Grazie al Comune e alle associazioni del territorio, Cascina è in prima fila nelle politiche di accoglienza
Entreranno in servizio a partire dal prossimo gennaio. Indosseranno una pettorina arancione e si occuperanno del decoro urbano del centro storico di Cascina. Si chiamano Mamadou Gari, Banju Baraji, Casse Diagouraga, Mamadou Traore, Mamadou Sissoko, Abdoullahi Gassama e vengono dal Mali. Sono sei ragazzi richiedenti asilo, ospitati a Cascina e che hanno accettato di fare volontariato al servizio della comunità.
Grazie al progetto di inserimento sociale per i migranti proposto dall'associazione La Racchetta di Cascina, in partnership con la Croce Rossa di San Frediano, con la cooperativa Paim in funzione di tutoraggio e l'Amministrazione comunale di Cascina come coordinatrice, i sei giovani saranno suddivisi in due gruppi di tre, che si alterneranno in turni, uno al mattino e uno al pomeriggio, dal lunedì al venerdì, nel tutelare il decoro urbano degli spazi pubblici nel centro storico di Cascina. Presteranno in particolare attenzione ai giardini pubblici, a corso Matteotti e alla “stradina”, segnalando eventuali elementi di degrado.
I sei migranti hanno fatto dei corsi di formazione specifici tenuti dalla Croce rossa italiana e da La Racchetta, che istruirà nei loro compiti i ragazzi.
«Il progetto è possibile grazie ai provvedimenti che ha preso la regione Toscana nel maggio scorso -spiega Fernando Mellea, assessore al welfare di Cascina- e dà la possibilità a questi giovani di trovare delle motivazioni al loro soggiorno qui a Cascina. In attesa che la loro domanda di asilo abbia un esito, i richiedenti asilo, per legge, non possono svolgere un lavoro. Possono però, su base volontaria, svolgere programmi di utilità sociale, un'attività che permetterà anche alla nostra comunità di percepirli come parte stessa di sé, e non solo come ospiti».
«Anche questa è accoglienza diffusa» aggiunge Giuseppe Cecchi, presidente della Società della salute della zona pisana «un'accoglienza che prevede percorsi di inclusione sociale».
«Tra gli obiettivi c'è l'integrazione «dice Francesca Mori, della cooperativa Paim «che può avvenire proprio grazie al ruolo delle associazioni coinvolte».