Knaster intervistato da Il Tirreno attacca le istituzioni
Gli investimenti e gli obiettivi sono legati alle infrastrutture, senza di esse potrebbe anche guardare altrove
Alza la voce Alexander Knaster e lo fa nella prima intervista rilasciata da quando, il 20 gennaio 2021, ha preso in mano le redini del club nerazzurro. Il patron del Pisa parla dalle colonne de Il Tirreno in edicola questa mattina, intervistato da Antonio Scuglia e la stoccata e per le istituzioni colpevoli a detta di Knaster dei gravissimi ritardi per quanto riguarda la realizzazione del Centro Sportivo e della ristrutturazione dell’Arena Garibaldi.
Knaster attacca sia il Comune di Pisa che la Regione Toscana e a malincuore afferma: «il fallimento è così grave che devo seriamente considerare alcune delle molte opportunità che mi vengono costantemente presentate riguardo agli investimenti in altri club», che tradotto in parole povere significa che se non permettono al Pisa di crescere realizzando le strutture necessarie, Knaster potrebbe ridurre gli investimenti o nell’ipotesi peggiore, cedere il club per guardare altrove dove ha molti estimatori e magari meno burocrazia.
L’intervista prosegue, ma nonostante Knaster abbia solo pensieri al miele per la Città, la sua gente ed i tifosi del Pisa, non può non ritornare sulla mancanza di aiuto da parte delle istituzioni. Quella delle strutture è il punto principale dell’investimento di Knaster a Pisa, lo si capisce bene dalle sue parole, ed oggi, con questa intervista rilasciata a Il Tirreno, si capisce che senza non ci sarà sviluppo del club, ma soprattutto che ormai il tempo sta per scadere e l’autunno prossimo sarà decisivo per il futuro del club nerazzurro.
Poche le parole dedicate al calcio giocato: «calcio offensivo o difensivo mi interessa poco, dopo diversi anni in serie B a questo punto preferisco solo la squadra che ottiene risultati», ma il tema strutture ritorna anche in chiusura: «gli obiettivi nel medio periodo possono variare, dipende dalla capacità di costruire le infrastrutture, si va da metà classifica in serie A ad una situazione peggiore dell’attuale».
L’allarme è suonato, sta adesso alla politica rimboccarsi le maniche, sollecitare chi deve presentare relazioni ed affini e chiudere l’iter per il centro sportivo, il rischio è quello di ripiombare nell’anonimato già vissuto a cavallo fra il XX ed il XXI secolo.