all’illuminazione, le altezze, i materiali utilizzati e il già citato rispetto delle fasce verdi. Un’ulteriore conferma che siamo davanti ad un progetto da rigettare che non ha alcuna rispondenza ai bisogni di quel quartiere», conclude Ciccio Auletta.

redazione.cascinanotizie