Il Bello è anche nell'ombra

Cultura
PISA e Provincia
Domenica, 19 Gennaio 2020

"Era il 1975, ero soldato in una caserma di Tarcento, in provincia di Udine"... "Questo quadro con un uomo pericolosamente solo, sul bordo di un precipizio, mi venne subito spontaneo per la mia condizione psicologica e fu la mia prima opera"

di Bruno Pollacci

Era il 1975, ero soldato in una caserma di Tarcento, in provincia di Udine, e prestavo servizio militare con un “aggravio” di posizione, in quanto ero un “segnalato politico” (come ex attivista di “Lotta Continua”, con una denuncia, poi ritirata, per una tentata irruzione al Liceo Classico di Lucca, per permettere agli studenti, chiusi dentro, di partecipare al grande corteo studentesco organizzato in nome del nostro giovane compagno di lotte anarchico Franco Serantini, morto poco prima a Pisa, per i colpi ricevuti durante una manifestazione).

Pur avendo il titolo di diplomato al Liceo Artistico, non venni messo all'Ufficio Disegnatori proprio perchè “segnalato politico” e venivo punito per “capelli lunghi”, anche se avevo i capelli rasati a “spazzola”, tanto per punirmi in qualche modo, visto che in caserma non facevo politica ed ero corretto, facendo quotidianamente le guardie, le esercitazioni e quant'altro richiesto ed ordinato, con la massima disciplina.

Ero quindi molto stressato da questa condizione vessatoria e vedendomi in quello stato, il mio sottotenente di plotone, un ufficiale siciliano bravo e sensibile, si offrì di attrezzarmi la sua camera personale con un cavalletto per permettermi di dipingere in quei rari momenti di libertà.

Il paesino, pur carinissimo sul piano naturalistico, incastonato tra le montagne, non offriva certo opportunità di grandi negozi, ma riuscii a procurarmi lo stesso dei colori, qualche tela, un minimo di pennelli ed iniziai a dipingere.

Feci molto volentieri il ritratto della fidanzata del gentile e premuroso sottotenente, e poi mi dedicai ad opere di mia fantasia.

Questo quadro con un uomo pericolosamente solo, sul bordo di un precipizio, mi venne subito spontaneo per la mia condizione psicologica e fu la mia prima opera.

E' da notare come tutte le rocce e le pietre della montagna (considerate simbolicamente come l'inospitale, aspro e pericoloso habitat nel quale mi sentivo isolato ed abbandonato) siano contornate (cosa che non facevo mai) come a rafforzare il dramma della durezza dell'ambiente; mentre la figura dell'uomo sul precipizio, sia stata dipinta in modo più sfumato e vago, per esprimere sempre simbolicamente la sua fragilità di fronte all'ambiente ostile ed impervio.

Indipendentemente dai concetti di bello o brutto, dopo 45 anni da quel momento, a volte ritrovo in questo quadro, una simbologia ancora attuale, abbinabile a certi momenti di solitudine, nei quali ognuno di noi si può sentire idealmente al limite, in uno stato di sofferenza interiore, e come sull'orlo di un precipizio psicologico.

Ma a volte, recuperando il mio senso positivo nel vedere “il bicchiere mezzo pieno”, guardo questa mia vecchia opera, ricordando di essere grato all'Universo per tutte le positive opportunità della mia quotidianità, e che ognuno di noi, in ogni momento della propria vita, può reagire alle eventuali avversità della quotidianità scegliendo il bello ed il bene (come feci in quel momento, affidandomi all'Arte), in definitiva con l'amore, verso noi stessi, verso il prossimo, verso la vita.

redazione.cascinanotizie