Fase 2: norme assurde, artigianato in rivolta
Protesta l'artigianato rappresentato da CNA per la mancata apertura nel mese di maggio delle attività nel mese di maggio
Il Dpcm annunciato ieri sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che traccia le linee guida della così detta fase 2 ha lasciato spiazzati molti artigiani. Il settore benessere, acconciatura e estetica, è quello che ha acceso le micce. Ma subito si sono accodati il settore ristorazione e attività ricettive, e tutto l’artigianato artistico. «È assurdo, attaccano Carlo Musto presidente Acconciatori CNA Pisa Antonella Orsini Presidente estetica CNA Pisa, che dopo quasi due mesi di chiusura ancora non sappiamo se e quando poter riaprire, se non una data ipotetica peraltro non riportata nel DPCM, dei primi di giugno. Se stanno aperti settori ad alto rischio anche noi adottando le giuste ed opportune protezioni e cautele vogliamo e dobbiamo poter aprire, anche perché se nella fase di massima chiusura almeno il dilagante fenomeno degli abusivi aveva difficoltà di movimento (ma hanno proseguito i loro traffici) ora con un numero oggettivamente maggiore di persone in giro sarà più difficile individuarli e quindi è scontato prevedere un ulteriore aumento del fenomeno abusivismo, che sottrae risorse alla economia sana e regolare, quella cioè che sostiene lo stato sociale».
Anche il settore Horeca con il portavoce CNA Pisa Daniele Fagiolini lamenta «incertezze inaccettabili rispetto alle misure che renderanno possibili le riaperture. Oltre a non conoscere la data della nostra ripartenza sarebbe almeno utile avere una data di riferimento e che ci siano misure omogenee su tutto il territorio nazionale, o almeno delle norme specifiche per le località turistiche che sono quelle che risentiranno di più di questa situazione. Nel nostro settore è facile prevedere che ci sarà una fortissima emorragia di posti di lavoro. Dobbiamo poter prevedere quanto più possibile proprio in questi giorni ed avere linee guida puntuali per poter ripartire e darci una idea quanto più precisa possibile delle norme in modo da poter pianificare sia le modalità di lavoro in sale con i clienti che in cucina. Chiediamo ai comuni che sblocchino anche il takeaway per le bevande, rimasto escluso in modo incomprensibile».
«Nel nostro tessuto economico e sociale, l'artigianato artistico è fatto da laboratori artigiani che nel loro piccolo non smettono mai di rinnovarsi, di trovare soluzioni originali ora alcuni codici dal 4 maggio potranno ripartire e questo è positivo, ma è rimasto fuori un settore importante, in modo incomprensibile come quello del restauro di beni culturali, spiega Barbara Pisani restauratrice del Consorzio Pisarum, una realtà lavorativa fatta da ditte individuali per la maggior parte, che hanno necessità di recarsi nei loro laboratori o sui cantieri, per portare avanti una attività che non è certo al pubblico. E quindi perché negare loro la possibilità di procedere con i loro lavori di restauro su beni culturali? Anche se come codice sono nel settore artistico non sono certo paragonabili ad attività teatrali o al pubblico”. “Purtroppo sappiamo già che tutto questo non basterà, - nota Sandra Ugolini portavoce del settore CNA Artistico e Tradizionale - molti di noi avranno bisogno di sviluppare il loro mercato non solo sulla vendita fisica dei prodotti, ma dovrà essere l'occasione per lanciare l'e-commerce e trovare una loro collocazione anche nell'on-line. E puntare ancora di più sulla figura del "Maestro Artigiano", perché il valore del prodotto cresce e diventa qualcosa di esclusivo e ricercato».