Il Comune di Cascina rade al suolo piante ed alberi dell’ex Orto Botanico ma finanzia un Bio Parco

Cronaca
Cascina
Venerdì, 8 Maggio 2020

Il Comune di Cascina rade al suolo un Orto Botanico, luogo di una misteriosa leggenda legata a Comasco Comaschi (nel 2016 aveva ottenuto un finanziamento di 78.000 euro dalla Regione di cui si perdono le tracce) e al tempo stesso stanzia 40.000 euro per un più ridotto Bio Parco alla Città del Teatro. I due spazi distano, tra loro, poco meno di 600 metri

Un ex orto Botanico esistente, ma certamente abbandonato, che viene raso al suolo con piante ormai ultradecennali e contemporaneamente finanzia un non ben precisato progetto di bio parco con 40.000 euro.

Sarà un lungo articolo che cercherà di capire i motivi di questo atteggiamento che potrebbe essere definito “bipolare”, se si parlasse di una persona. Ma in questo caso il soggetto è un ente pubblico, il Comune di Cascina.

Su quell’area aleggia anche una leggenda, una sorta di storia orale che si è tramandata sino ai nostri giorni, di quelle che ondeggiano tra realtà e fantasia.

Si narra che Comasco Comaschi, assieme ad altri antifascisti cascinesi, al sorgere delle prime violenze da parte delle squadracce fasciste e dopo la prima aggressione subita nel febbraio del 1922, decisero di rifornirsi di armi per poter, eventualmente, contrastare la crescente violenza delle camicie nere. Armi che, si racconta, furono nascoste proprio nell’area di cui stiamo parlando, dell’ex Orto Botanico ora distrutto. Furono piantati degli alberi, al limite dell’argine dell’Arno, come segnale da cui iniziare a contare i passi per raggiungere il preciso punto del nascondiglio, nei pressi un pozzo ed un abbeveratoio. Comasco Comaschi, purtroppo, fu assassinato nel marzo dello stesso anno. Altri però mantennero il segreto, sino a quando, nella seconda metà del 1944 prese il via la lotta armata contro i nazifascisti anche nell’area pisana, con alcune brigate che si costituirono sul Monte Pisano. Fu allora che quelle armi furono dissotterrate e messe a disposizione dei partigiani.

Torniamo al presente. Negli ultimi giorni di aprile, sembra sulla base di una determina del 2019 (qualcuno dice la 1456, ma sul sito web del comune, nella sezione Albo pretorio, sembrano scomparse tutti gli atti, determine, ecc. antecedenti al 2020), entrano in azione ruspe, trinciaalberi e quant’altro utile a radere al suolo, si, radere completamente un fiore all’occhiello, l’ex Orto Botanico che si trovava (ormai si parla al passato) sotto la pista ciclabile lungo l’argine dell’Arno all’altezza di via Caduti del lavoro.

Area di proprietà comunale, non privata. È come se fosse stata lanciata una bomba al napalm. Anche la LIPU di Pisa ha criticato la scelta. Vi erano a dimora alberi ormai adulti, alcuni anche particolari, come un Ginkgo Biloba. L’area era abbandonata e degradata, ma poteva essere tranquillamente recuperata? Resa fruibile a tutti i cittadini/e cascinesi e non solo?

L’ex orto Botanico nacque poco dopo la chiusura della festa nazionale dell’Unità di Tirrenia, nel 1982 (Enrico Berlinguer vi tenne un discorso conclusivo di fronte ad una folla immensa, foto di Paolo Maggi). Le tante aiuole, giardini, alberi piantati furono, in parte, portati nell’area di proprietà del Comune di Cascina. L’idea era quella di utilizzare quella flora per abbellire varie aree a verde del territorio. Alcune di quelle piante non attecchirono, altre invece si adattarono e fanno ancora bella mostra di se.

Fu nel secondo mandato del sindaco Franco Viegi che si sviluppò l’idea di creare in quell’area un “orto botanico”. Furono censite e classificate tutte le essenze (da qualche parte esiste anche una pubblicazione, un libro a dimostrazione di ciò, forse la Biblioteca Comunale lo possiede) da esperti agronomi e iniziò una collaborazione con la LIPU per far visitare l’area ai ragazzi delle scuole. Va anche ricordato che il luogo per la sua incontaminata bellezza era luogo di riparo di specie animali (uccelli e anche volpi).

Segue poi un colpevole disinteresse da parte delle giunte successive che si dimenticano di quel luogo, ogni tanto ripulito, ma niente di più. Un abbandono che fa diventare il “giardino botanico” in luogo di rifugio, ma di animali umani e discarica a cielo aperto. Giunte di sinistra che lasciano nel degrado un bene pubblico. Sino alla giunta presieduta dal sindaco Antonelli e dal vicesindaco Giorgio Catelani. Solo nel 2013, durante l’edizione annuale di “Puliamo il Mondo” ci si rende conto della situazione di totale degrado del luogo e viene decisa una pulizia generale, con il ripristino dei vialetti e l’idea di poterlo recintare e darlo in gestione ad associazioni del territorio. Il progetto fu sviluppato, pensando anche di utilizzare un’area adiacente, sempre di proprietà comunale, dove far sorgere degli “orti sociali” da assegnare a chi, in cambio, si rendeva disponibile alla vigilanza dell’attiguo “giardino botanico”.

Fu fatta una perizia sui costi di realizzazione e nel 2014 giunse la possibilità concreta di realizzarlo, grazie alla partecipazione del Comune di Cascina ad un bando della Regione Toscana, coordinato dalla Provincia di Pisa che lo finanziò per il 70%, vale dire 78.000 euro. Il progetto prevedeva un percorso che dall’Orto Botanico avrebbe raggiunto il Parco Collodi e coinvolgere anche l’area dell’ex fornace di barca di Noce. Si entra nel 2015, il progetto “Riqualificazione orto botanico” si concretizza con l’inserimento in bilancio 2016 della somma a carico del Comune, circa 40.000 euro e nel programma triennale delle opere pubbliche 2016-2019. A giugno 2016 si svolgono le elezioni comunali, il centro destra vince e di quel progetto si perdono le tracce.

Il finanziamento della Regione Toscana e la parte a carico del Comune in che modo sono stati utilizzati?

Perché finanziare con soldi pubblici l’abbattimento di un bene comune e al tempo stesso finanziare con 40.000 un progetto presentato dalla Fondazione Sipario Toscana (La Città del teatro) di un Bio Parco che verrebbe realizzato nelle adiacenze dell’area del teatro?

Un progetto presentato con due paginette (vedi l'allegato pdf), due, senza nessun altro elemento a corredo, neanche uno schizzo di mappa, un disegno su come sarà l’area, quali percorsi, arredi vi saranno realizzati.

Progetto giunto al Comune di Cascina il 23 marzo 2020, immediatamente “piaciuto” e contemporaneamente finanziato, tanto che in data 24 aprile viene determinata l’erogazione di un primo acconto di 10.000 euro. Il progetto prevede quasi 6.000 euro per risanamento e messa in sicurezza dell’area (quanto è costata la cancellazione totale dell’ex orto Botanico?), 12.000 euro per laboratori, eventi, ecc, 12.000 per il personale organizzativo e tecnico e 5.000 euro per la promozione e comunicazione (un piano di comunicazione che speriamo sia adeguato al costo). L’area in questione dovrebbe essere quella che si trova al termine del parcheggio dell’area del teatro, dove si trovano i pannelli solari, area su cui insiste un casotto e l’antenna per la telefonia mobile.

In più, quando si parla di laboratori non è chiaro quanto sarà la loro durata, quanti soggetti riusciranno a coinvolgere.

40.000 euro per un nuovo Bio Parco quando sarebbe stato sufficiente “recuperare” un luogo esistente che inoltre dista poco meno di 600 metri.

Perché non è stata presa in considerazione la richiesta di una “manifestazione di interesse” per il recupero, valorizzazione e gestione dell’ex Orto Botanico?

Perché questa solerzia nell’abbattere totalmente piante ed alberi adulti, per poi magari comprarne e metterne a dimora altri?

Che forse l’aver voluto radere al suolo l’ex Orto Botanico fa parte di un piano volto a cancellare possibili tracce di una memoria anarchica e comunista sul suolo cascinese?

 

luca.doni
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