Il "non borsino" di Pisa-Arezzo, la partita che non si sarebbe dovuta giocare
Una partita surreale, giocata con il retrogusto amaro dell’odore di bruciato che ti entrava nelle narici fino a seccarti la gola. In quell’odore, c’era il legno degli alberi che bruciava, ma anche la carcassa di qualche animale domestico o da fattoria, e certamente tanti ricordi, affetti, amori di chi ha perso tutto o quasi nelle 24 ore più drammatiche che il territorio pisano abbia vissuto negli ultimi anni.
Tutto questo però non è bastato per dire stop, fermiamo la strampalata giostra del campionato più ridicolo d’Europa, quello nel quale si gioca a richiesta e se uno vuole, ma nei giorni che preferisce e se non ti piace punti i piedi e ti sospendono le partite rinviandole a data da destinarsi. In questo irritante tagadà però non c’è spazio per la tragedia, a quella si guarda oltre e si gioca, anche se arrivi allo stadio e guardando verso est vedi la cappa di fumo, verso nord, invece, le fiamme che divampano e minacciano le case, le attività di tanti che oggi avrebbero voluto essere allo stadio ma non ci sono potuti andare perché impegnati a difendere la propria abitazione.
Il teatrino ha aperto il suo sipario perché la telefonata del Pisa è arrivata troppo tardi all’Arezzo, come se le tragedie dovessero avere il buon gusto di avvisare quando capitano, lo ha detto il DS dell’Arezzo si chiama Ermanno Pieroni, plurisqualificato, ma che, dalla serie a volte ritornano, si riaffaccia al calcio, contribuendo a minarne la serietà.
Chi legge questa rubrica ora si aspetta un “cosa funziona”, “cosa non funziona” e un “da rivedere”, niente di tutto questo, noi non ci stiamo e stavolta scendiamo dalla giostra.
Il Pisa poteva vincere, ma potava anche perdere, alla fine ha pareggiato, ma sul campo hanno perso tutti. Questo è quanto ci è rimasto addosso lasciando l’Arena Garibaldi in un martedì di fine settembre, con ancora l’odore acre del fumo nelle narici, tornando a casa ascoltando i nostri monti che gridano aiuto.