Gioco del Ponte, magistrature e palestre i nodi da sciogliere

Cronaca
PISA e Provincia
Giovedì, 28 Marzo 2019

Il Gioco del Ponte ha bisogno di fare un salto di qualità, soprattutto nella sua organizzazione, a partire dalle Magistrature e dalle loro palestre sempre in balia di personalismi

Il Gioco del Ponte non sta attraversando un momento felice, è sotto gli occhi di tutti la diaspora in corso, soprattutto nella Parte di Mezzogiorno, che vede due fazioni contrapposte con decisioni forzate, a volte veri e proprio colpi di mano, finalizzate a riscrivere gli organigrammi delle parti e delle magistrature.

Il risultato, almeno fino a questo momento è che con la rimozione di alcuni capitani storici, molti combattenti sono saliti sull’Aventino e pure che alcune palestre siano state svuotate del loro materiale.

Come è possibile tutto questo? Proviamo a fare una analisi del perché si arriva a questo punto. È evidente che le Magistrature ad oggi sono scatole vuote che vengono riempite occasionalmente dalla buona volontà di alcune persone, che grazie alla loro rete di rapporti personali, riescono a coinvolgere i combattenti e a portarli a battersi per la loro magistratura, di conseguenza le palestre vengono attrezzate con il materiale che gli stessi portano ”da casa” e che riportano “a casa” quando viene meno il rapporto con la Magistratura stessa. Insomma per farla semplice un po’ come quando da bambini portavamo il pallone e si giocava tutti, ma nel momento in cui si litigava, chi se ne andava portava via lo strumento e tutti restavano con un palmo di naso.

Una sola magistratura su dodici, San Marco, si è strutturata come un’associazione e quindi può agire come tale alla luce del sole, può emettere fattura, può ricevere sponsorizzazioni, può acquistare materiale. Dotare le magistrature di una loro ragione sociale è un punto di partenza fondamentale per evitare anche l’eccessiva personalizzazione, metterebbe al riparo da sgradite sorprese, ma le decisioni dovrebbero comunque essere prese dal quartiere e non calate dall’alto, e permetterebbe di attrezzare le palestre nel modo più corretto possibile.

Il tema è già stato affrontato nel 2014 dal consigliere comunale Giovanni Garzella, allora in quota Forza Italia, quindi partito di opposizione, il quale pose all’attenzione del Consiglio Comunale di allora una serie di quesiti che puntavano l’indice sia sulla regolarità delle strutture, sia sul controllo di chi quelle strutture le frequentava.

Da cinque anni a questa parte non molto è cambiato, le dodici magistrature oggi occupano spazi concessi direttamente dall’amministrazione comunale e sistemati in modo volontario senza alcuna certificazione, eppure la legge al riguarda parla piuttosto chiaramente: “Per aprire una palestra è necessario presentare SCIA al SUAP come previsto dall'articolo 19 della Legge 7 agosto 1990, n. 241. Occorre, quindi, presentare al Comune istanza di autorizzazione per l'apertura di un impianto per l'esercizio di attività motoria ricreativa. A tale richiesta occorre allegare:

  • copia di polizza assicurativa di responsabilità civile e professionale verso terzi;
  • planimetria generale dei locali; dichiarazione di conformità ai sensi della Legge n. 46 del 5 marzo 1990 e relativa agli impianti tecnologici e, in particolare, elettrici e dell'aria;
  • relazione tecnica descrittiva redatta da un professionista abilitato dalla quale risulti la conformità dell'impianto alla normativa;
  • certificato di idoneità statica relativo alle strutture portanti redatto da un tecnico abilitato;
  • valutazione dell'impatto acustico;
  • parere dell'autorità sanitaria di vigilanza in merito ai requisiti igienici dell'ambiente;
  • dichiarazione di accettazione dell'incarico da parte del direttore tecnico e del responsabile sanitario; elenco delle attività svolte.

Per l’avvio di una palestra sono necessari:

  • Domanda di attribuzione del numero di partita Iva;
  • dichiarazione di inizio attività all'Agenzia delle entrate;
  • Autorizzazione sanitaria, riferita ai locali, rilasciata dalla competente Azienda Sanitaria Locale;
  • Certificato prevenzione incendi, rilasciato dal comando provinciale dei vigili del fuoco (ai sensi del D.P.R. 151/2011 se la capienza è superiore alle 100 persone ovvero la superficie lorda superiore a mq 200);
  • Domanda di iscrizione nel Registro delle Imprese con denuncia di inizio attività al Repertorio Economico Amministrativo (REA);
  • Iscrizione all'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presso l'Inail;
  • Iscrizione nella gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali presso l'Inps o l’Enpals

La palestra richiede l'intervento di personale specializzato: istruttori abilitati secondo i requisiti previsti dalle specifiche leggi regionali di regolamento; direttore tecnico; responsabile sanitario con laurea in medicina e in chirurgia.

Lo svolgimento di attività motorie in centri sportivi ed in palestre per la ginnastica e l'educazione fisica prevede solitamente il possesso della laurea in Scienze Motorie e una qualificazione tecnica acquisita presso le Federazioni Nazionali affiliate al CONI in base allo svolgimento di attività di insegnamento teorico-pratico di specifiche discipline sportive. I locali dove si svolge l’attività di palestra per privati devono avere una destinazione d'uso compatibile con quella prevista dal piano urbanistico comunale. Devono essere rispettate le norme e le prescrizioni specifiche dell’attività (urbanistica, igiene pubblica, igiene edilizia, tutela ambientale, tutela della salute nei luoghi di lavoro, sicurezza alimentare, regolamenti locali di polizia urbana annonaria). Per svolgere l'attività è inoltre necessario installare un impianto di ventilazione meccanica, rispettando i requisiti stabiliti dal Decreto Ministeriale 01 febbraio 1986 e le norme CEI relativamente all'impianto elettrico (Decreto Ministeriale 22 gennaio 2008, n. 37). L'attività, inoltre, deve avvenire nel rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente in materia di inquinamento acustico. Se la palestra ha una capienza superiore a 100 persone oppure ha una superficie lorda superiore a 200 m2 occorre presentare apposita documentazione relativa al rischio incendio (Decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n. 151)”.

Viene quindi da chiedersi se le palestre nelle quali le magistrature fanno allenare le loro squadre rispettano questi requisiti e cosa accadrebbe in caso di un incidente all’interno della struttura. Quest’ultima è in definitiva la domanda che si pose il consigliere Garzella con la sua interrogazione del 2014.

Palestre che spesso sono anche lontane dal loro territorio. Nonostante il Comune di Pisa non sia in possesso di un elenco aggiornato, abbiamo provato a ricostruire la geografia delle palestre delle magistrature. Per la parte di Mezzogiorno: San Marco si allena nell’area ex expo a Ospedaletto, Leoni e Dragoni si allenano insieme nella palestra dei Dragoni, in via Andrea Pisano, dove hanno preso il carrello e gli attrezzi dei Leoni e l'hanno portati nella palestra svuotata da coloro che hanno abbandonato la magistratura. Questo fra l’altro è uno stabile che precedentemente era stato dichiarato non idoneo, ma evidentemente adesso le cose sono cambiate. Sant'Antonio si allena a Porta a Mare, i Delfini in prossimità del al Palazzetto dello Sport, San Martino in una struttura presa in affitto a Perignano. Le magistrature di Tramontana invece: San Michele a Pisanova, vicino alla Pubblica Assistenza; i Mattaccini e Santa Maria condividono una struttura che si trova in Via San Jacopo, poco distante dai Satiri che si trovano pure lungo via San Jacopo, San Francesco ha il suo quartier generale nel quartiere di Don Bosco, infine Calci nei pressi delle scuole elementari del paese della Valgraziosa.

Ma al di là dell’attività fisica in preparazione al Gioco del Ponte, e qui ci sarebbe anche da chiedersi se gli attrezzi e i carrelli sono certificati e a norma, le palestre sono anche loghi di ritrovo conviviali, nelle palestre ci si incontra si conservano i paliotti della vittoria ci si mette a tavola per mangiare tutti insieme e a proposito di quest’ultimo aspetto, anche qui ci sarebbe da chiedersi se tutte le norme igienico sanitarie vengono rispettate, competenza della USL, oltre a quelle di sicurezza legate all’utilizzo della corrente elettrica e, soprattutto del gas.

Il Gioco del Ponte è un patrimonio di questa città, dal 1982, anno della sua rinascita, di tempo ne è passato, serve una accelerazione che possa dare dignità giuridica e autonomia alle magistrature, ma soprattutto che queste, al netto dei contributi imprescindibili, che devono arrivare dall’amministrazione comunale, siano in grado di camminare con le loro gambe. Chiamiamole magistrature, ma facciano sì che possano essere società sportive, o associazioni in piena regola proprio per garantire lunga vita al gioco del Ponte, indipendentemente dalle lotte intestine o dalle beghe politiche.

massimo.corsini