Il Comune di Cascina chiede lo stato di calamità naturale
Il Comune di Cascina, resosi conto della grave situazione in cui si è trovato il territorio nella notte tra sabato 9 e domenica 10 settembre, ha richiesto ufficialmente lo "stato di calamità naturale"
Qui sotto il comunicato dell'Amministrazione Comunale.
Il sindaco di Cascina, Susanna Ceccardi, ha ufficialmente richiesto alla Regione Toscana di riconoscere lo stato di calamità naturale anche per il territorio del comune di Cascina, violentemente colpito dalla perturbazione che ha flagellato, nella notte tra sabato 9 e domenica 10 settembre, il litorale pisano e livornese.
«L'eccezionale e imprevista violenza del maltempo ha causato danni ad abitazioni private, edifici pubblici, strutture artigianali e colture – scrive il primo cittadino nella richiesta inviata oggi- che avranno pesanti ripercussioni sulle attività economiche e imprenditoriali della zona. E' per tali ragioni che chiedo di considerare, nell'ambito della richiesta dello stato di calamità, anche il territorio comunale di Cascina».
Ora, per non fare polemica, ma che sicuramente ci sarà, quello che è accaduto due giorni fa è lo stesso evento, millimetri più, millimetri meno, di ciò che avvenne il 24 agosto del 2015.
Le opposizioni all'allora Giunta Antonelli furono durissime nel contestare la mancanza di prevenzione, programmazione idrogeologica del territorio.
Quello di due anni fa, come quello di sabato 9 settembre scorso è un avvenimento temporalesco eccezionale, che purtroppo si sta verificando sempre più frequentemente (senza entrare nel merito dei cambiamenti climatici) e su cui, oggi, stante l'attuale assetto urbanistico e idrogeologico di Cascina ma anche di gran parte del territiorio nazionale, ben poco si può fare.
Se ci sono e gravi colpe del passato nella programmazione urbanistica senza la previsione di un riassetto della rete di deflusso delle acque, non è, come "additavano" le opposizioni di ieri e amministratori di oggi, che tutto si può risolvere con la "sturatura" di alcuni tombini o la pulizia di alcuni fossi.
Antonelli se ne rese conto (forse un po' tardi) e programmò la realizzazione di una vasca di esondazione a San Casciano e uno studio commissionato all'Università di Pisa su quali potessero essere le possibili soluzioni e quanto sarebbero costate.
Lo studio adesso c'è, il costo lo sappiamo, che qualcuno intervenga, senza falsa propaganda, senza "ditini" e vada alla ricerca di quanto necessario... finanziamenti per la realizzazione di una nuova rete di deflusso delle acque adeguato al nuovo assetto urbanistico di una città di 45.000 abitanti che nel volgere di un decennio ha cambiato la sua fisionomia.La vasca di esondazione va realizzata al più presto.
La campagna elettorale è finita da tempo e la Sindaca con il suo staff adesso si scontra con la dura realtà che esula da caditoie e tombini, da foglie autunnali e da campagne mediatiche di stampo padovano.