Il Covid dimezza la scuola, ma i ragazzi non mollano
Metà degli studenti è a casa, resiste una sacca di docenti e personale Ata no-vax. La pandemia è stata accettata, la paura resta anche se non si vuole più la didattica a distanza. Caruso: "L’obiettivo è sempre lo stesso, il minore danno possibile"
Ospite di Punto Radio, Salvatore Caruso, dirigente scolastico dell'IPsar Matteotti di Pisa e coordinatore dei presidi pisani, ogni giorno combatte una battaglia impari con il Covid-19, fatta di continui aggiornamanti sul personale disponibile, studenti positivi e quarantene preventive. Ma sia lui che i suoi studenti hanno accettato questa "nuova condizione" ed anche se la paura è tanta e se Omicron continua a dilagare, nessuno vuole più tornare alla Dad.
"Non è una bella situazione - racconta Salvatore Caruso a Punto Radio -. I contagi continuano ad aumentare, le classi sono dimezzate e da un momento all’altro arrivano continuamente delle nuove segnalazioni di casi Covid. Si opera a singhiozzo, con orari ridotti, alla giornata. Ieri mattina due docenti erano in classe e nel pomeriggio sono stati certificati positivi al Covid".
Difficile, in generale, la gestione dell’epidemia tra i banchi. “Lavoriamo 24 ore su 24. Ad esempio, le due segnalazioni dei docenti positivi sono arrivate ieri sera alle 21 e subito, abbiamo avviato tutte le procedure previste: avviso ai ragazzi e alle famiglie, segnalazione all’Asl, e ricerca dei professori per le sostituzioni. L’obiettivo è sempre lo stesso, il minore danno possibile”.
Il Matteotti di Pisa ha 1000 iscritti, al momento, però, solo in 500 frequentano l’Istituto di via Garibaldi. Tante le motivazioni che aumentano il numero delle assenze: “C’è chi ha paura – prosegue Caruso - chi è positivo, chi è in quarantena per il raggiunto numero di casi in classe. A volte sono i genitori a decidere di non mandare il proprio figlio a scuola, altre, gli stessi ragazzi decidono di non venire”.
Sul fronte delle vaccinazioni e della lotta al Covid-19, al Matteotti si procede seguendo le norme.
“Se parliamo di docenti e personale Ata, dopo alcune sospensioni, abbiamo dovuto lavorare sodo per sostituire chi non vuole vaccinarsi. Sono diversi, ma hanno deciso comunque di restare a casa senza stipendio. In totale contavamo 21 no-vax, di questi, alcuni hanno contratto il virus e passata l’infezione potranno rientrare in servizio senza vaccinazione. La normativa è chiara: dopo avere preso il Covid, per sei mesi, la persona è immune. Al pari di un vaccinato”.
Nelle scuole pisane la pandemia da Coronavirus è ormai diventata una consuetudine.
“Il Covid è stato accettato – insiste Caruso – tutti portano le mascherine, non c’è neppure bisogno di chiedere le FFP2, diventate un presidio di protezione comune. Noi le forniamo solo al personale, in alcuni casi”.
Gli studenti, comunque, restano divisi tra la paura del contagio e la poca voglia di seguire le lezioni a distanza. “La Dad – conclude Caruso - non piace a nessuno, è vero. Ma quando si verifica un caso positivo in classe, la paura è davvero tanta. Dico a tutti di vaccinarsi e di utilizzare i dispositivi di protezione individuale. Di tenere comportamenti assennati, di evitare assembramenti. Anche stamani, scesi dal pullman, i ragazzi erano tutti vicini, alcuni con la mascherina, altri senza. In classe, al chiuso, tutti si comportano al meglio. A ricreazione o al di fuori dell’Istituto un po’ meno. Su questo, sulla loro percezione del rischio, dobbiamo lavorare e vigilare, per quanto possibile”.
Con il Covid, anche per chi amministra una scuola superiore, è cambiato molto.
“Cosa è cambiato, mi chiedete? Beh, non dormo la notte. A qualsiasi ora mi chiamano e raccolgo notifiche di positività del personale. Le problematiche sono tante e continue. Combattiamo con l’evoluzione della pandemia e delle normative, sempre nuove. ”.