Il suicidio perfetto, nella serata più buia degli ultimi cinque anni
Ora serve tracciare una riga, capire gli errori e ripartire consci di avere comunque una società forte che sa ammortizzare le stagione negative
Il Pisa si strangola con le sue mani e getta alle ortiche un traguardo che era lì a portata di mano in attesa di essere colto. In un campionato di serie B che nelle ultime giornate era diventato una corsa a chi frenava più bruscamente per tenere tutti in gioco, il Pisa mette in scena il suicidio perfetto e non riesce a superare una Spal già retrocessa arrivata all’Arena sì per onorare il campionato, come è giusto che sia, ma che certo non è stata trascendentale al punto da annichilire un avvarsario che doveva avere mille più una motivazione, ma che invece era solo un pugile suonato tenuto solo in piedi dai risultati che arrivavano dagli altri campi.
Proprio per questo è un finale che fa male sapere di avere tutto apparecchiato ed essere stati noi stessi a tirare la tovaglia lasciando cadere tutto in frantumi è il rammarico peggiore che trasforma quella di ieri nella serata peggiore degli ultimi cinque anni. A voler essere ottimisti, ma non è certo una consolazione, se la serata peggiore coincide nel mancare l’ingresso nei playoff, ben venga ogni cinque stagioni. Spal, Perugia e Benevento hanno avuto giornate peggiori perchè sono precipitate in serie C e queste ultime due lo scorso anno di questi tempi erano a braccetto del Pisa a giocarsi la serie A. Tutto questo non è consolatorio, almeno non lo è oggi, oggi il tifoso nerazzurro vorrebbe già sentire parlare di futuro, di novità, di cambiamento.
Resta il mistero di una squadra che per due terzi del girone di andata è stata dominante e arrenbante contro tutti e che poi si è sciolta come neve al sole nelle tre settimane delle pausa invernale. Oggi però il tema è un altro: "da cosa ripartire?" La folla di tifosi nerazzurri, scossa emotivamente, oggi getterebbe via il bambino con l’acqua sporca ripartendo da un foglio bianco, il giudizio è impietoso per ogni singolo giocatore e membro dello staff, ma attenzione perché analisi e valutazioni si fanno a mente fredda e la folla è la stessa che nel 2015, in serate ben peggiori di quella di ieri, avrebbe preso Lisuzzo per mandarlo in esilio a centinaia di chilometri da Pisa, salvo poi, appena dopo pochi mesi, se non settimane, farne un idolo indiscusso nominandolo “sindaco” per acclamazione. Tutto questo per dire che il calcio è strano e soprattutto non è scienza esatta. È ovvio che servirà qualcosa di diverso, servirà prima di tutto un approccio migliore, servirà fare una squadra esattamente funzionale al gioco dell’allenatore, servirà avere doppioni in ugni ruolo soprattutto a centrocampo, ma serviranno doppioni per caratteristiche specifiche e non generiche, per oggi i centrocampisti come numero non mancano, ma un vice Tourè e un vice Nagy nella rosa non c’erano. C’era però una selva di trequastisti che piacevano tanto all’allenatore di inizio stagione, ma non c’era il rapace di area di rigore capace di fare reparto da solo, o meglio c’era ma aveva 38 anni, il suo nome corrisponde a Gaetano Masucci che nonostante la sua immensità e con il suo amore sconfinato per la maglia del Pisa, non poteva da solo sopperire alle mancanze.
Ora è il tempo delle analisi, capire cosa si è sbagliato per fare le giuste valutazioni, salvare quello che si ritiene utile e ripartire comunque con un gruppo nuovo che al suo interno abbia dei giocatori forti soprattutto sotto il profilo del carisma, capaci di tenere lo spogliatoio unito e guidarlo verso i traguardi che il club ritiene di dover fissare.
L’ultimo commento della stagione lo voglio chiudere con una immagine che da ore non mi tolgo dalla testa: Mister D’Angelo davanti al microfono di Punto Radio con gli occhi lucidi, segnati dal dolore per non aver centrato un obiettivo che avrebbe fatto felici i tifosi e la città, un obiettivo che sognava più per ripagare la piazza che per se stesso. Avevo una domanda per lui: “fa più male stasera o un anno fa dopo Pisa-Monza?" ma non gliel’ho fatta quegli occhi parlavano da soli ed era una coltellata che un Uomo con la U maiuscola come Luca D’Angelo non meritava. Chiudo sbilanciandomi: io su quel foglio bianco della stagione 23/24 il primo nome che metterei è il suo, ricordando che anche un certo Fabio Grosso 365 giorni fa era nella stessa situazione del nostro mister e poi ha alzato al cielo la coppa di campione della Serie B.