Il Chievo monta un caso, ma la frase razzista l'hanno sentita solo loro

Sport
PISA e Provincia
Martedì, 22 Dicembre 2020

Il pareggio fra Pisa e Chievo passa in secondo piano per il caso che in casa gialloblu stanno montando. Il comunicato del Pisa conferma che Marconi non ha rivolto frasi razziste e che nessuno, terna, quarto uomo, procura federale, ha sentito niente

Il Pisa sfiora la seconda vittoria consecutiva giocando un gran calco per oltre un’ora al cospetto di un’ottima squadra, fatta da giocatori di categoria che renderanno la vita difficile a chiunque. I due eurogol segnati da Gucher e Mazzitelli illudono in un Lecce-bis, invece, complice la stanchezza inevitabile e l’espulsione di Siega che ha ridotto il Pisa in dieci uomini, c’è stato il ritorno dei Clivensi che all’ultimo minuto hanno rimesso in piedi la partita portando a casa un punto insperato.

Il Pisa conferma i progressi delle ultime due settimane, anzi, alcune individualità crescono ulteriormente, basti pensare a Mazzitelli, a Benedetti, a Belli che mostrano una condizione invidiabile. Nel gioco delle parti quello con il Chievo resta un pari che lascia l’amaro in bocca, ma che consegna ulteriore autostima ad una squadra che dovrà affrontare ancora tre partite difficilissime prima della sosta, a cominciare da quella di Cosenza dove occorrerà il miglior Pisa per uscire dal “Marulla” con un risultato positivo.

Detto questo non si può non parlare della polemica che in casa veneta stanno montando dalla fine del primo tempo su una presunta frase razzista da parte di Marconi. Il Chievo, un attimo dopo il 90’ è uscito con un comunicato stampa che recita: "In seguito alla frase razzista 'La rivolta degli schiavi' pronunciata dal giocatore del Pisa Michele Marconi al centrocampista Joel Obi durante il primo tempo della partita Pisa – ChievoVerona, la società esprime la massima solidarietà verso il suo giocatore, oggetto di una infamante e squallida frase, che nulla ha a che fare con i più elementari e basilari valori di sport, etica e rispetto", si legge nella nota del Chievo, che "condanna e stigmatizza fermamente il comportamento razzista subito da Joel Obi, e si rammarica perché ad una frase sentita dai più in campo non sia seguito alcun provvedimento disciplinare: né da parte dell’arbitro, né da parte dell’assistente e quarto uomo, né il procuratore federale". L’argomento è tanto spinoso quanto delicato ed è evidente che se la frase fosse stata realmente detta non sarebbe accettabile e sarebbe un’offesa grave, oltre che al calciatore che l’ha ricevuta, anche alla società e alla città intera che viene rappresentata dal Pisa Sporting Club. Conosciamo Michele Marconi da tre stagioni ormai ed è sempre stato apprezzato per la sua correttezza in campo e per la sensibilità espressa fuori, non è possibile quindi limitarsi a prendere per buono il comunicato stampa del Chievo, società non certo modello per i suoi trascorsi con la giustizia sportiva e per il doping amministrativo e le sue plusvalenze truccate. Appare bizzarro come tutto il Chievo abbia sentito la frase razzista (perché, e lo sottolineo, tale sarebbe senza se e senza ma), ma nessuno della quaterna arbitrale, dei microfoni di Dazn e del poco pubblico presente, abbia sentito niente. Curioso e bizzarro, visto che si gioca in uno stadio completamente vuoto. E su questo tenore è il comunicato che il club nerazzurro ha diffuso rispondendo a quello del Chievo Verona: "il Pisa Sporting Club prende le distanze da quanto riportato a mezzo comunicato stampa dalla società Chievo Verona. L’episodio incriminato non è stato rilevato dalla quaterna arbitrale, né dai responsabili di Lega e Figc presenti a bordo campo, né dai numerosi microfoni televisivi presenti a ridosso dei protagonisti. Il nostro tesserato, peraltro, ha confermato di non aver rivolto alcun epiteto offensivo al calciatore avversario, tantomeno a sfondo razziale. La società Pisa Sporting Club è attiva da sempre in ambito sociale, collabora a progetti di integrazione e di aiuto verso le fasce più deboli, sull’esempio tracciato dalla propria tifoseria conosciuta in tutta Italia anche per iniziative benefiche e di lotta verso il razzismo. Il Pisa Sporting Club, per tali motivi, non accetta lezioni di comportamento da nessuno, tantomeno da chi non si è certo distinto negli ultimi anni per i valori dell’etica, del fair play e del rispetto delle regole basilari dello sport".

In conclusione, e va ribadito con forza, il razzismo è un fenomeno da combattere con tutte le forze nello sport come nella vita, ma non basta un comunicatino di una società per fare di un calciatore un razzista, la giustizia, nel caso, farà il suo corso.

foto fabio fagiolini / Pisa SC

massimo.corsini