Il teatro di "Antroporti" sbarca a Vicopisano martedì 26 con i Sacchi di Sabbia
Il festival Antroporti arriva a Vicopisano: martedì 26 alle 21.30 in piazza della Pieve andrà in scena “Piccoli Suicidi in Ottava Rima (Vol. I e II)”, spettacolo della compagnia I Sacchi di Sabbia. L'ingresso è libero. Ironia, fantasia, estro mescolati alla tradizione del canto del Maggio toscano.
Ideazione di Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano. Regia Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Dario Marconcini. Consulenza all’Ottava Rima Enrico Pelosini, consulenza al canto Andrea Bacci e Enrico Baschieri. Illustrazioni Guido Bartoli. Produzione I Sacchi di Sabbia in co-produzione con Armunia e Festival Orizzonti 2014 con la collaborazione di Santarcangelo dei Teatri, Compagnia Lombardi-Tiezzi, Teatro di Buti e Compagnia del Maggio “Pietro Frediani” con il sostegno di Regione Toscana.
La comicità è una speciale reazione chimica: nasce dall’incontro tra reagenti poco affini che si trasformano per dar vita a situazioni sorprendenti e del tutto esilaranti. E’ ciò che propongono iSacchi di Sabbia, che hanno scelto come reagenti tradizione e contemporaneità, facendo parlare in versi e cantare in quartine di ottonari pistoleri western, lupi mannari, alieni. La lingua dei cantori del Maggio viene così sottratta alle epiche gesta di eroi di ariostesca memoria per dar voce a surreali personaggi contemporanei, a modo loro altrettanto epici. Nell’ambito della rassegna trasversale Dominio Pubblico, che lega in uno stesso cartellone due ormai storici teatri “off” romani quali l’Orologio e l’Argot, i Sacchi di Sabbia sono ospiti fino al 10 maggiodel palcoscenico nudo dell’Argot. In questo spazio delizioso si consumano questi Piccoli Suicidi, scanditi in episodi diversissimi, quasi degli esperimenti di gioco e di improvvisazione all’interno di uno schema fisso quale quello degli stornelli tradizionali. La compagnia pisana si è già resa nota in passato per il suo interesse per la tradizione, e vanta la collaborazione di una delle più antiche compagnie “del Maggio” toscane, il che le consente di padroneggiare il genere a tal punto da poterlo stravolgere, omaggiandolo. Così due celebri pistoleri cercano di uccidersi a vicenda, lottando contro una morte che non sopraggiunge; poco dopo un lupo mannaro viene edotto sulla sua vera natura mentre si ostina a voler recitare Rilke. Al suono di due legnetti si volta pagina, e questa volta la melodia ri(t)mata del Maggio dà voce a tre spermatozoi che si preparano all’eiaculazione stringendo un’amicizia che finirà presto, non appena dovranno lottare per l’epica conquista dell’ovulo. Infine l’ episodio dall’esito imprevedibile dell’Invasione degli Ultracorpi, che giungono sulla Terra per incontrare uomini (chissà perché, napoletani) che non vedono l’ora di esser soppiantati dalla minacciosa entità aliena.
Il tutto condito da una messa in scena stilizzata che amplifica l’effetto comico di questi quattro episodi in ottava rima. Di notevole efficacia l’utilizzo di effetti sonori realizzati dal vivo, ovvero dalla voce microfonata e straordinariamente duttile di una delle attrici (peraltro spesso chiamata in causa dai personaggi, cosa che rompe con ironia le convenzioni della finzione scenica) in una sorta dimoquerie di un teatro che si prende spesso troppo sul serio.
L’operazione dei Sacchi di Sabbia sembra così, sdrammatizzando la pomposità di un genere quale il tradizionale canto del Maggio, ridurre ai minimi termini il teatro stesso: ciò dimostra che, laddove vi siano cultura e sapienza artigianale, non occorrono grandi mezzi o scene impattanti per far spettacolo, per far teatro.