Il tempo è scaduto, vendere ora prima che sia troppo tardi

Sport
Domenica, 13 Novembre 2016

Il Pisa incassa a Cesena la seconda sconfitta consecutiva, la quinta in otto partite trascorse senza vittorie. I nerazzurri non segna dalla trasferta di Latina, quando fu capitan Mannini, con una conclusione da fuori area a ristabilire la parità dopo lo svantaggio iniziale.

Che il Pisa potesse incontrare delle difficoltà a questo punto della stagione era da mettere in conto, solo un pazzo poteva pensare che tutto sarebbe filato liscio come nelle prime cinque giornate, avremmo dovuto riscrivere le regole del calcio, quelle regole che parlano di una società presente, che non fa mancare niente ai giocatori, che risponde alle richieste e alle esigenze degli stessi; quelle regole che impongono lunghi ritiri precampionato, con allenamenti e sedute in palestra, con amichevoli; quelle regole che impongono di fare un calciomercato che rafforzi le rose delle squadre. Tutto cose che il Pisa non ha fatto quest'estate e che ora paga a caro prezzo con i risultati sul campo che non arrivano.

C'è già di che preoccuparsi in quello che avete letto nelle poche righe precedenti, ma qualcosa inquieta oggi ancora di più: sono le parole di Rino Gattuso al termine della partita. "Se ci fosse stata una società avrei pensato anche un passo indietro ma siccome non c'è una società non posso farlo" dice il mister nel dopo gara, ed ancora: "Su tanti episodi, giornalieri e societari, qualcuno ci marcia. Io me ne sbatto degli alibi ma sicuramente, in tante componenti, c'è un atteggiamento che non mi piace.....E’ della squadra che parlo, del fatto che voglio vedere i ragazzi che si aiutano a vicenda nei momenti di difficoltà. Io sono il capitano di questa nave e quindi sono il primo responsabile. Capisco che ci sono molte problematiche, anche economiche, ma queste cose in campo non devono entrare e non devono diventare un alibi".

Parole che spaventano perchè sono il campanello di allarme di quella che è una frattura fra il mister e la squadra, o almeno alcuni componenti della squadra. Per ricomporla serve urgentemente una società, serve una voce autorevole che possa venire incontro alle esigenze e alle problematiche che quotidianamente sorgono al campo di allenamento e nello spogliatoio. L'idillio con la serie B è finito (per i tifosi, colpa dei Petroni,non è mai iniziato), e si sa, quando i risultati non arrivano un gruppo, qualsiasi gruppo, tende a sgretolarsi, quando non accade è perchè qualcuno tiene i cocci insieme. Già nella passata stagione, dopo la chiusura del mercato, Gattuso lanciò un allarme, parlò di giocatori scontenti e di qualcuno che non lo seguiva più come prima. Il quel caso, nove mesi fa una società c'era, diede il supporto necessario al mister, fu disponibile, evidentemente, anche con i calciatori, e si confezionò il miracolo di giugno. Oggi una società non c'è. Non c'è nessuno che risponde, non c'è nessuno che interviene. Il tempo è scaduto. O i Petroni si mettono i testa di vendere o finisce tutto a rotoli. Non sono stati sufficienti i danni provocati dai vari Taverniti, Tambone, De Pasquale, Tomasetti, e qualche carneade apparso e scomparso dopo un paio di battiti di ciglia, salvo magari continuare a lavorare nell'ombra. Tutta questa gente continuerà la sua vita anche se il Pisa sparirà. Nessuno di loro, salvo qualche comparsata per compiacersi ai tifosi, ha cucito addosso il nerazzurro con la croce pisana sopra.

Ora più che mai è urgente che si arrivi alla cessione del club. Il tempo è drammaticamente scaduto. Tutti gli attori in scena devono fare in modo che quella entrante sia l'ultima settimana di vita dei Petroni come proprietari del Pisa. Ma anche qui c'è qualcosa che inquieta. Ed è il pensiero che a mettere la firma sulla cessione del club debba comunque essere Petroni. Abodi continua a professare grande ottimismo, da cosa gli derivi non è dato saperlo. Domani si chiude la "due diligence" ed entro giovedì arriveranno le offerte, almeno due, ma se ci sono i compratori, occorre anche ci siano un venditore. Un venditore che facendosi un esame di coscienza consideri i danni incalcolabili fatti al Pisa, e si accontenti di un uscita di scena dignitosa. Ci sono proprietari nel mondo del calcio che per molto meno hanno ceduto a cifre simboliche il club. Ecco se i Petroni ed il loro sgangherato codazzo volessero davvero il bene al Pisa, oggi lascerebbero la scena cedendo ad una cifra simbolica il club. Quello sarebbe un gesto d'amore, altro che qualche "forza Pisa" esternato a casaccio con un improbabile accento che lo storpia al limite del ridicolo.

Chi vi scrive al termine della radiocronaca di Brescia-Pisa, Coppa Italia, disse: "chi si assume la responsabilità di distruggere il patrimonio rappresentato da questa squadra, commette un crimine contro la città". Ora più che mai queste parole sono attuali, il delitto non è ancora compiuto, ma la vittima è con le spalle al muro, fate presto, liberate il Pisa, riconsegnate ai tifosi nerazzurri la loro squadra.

massimo.corsini