"Il quartiere che non c’è", i residenti di S.Maria tra commercianti e utenti della movida

Cronaca
PISA e Provincia
Giovedì, 18 Luglio 2019

Residenti del quartiere di Santa Maria a 360 gradi sui problemi del centro storico

È una lunga riflessione quella che il “comitato residente del quartiere Santa Maria” ha inviato alla nostra redazione. Lo spunto sono gli ultimi fatti di cronaca locale e gli ultimi risvolti politici, su tutti il concerto interrotto dagli studenti in piazza dei cavalieri e il regolamento per i commercianti.

“Invasione dei Collettivi studenteschi in Piazza dei Cavalieri durante un concerto – I commercianti chiedono di poter somministrare bevande alcoliche fino alle 3 -  È in atto una lotta per la conquista del territorio –  Bisogna ripristinare luoghi pubblici di confronto per stabilire una civile convivenza - Da che parte sta il Comune di Pisa? Nei giorni scorsi Edoardo Bennato con i celebri versi della sua canzone ci aiutava a capire, proprio in Piazza dei Cavalieri, che “l'isola che non c'è…è una favola, è solo fantasia/e chi è saggio, chi è maturo lo sa/non può esistere nella realtà!”. L’isola che non c’è, la piazza che non c’è, il quartiere che non c’è…come pensano disillusi i residenti di S.Maria (ma non solo), ostinatamente trincerati nelle loro case giorno e notte.

L’asse pedonale Duomo-Stazione, poi definito salotto buono e ancora Pisa città che cammina, fino a Riqualificazione dell’Area Duomo, è un progetto fallito come operazione commerciale “griffata” ed ambientale.  Nei fatti non ha portato nessun miglioramento alla qualità della vita e si è risolto in un “mangificio”, un “bevificio” e un “droghificio”, dove tutti fanno quello che vogliono, anche nelle strade e nella piazze limitrofe. E proprio le due principali categorie che di fatto limitano la vita pacifica dei residenti e il loro diritto alla tranquillità e al riposo, si sono scatenate negli ultimi giorni come feroci competitori nella conquista del territorio, che sta diventando una selezione naturale.

Cominciamo dai Collettivi studenteschi cittadini, che hanno invaso la piazza dei Cavalieri contro la chiusura per lo spettacolo del cantante Vinicio Capossela, dal significativo titolo “Ballate per uomini e bestie”, al grido: ”la piazza è nostra! Cavalieri è uno spazio alternativo in cui fare musica, chiacchiere, bere, ballare e stare insieme.”e ancora: “costruiamo piazze che siano nostre in cui tutti possono stare senza pagare il biglietto.” Gli utenti della movida si sono appropriati, indisturbati, di spazi pubblici nel centro della città e ne impediscono, di fatto, il godimento degli altri. L’episodio dell’invasione è stato anche un modo per ascoltare gratis il concerto di Vinicio Capossela, uno di loro, proveniente dai centri sociali, il quale li ha ben accolti, e un musicista presente sul palco si è anche permesso di criticare i paganti, perché “i concerti devono costare poco e chi ha pagato 50 euro e s'è sentito fottere deve parlare con chi organizza i concerti transennando luoghi pubblici senza prevedere posti in piedi e ridotti”. Ben ha fatto il Comune di Pisa, che si è trovato impreparato, a cercare di perseguire penalmente quanti sono entrati nella piazza per i reati commessi.

Intanto che fa l’Università, cui appartiene la maggioranza degli utenti della movida? Tollera, perché sono giovani naturalmente ribelli! Eppure si dovrebbe occupare attivamente anche della formazione globale e della salute dei suoi allievi, professionisti del domani. Perché non introduce una norma nel Codice etico, obbligatorio per legge, come hanno fatto altre università, di rispetto del territorio e dei suoi abitanti, con le conseguenti sanzioni disciplinari per i trasgressori? Perché l’Università e le altre istituzioni a tutela dei diritti degli studenti e della loro salute non hanno mai fatto uno studio scientifico del fenomeno, non hanno fatto campagne efficaci contro l’uso di sostanze alcoliche e stupefacenti e non hanno ricercato spazi alternativi facilmente raggiungibili e compatibili con l’ambiente circostante? Ma non esiste un tavolo di concertazione permanente, denominato CUT (Conferenza Università e Territorio), tra Comune di Pisa, Università di Pisa, DSU Toscana e Consulta Comunale degli Studenti Universitari, di cui sono componenti i consiglieri comunali di maggioranza, Giulia Gambini, e di minoranza Francesco Auletta, eletti dall’unanimità dal Consiglio comunale il 16 aprile scorso? In tre mesi cosa hanno prodotto di utile per gli studenti e per la città?

Le serate promosse negli ultimi anni, con spettacoli adeguati, in Piazza dei Cavalieri dal Comune di Pisa, su insistenza del nostro Comitato, dovrebbero essere il segnale di una inversione di tendenza rispetto al caos totale in cui vive questa parte della città. A sperimentare questa nuova strategia fu proprio il Comitato di S. Maria che il 26 luglio e il 14 settembre 2013 sostenne e organizzò ben due “Feste del quartiere e della città”, sempre in piazza dei Cavalieri, con un programma di musica, danze e teatro. Anche allora non mancarono contestazioni e presidi di studenti e assimilati.

Nella lotta per la conquista del territorio non ci sono solo gli studenti, parte fondamentale della vita e dell’economia locale, in stragrande maggioranza rispettosi della città, ma esistono anche i commercianti, quali ulteriori “utenti temporanei”, i quali qualche giorno fa hanno alzato la voce per i limiti imposti dal nuovo regolamento delle attività economiche del settore alimentare in alcune aree del centro storico. Il precedente blocco, in vigore dal 2014 e sempre reiterato, ora è venuto meno e si consente di “aprire, trasferire, ampliare o modificare strutturalmente gli esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, e di tutte le attività economiche per le quali è previsto il consumo immediato dei prodotti sul posto, ovvero esercizi di vicinato alimentare, attività artigianali alimentari e le attività imprenditoriali agricole alimentari.”

Questo provvedimento preoccupa molto  i residenti, perché nel quartiere di S.Maria e in tutto il centro cittadino, dove la vendita di cibo e di bevande è già a livelli elevatissimi, non si sentiva affatto il bisogno di nuove aperture, fatto salvo che per prodotti enogastronomici di qualità tipici del territorio e negozi di prossimità non solo alimentari. In assenza poi di un piano particolareggiato, concordato anche con chi vi abita, seguendo la spietata logica della concorrenza.

Un aspetto esilarante del regolamento è  il “principio ispiratore” della salvaguardia dell’interesse collettivo per il “mantenimento del patrimonio storico, ambientale, culturale, la quiete pubblica, quali beni irrinunciabili per la vocazione culturale e turistica della nostra città, il cui centro storico è definito come città d’arte, meta perciò di un notevole afflusso di turisti.” Non ci sono commenti. Da operatori economici ad operatori culturali! La rabbia dei commercianti (tranne la CNA, Confederazione nazionale artigianato) non è rivolta contro il regolamento in sé, che hanno concordato con l’amministrazione comunale punto per punto, ma per l’introduzione del “divieto di somministrazione di alcolici per gli esercizi pubblici in regola a partire dalle 1.30 ".

I loro rappresentanti, per bocca del direttore di Confcommercio di Pisa Federico Pieragnoli, hanno intimato al Sindaco e alla forze di maggioranza di cambiare questa restrizione.  Hanno detto, in sostanza, che vogliono continuare a vendere bevande alcoliche all’interno dei loro locali fino alle 3. Ma sono tali anche gli spazi esterni pertinenziali? L'alcol rappresenta in Italia la prima causa di morte e disabilità tra i giovani fino a 24 anni e quindi bisogna agire per diminuire e non favorire questo dato preoccupante. Circa 1,7 milioni sono giovanissimi: tra gli 11 e i 25 anni, con un picco di bevitori tra i 16 e i 17 anni

Dice sempre Pieragnoli che l'obiettivo avrebbe dovuto essere quello “di contrastare la vendita di alcolici ad opera di abusivi e minimarket, e non di stroncare il lavoro di quei locali in regola che offrono un servizio alla città e ai turisti, e non di stroncare il lavoro di quei locali in regola che offrono un servizio alla città e ai turisti“. Vanno colpiti quindi solo gli abusivi notturni dei minimarket e coloro che girano con biciclette cariche di alcolici, che fanno affari e li danneggiano. Il direttore di Confcommercio ha dichiarato che “il divieto è un errore da matita blu” spiegandone i motivi.

L’interesse economico è minacciato, perché “si rischia di far chiudere attività in regola, che pagano tasse e suolo pubblico, e che danno lavoro a tanta gente, oltre a rendere la città viva e vivibile”. E si capisce: ammonta a 71 miliardi di euro il volume d’affari generato dalla “vita notturna italiana”. Prendendo in esame la fascia oraria che va dalle 18 alle 6 del mattino il giro d’affari di bar/discoteche/locali serali si è attesta 5,3 mld di euro (dati FIPE).

Non importa dunque il tasso alcolico elevato né il disturbo alla quiete pubblica dei residenti arrabbiati che ancora resistono, perché si migliora addirittura la loro vita. Il secondo motivo dell’errore “da matita blu” è il mancato rispetto della concertazione “che si è svolta nel massimo del rispetto e della lealtà, raggiungendo un equilibrio da tutti i punti di vista”. Con loro, quindi, il Comune attraverso Sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza dialoga continuamente su qualunque problema cittadino, e raggiunge accordi, tanto che i commercianti si sentono ormai investiti del potere di parlare a nome anche dei residenti, e ne chiedono perentoriamente il rispetto. I Comitati dei cittadini sono esclusi da qualsiasi confronto nel merito delle varie proposte dell’amministrazione. Forse i cittadini residenti non pagano anche loro pesanti tasse e balzelli, non contribuiscono con il loro denaro a ripulire strade occupate da bottiglie vuote e da escrementi, per riparare ai danni provocati dalle laute bevute effettuate anche nei locali e per pagare i 26 nuovi agenti della polizia municipale?

Dove è finito il nuovo regolamento contro i rumori e gli abusi notturni che nel settembre scorso Sindaco e Assessore all’Ambiente avevano annunciato che era già pronto? In tutta questa preoccupante situazione si sente l’assenza di organismi rappresentativi e regolatori di tutti gli interessi in gioco. I CTP vanno urgentemente ricostituiti in forma più democratica. Dove sono i nuovi organismi di partecipazione promessi in campagna elettorale dal Sindaco Conti? In conclusione, tenendo conto delle forze in campo, “Pisa prima ai Pisani residenti e votanti”, se si vuole tener fede al patto approvato dagli elettori”.

massimo.corsini